Minari non ha apparentemente nulla di straordinario: è un comune dramma famigliare. È un film che ama l’american dream e le storie di successo. Trova infatti il suo significato nel sudore, nei muscoli dolenti per la fatica che richiede la ricerca della felicità. Tutto già visto, e spesso sarebbe rappresentato anche con eccessiva retorica, se non fosse che i suoi protagonisti non sono comuni membri della classe medio (bassa), ma coreani-americani.

La famiglia Yi si è trasferita dalla costa all’America centrale. Non l’hanno fatto per cercare fortuna, bensì per trovare un diverso tipo di successo. Il padre di famiglia, stanco di un lavoro umile, ma sufficientemente remunerativo, decide di reinventarsi imprenditore. Coltiva la terra per generare la materia prima che arriverà nei piatti coreani. Siamo negli anni ’80 e molti asiatici stanno popolando le città U.S.A, l’occasione sembra imperdibile.