La nostra recensione di Napoli magica presentato al Torino Film Festival e al cinema il 5/6/7 dicembre

Spesso, essere troppo innamorati, vicini al soggetto del proprio racconto non è un segnale positivo, perché si rischia di diventare troppo imparziali, senza la giusta distanza con cui osservarlo. Questo sicuramente vale anche Marco D’Amore nei confronti della sua città, quella Napoli che mette al centro del suo secondo lungometraggio come regista, dopo aver esordito con L’immortale. L’attaccamento verso di lei e i suoi abitanti è fortissimo e mai verrà messo in discussione nel film, che però sotto la superficie (auto)celebrativa farà riaffiorare in alcuni passaggi un’anima più evocativa e meno scontata.

Svestiti i panni del Ciro della serie Gomorra, D’Amore ritorna dietro e davanti la macchina da presa girando per le strade con l’intenzione di realizzare un documentario sulla Napoli magica, chiedendo ai passanti perché questa dimensione sembra orm...