I pionieri è il nuovo film di Luca Scivoletto in uscita al cinema il 13 aprile. Guarda il trailer!

I Pionieri di Luca Scivoletto ci riporta alla mente le tante commedie a tema formazione politica che abbiamo visto nel cinema italiano degli ultimi 15 anni. Qual è stato il genitore di questi film con protagonisti inseriti, in modo più o meno goffo e per loro spesso destabilizzante, dentro le gigantesche ideologie del ‘900? I protagonisti di solito sono bambini mingherlini, o ventenni parimenti inesperti a livello esistenziale, minuscoli rispetto a quelle titaniche fedi politiche e contesti storici essenziali che guardano dal basso verso l’alto spesso venendone soppiantati, sentendosi inadeguati o addirittura travisandoli. Qual è il capostipite? Forse non una nostra pellicola specifica bensì quel Good Bye Lenin (2003) di Wolfgang Becker che fece dell’appena 25enne Daniel Brühl una star internazionale e incassando in tutto il mondo quasi 76 milioni di dollari. Se l’attore tedesco è arrivato a Tarantino (Bastardi senza gloria nel 2009) e Marvel (è Helmut Zemo nel MCU), lo deve a questo piccolo grande successo commerciale di critica e premi in cui era un figlio ventenne affannato nel cercar di far vivere l’amata mamma appena uscita dal coma nell’illusione di poter vivere ancora nella DDR recuperando cimeli e “resti” della Germania Est nonostante il Muro di Berlino sia caduto pochi mesi prima. Ma Alex non vuole darle questo dispiacere, per cui eccolo impegnato a tappezzare casa di manifesti e gingilli, cercando di illuderla di vivere ancora negli anni della Cortina di Ferro. E dopo aver ricordato l’origine di questo sottogenere, passiamo ad alcuni esempi di casa nostra che hanno anticipato e in un certo senso segnato la strada artistico-produttiva a I Pionieri di Luca Scivoletto.

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Mio fratello è figlio unico (2007) di Daniele Luchetti trasposta su schermo la storia del fascio-comunista Antonio Pennacchi, partito camerata nell’Italia dei ’70 e poi finito a ingrossare le file del Pci spinto anche dal fratello più grande diventato terrorista rosso. Il film lancia Emanuele Propizio, nei panni di Accio quando è un bimbo indiavolato e idealista alla ricerca di “quello che non c’è” (dal seminario in cui prega Dio sotto la pioggia alla militanza missina) in quel di Latina. Quando crescerà diventerà un convincente Elio Germano. È un film di litigi in casa, rapporto di amore-odio di Accio col fratello Manrico (Riccardo Scamarcio), tempi che da leggeri si fanno roventi, iniziazione politica di Accio che fa molto ridere quando si danna l’anima presso la scalcinata sezione del Msi mentre quasi tutti quelli attorno a lui sono “rossi”. È un film interessante perché si sente la presenza del cinema di Gabriele Muccino (stava spopolando in quegli anni) nelle scelte registiche. Tanto movimento, panoramiche a schiaffo, dialoghi concitati, famiglie perennemente battibeccanti, montaggio che anticipa sempre qualcosa della scena successiva e parecchi primi piani vibranti. Mio fratello è figlio unico viene presentato dentro Un Certain Regard a Cannes dove Luchetti è amatissimo fin dai tempi de Il Portaborse (1991) che anticipò Mani Pulite. Accoglienza trionfale e grazie a quel volano arriva nelle sale ottenendo un buon successo pari a 6,4 milioni di euro e poi 5 David di Donatello (Sceneggiatore + Attore protagonista + Attrice non protagonista + Fonico + Montaggio) e 2 Nastri d’Argento.

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Mio fratello è figlio unico detta la via e allora ecco dopo pochi anni il debutto di Susanna Nicchiarelli con Cosmonauta (2009), storia della piccola Luciana che nel 1957 frequenta molto la sezione del partito comunista della sua zona insieme al fratellino epilettico. Luciana crede nell’Unione Sovietica e quando apprende della rivalità con gli Usa per quanto riguarda la “corsa allo spazio” farà il tifo sfegatato per i sovietici. E ovviamente ci rimarrà con un palmo di naso perché saranno gli yankee ad arrivare per primi sulla Luna. Nicchiarelli enfatizza la vita sociale, e comica, dentro quella sezione sgangherata del PCI con uno sguardo molto dolce e comprensivo verso le utopie della sua vibrante protagonista. Il film viene presentato con successo nella sezione Controcampo della Mostra del Cinema di Venezia (quando ancora non esisteva Orizzonti che poi Nicchiarelli avrebbe vinto con Nico, 1988). La regista viene anche candidata al David di Donatello come Miglior regista esordiente perdendo contro il Valerio Mieli di Dieci Inverni. Comunque la carriera di questa cineasta parte col botto grazie a questo film che incassa solo 413 mila euro.

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Sono un po’ più grandicelli dei fomentati Antonio e Luciana di Mio fratello è figlio unico e Cosmonauta ma anche il Masi, il Lulli e il Gismondi sono assai “piccoli” rispetto al ‘900 nell’esilarante I primi della lista (2011) di Roan Johnson. Perché? Perché nessuno se li fila troppo dentro il movimento della sinistra extraparlamentare in quell’estate bollente del 1970 quando i tre, convinti di essere prossimi a un golpe di estrema destra in Italia, iniziano un viaggio per riparare all’estero perché sicuri di essere “tra i primi della lista” nei piani di epurazione dei golpisti fascisti. È un’ottima commedia on the road all’italiana in cui seguiremo i tre, guardinghi e comicamente sospettosi di tutto, in viaggio da Roma verso il confine con l’Austria. Claudio Santamaria guida gli esordienti Francesco Turbanti e Paolo Cioni nei panni dei realmente esistiti Pino Masi (cantautore italiano, collaboratore anche di Pasolini), Renzo Lulli e Fabio Gismondi. Suscitando non poche perplessità, il film non viene minimamente considerato dai David di Donatello stagione 2011/2012. La carriera cinematografica di Johnson parte comunque con il botto anche se i successivi Fino a qui tutto bene (2014) e Piuma (2016) saranno delle grandi delusioni. Il regista e scrittore toscano troverà la sua nicchia felice nella serialità I delitti del BarLume dove il da lui scoperto Paolo Cioni diventa il suo attore feticcio nei panni di Marco “Marchino” Pardini.

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E concludiamo tornando al cuore del saggio ovvero “creatura minuscola dentro qualcosa di molto più grande di lei”. E allora chi meglio per rappresentare questo concetto del piccolo protagonista de La mafia uccide solo d’estate di Pif che nel 2013 esordisce alla regia nel lungometraggio raccontando del bimbo Arturo Giammarresi, coinvolto in prima persona dentro la stagione della lotta alla mafia in prossimità del Maxiprocesso di Palermo del 1986. Conoscerà in prima persona il magistrato Rocco Chinnici, il commissario Boris Giuliano e il generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa. Il film ottiene un ottimo successo, vince il David di Donatello per Miglior regista esordiente e diventa addirittura una serie tv. Al botteghino è vittorioso con ben 4,6 milioni di euro incassati. 

Uscirà il 13 aprile al cinema I pionieri, il film di Luca Scivoletto presentata al Torino Film Festival e prodotta da Fandango e Rai Cinema.

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