La recensione di Siccità, il film di Paolo Virzì presentato fuori concorso al Festival di Venezia

In passato ho usato il termine “italiano” come aggettivo denigrante per i film che mostravano tutti i difetti più tipici delle nostre produzioni. Non sono mai stato più pentito di oggi di averlo fatto, e so che non accadrà mai più. Non ritratto quelle valutazioni (io lo ricordo perché ho usato quel termine e non erano abbagli!) ma mi sono pentito di aver scelto quell’aggettivo guardando questo film di Paolo Virzì, che contiene tutto quello che altrove è un difetto e dimostra che non deve per forza essere così. Questo film mi ha ricordato meglio di quanto non potessi fare io stesso qualcosa che entrambi sappiamo, cioè quale potenza umana esista nel nostro approccio alle storie e che tenerezza incontenibile sappia scatenare. Ma se non userò più “italiano” come aggettivo denigratorio non è solo perché non è una categoria critica (non ci si avvicina nemmeno ad esserlo), quanto perché se pure ...