Da che mondo è mondo, e da che cinema è cinema, quando un film ha successo la prima cosa a cui si pensa è come cavalcare l’onda e moltiplicare suddetto successo – in altre parole, si pensa a fare un sequel, e si cerca di capire se l’opera si presti o meno alla trasformazione in un franchise. Scanners di David Cronenberg è un film che ebbe successo. Successo relativo, visto che parliamo comunque di un’opera indipendente di un regista canadese che fino a quel momento si era fatto conoscere per alcuni body horror dal chiaro sottotesto sessuale, non esattamente il prodotto più vendibile al grande pubblico; ma comunque successo, e incassi superiori a quelli dei suoi film precedenti e anche di alcuni dei successivi (almeno fino a cinque anni dopo, quando uscirà La mosca).

E infatti Scanners conobbe non uno ma due sequel, oltre a un paio di spin-off, un remake mai realizzato e persino una serie TV della quale si sono perse le tracce. Tutto normale? Assolutamente no: se lo fosse, i sequel non sarebbero arrivati a dieci anni di distanza dal primo capitolo, e l’autore sarebbe stato coinvolto in qualche modo. Invece Cronenberg non ha nulla a che fare né con Scanners II – Il nuovo ordine né con Scanners 3, sequel apocrifi e dimenticatissimi dei quali siamo qui a parlarvi.

Scanners: riassunto delle puntate precedenti

Uscito al cinema nel 1981, basato su due script scritti da David Cronenberg negli anni Settanta (Telepathy 2000 e The Sensitives) e più o meno direttamente collegato all’opera d’esordio del regista canadese (il finto documentario Stereo), Scanners è un film figlio delle ossessioni più ricorrenti del suo autore. Tra cui ovviamente telepatia, telecinesi e più in generale poteri psichici: l’idea, di chiara matrice dickiana (nel senso di Philip Dick) e poi declinata in un miliardo di modi differenti dalla cultura pop dell’ultimo mezzo secolo, che il nostro cervello sia una macchina più potente di quanto crediamo, e che se riuscissimo a “sbloccarlo” saremmo in grado di compiere imprese impensabili e impossibili.

 

Scanners Scanners 1

 

È la storia – ispirata anche ai Senders citati nel Pasto nudo di Burroughs, del quale non a caso proprio Cronenberg dirigerà l’adattamento cinematografico – di una droga sperimentale che viene somministrata a un gruppo di donne incinte per provare a inibirne i dolori della gravidanza e del parto. E degli effetti collaterali di questa droga (a sua volta ispirata al caso della talidomide), che prevedono lo sviluppo di una serie di poteri psichici: lettura del pensiero, telecinesi, capacità di far esplodere la testa della gente senza alzare un dito (da cui la scena più famosa del film). I figli delle donne che hanno preso l’ephemerol ereditano questi poteri: nasce in questo modo la prima generazione di scanners, e con essa la prima generazione di persone che si chiedono come sfruttare questo miracolo per il proprio profitto.

Scanners non è il film di Cronenberg preferito da Cronenberg stesso, che anzi lo odia perché fu costretto a girarlo in fretta e furia pur di rientrare nei requisiti richiesti per i rimborsi fiscali che lo stato canadese forniva ai suoi filmmaker in quegli anni. Non è neanche il suo film più famoso e forse (anzi, sicuramente) nemmeno il più riuscito. È però quello che segna la nascita del David Cronenberg che più conosciamo e amiamo; nulla contro Rabid e The Brood, anzi, ma è con Scanners che il regista canadese inizia davvero la sua discesa nell’inferno della mente umana, ed è sempre con Scanners che questa discesa comincia a essere accompagnata da altri elementi del suo cinema pre-A History of Violence: innanzitutto lo scontro tra l’uomo comune, che però ha il potere, e chi questo potere non ce l’ha ma vorrebbe controllarlo; l’importanza delle droghe in quanto sostanze che alterano la percezione e ci permettono quindi di venire in contatto con lati della nostra natura che altrimenti sarebbero rimasti nascosti; e l’amore per il body horror, la trasfigurazione della carne, l’incontro/scontro tra il corpo umano e la tecnologia.

 

Scanners II

 

Scanners II – Il nuovo ordine

Prendete tutto quello che abbiamo scritto nel paragrafo precedente e buttatelo nel cestino, perché i due sequel firmati da Christian Duguay lo ignorano, preferendo concentrarsi su quelli che sono gli aspetti più “marketing-abili” del film di Cronenberg. Già il fatto che il film sia uscito dieci anni dopo il primo capitolo, e che Cronenberg non compaia da nessuna parte nei credits se non in quanto creatore del concept, dovrebbe dirvi tutto: dove Scanners era un film cervellotico e intellettuale, con pochissima azione e molta introspezione e filosofia, Scanners II (e anche il successivo, come vedremo) è costruito a partire dal presupposto che è bellissimo vedere gente che fa volare in giro per la stanza altra gente con la forza del pensiero, e che volendo può anche far esplodere teste a comando.

Non fraintendeteci: non stiamo preventivamente smontando Scanners II sulla base del suo essere un sequel semplificato e un po’ instupidito del film di Cronenberg. Anzi: il fatto che sia un film umile, che vuole intrattenere più che disturbare, è un punto a favore di chi l’ha scritto e girato nella consapevolezza di non poter raggiungere i livelli toccati da un maestro. La storia, per lo meno, ricalca da vicino quella del primo film: c’è un’organizzazione segreta che vuole sfruttare il potere degli scanners per i propri interessi, c’è uno scanner “cattivo” e ce n’è uno “buono”, ignorante della sua condizione, che viene coinvolto in faccende più grosse di lui solo sulla base dei suoi poteri. Nel caso di Scanners II, la storia è inquadrata nella cornice di un thriller molto classico: il villain di turno è un poliziotto corrotto, che sfrutta gli scanners per scalare il potere con il sogno di costituire, come suggerisce il titolo, un “nuovo ordine”; e il protagonista è una vittima ignara che lavora per il villain finché non scopre quali sono le sue vere mire, e poi si ribella.

 

Arancia meccanners

 

Bistrattato dalla critica, uscito solo in direct-to-video in contemporanea con il terzo capitolo, Scanners II è in realtà un film discreto, con qualche gran momento splatter, un ritmo più che buono per un sequel anni Novanta DTV e un’atmosfera adeguatamente malsana e perturbante. Non è indimenticabile, ma non è neanche un film che si deve vergognare di essere il sequel di un capolavoro: considerando tutto quello che abbiamo detto finora, il fatto che raggiunga la sufficienza senza troppa fatica è quasi un miracolo.

Scanners 3: il miracolo non si ripete

Tutte le cose brutte che si dicono di Scanners II e che abbiamo appena cercato di smentire e smontare ritornano invece prepotentemente a galla parlando di Scanners 3. Il crollo qualitativo che c’è tra il secondo e il terzo capitolo è particolarmente curioso, soprattutto perché i due film sono stati girati e distribuiti in contemporanea. Ma è evidente, è impossibile da negare e rende Scanners 3 la vera pecora nera della trilogia.

 

OH NO

 

Superficialmente, non c’è troppa differenza tra Scanners II e 3: entrambi riprendono la formula del primo, modificandola a sufficienza da non far sembrare il film un remake, ed entrambi sfruttano i lati più divertenti e spettacolari di tutta questa faccenda di gente capace di spostare gli oggetti con il pensiero. Dove però i primi due capitoli prendevano un protagonista ignaro e lo schieravano contro forze più grandi di lui (una compagnia militare privata, il corpo di polizia), Scanners 3 sceglie la strada dello scontro familiare, mettendo contro un fratello e una sorella che si scannano (da cui il titolo del franchise).

L’idea di per sé non è necessariamente sbagliata: per la prima volta nella saga non abbiamo un protagonista ignaro dei suoi poteri che viene sfruttato fino a che si ribella, ma una protagonista che decide di abbracciarli e mettere in atto un piano di dominazione globale – in pratica quello che i villain dei precedenti film già facevano, ma questa volta senza il middleman. Il problema è come viene declinata: Scanners 3 è un film sciatto e superficiale, che gioca con la mitologia del franchise incasinandola e contraddicendola a più riprese; è un film girato in fretta e furia e con pochissima cura estetica, con quell’aria da filmino della comunione che ne ammazza ogni tentativo di epica; ed è un film, per dirla brutalmente, recitato malissimo: è difficile empatizzare con Helena e suo fratello Alex quando ogni volta che compaiono in scena prendono a calci il buon nome del mestiere.

 

III

 

David Cronenberg non ha mai neanche pensato per scherzo a fare un sequel di Scanners: per lui i film nascono e muoiono nell’arco di novanta/centoventi minuti, tanto che in cinquant’anni di carriera non ha mai girato un “secondo capitolo” di qualcosa. Nonostante questo, i sequel di Scanners esistono: Cronenberg li ha sempre ignorati, e con lui buona parte del resto del mondo. Ora, per la prima volta, trovate la trilogia intera in un unico luogo: un’ottima occasione per farvi un’opinione, e decidere se sia un bene o un male che Scanners sia sfuggito di mano a Cronenberg negli anni Novanta.

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