Infinite, la recensione

Chissà cos’ha fatto di male Mark Wahlberg nella sua vita precedente per arrivare a Infinite. La domanda, in realtà, non è poi così ironica se si pensa che Infinite dovrebbe spiegare perché il suo personaggio, un uomo capace di ricordare le sue vite passate, è destinato a salvare il mondo dalla follia sterminatrice di un cattivo senza scrupoli (e senza chiare motivazioni).

Diretto dal navigato regista di film action Antoine Fuqua (che ha da poco realizzato anche The Guilty), Infinite è infatti uno sconclusionato sproloquio sci-fi privo di anima; uno svogliato esercizio sui canoni del genere action che, pur mettendo in piedi un baraccone produttivo enorme e viziato di ogni desiderio realizzativo si possa avere (tra inseguimenti, esplosioni, aerei dirottati e via andare), riesce a dilungarsi per quasi due ore senza riuscire anche solo a suggerire dove voglia andare a parare.

Eppure ci prova Infinite, molto goffamente, a fare il filmone impegnato, a raccontarsi come...