Un colpo di fortuna, cinquantesimo film di Woody Allen e primo della sua sterminata produzione pensato per essere girato interamente in francese, fin dal titolo suggerisce un nuovo modo di venire al mondo, nel mondo del regista newyorkese. L’ordine degli eventi rappresentati può essere interpretato, infatti, solo parzialmente sulla base del binomio di causa-effetto, suggerendo, invece, in maniera neanche troppo velata, un’altra via di accesso allo spazio relazionale che lega le parole e le cose: l’alternativa.

Se la vivisezione dei rapporti amorosi borghesi aveva trovato già una riuscitissima resa nell’antecedente del 2005 Match Point, l’autore recupera la metafora della possibilità della caduta, lì esplicitata, per realizzare un’opera che lascia all’improvvisazione linguistica degli interpreti la facoltà di risolvere il gioco enigmistico extraconiugale che unisce i personaggi che rappresentano.

In fase di promozione Woody Allen ha dichiarato che l’occasione di dirigere in una lingua diversa dalla propria, di cui non ha il pieno controllo, ha coinciso per lui con il “colpo di fortuna” di barricarsi dietro alla scrittura della sceneggiatura: agli attori ha affidato la ricerca di un’intesa attraverso una forma di comunicazione caratterizzata dalla libertà espressiva propria di certi assoli jazzistici, di cui è ricchissimo il tappeto sonoro che fa da commento alla vicenda.

Il carattere noir dell’opera, che porta alla memoria dello spettatore il bianco e il nero di Ascenseur pour l’échafaud di Louis Malle, sublimato dalla colonna sonora di Miles Davis, è da individuare proprio in quella “possibilità eventuale” che non sembra chiudere il rapporto lei-lui-l’altro nel rigido schematismo del triangolo amoroso, già ampiamente frequentato sul grande schermo, ma che si esprime nella profonda e irrisolvibile crisi interiore di tutti i protagonisti coinvolti.

Se da un lato il film non propone allo spettatore nulla di troppo nuovo rispetto ai fortunati lavori precedenti del regista, dall’altro, in realtà, libera il suo “colpo” visivo in quello che a tutti gli effetti è il tributo di Woody Allen alla stagione della Nouvelle Vague, attraverso un gioco di richiami più o meno espliciti a capolavori cinematografici di cui si sente debitore.

Per questa ragione, proponiamo qui di seguito tre dei tanti possibili percorsi che consentono di cogliere tale legame.

un colpo di fortuna woody allen

Un colpo di fortuna all’ultimo respiro

Il film più evidentemente citato da Woody Allen è À bout de souffle di Jean-Luc Godard (1960). Nella coazione a ripetere che caratterizza gli appuntamenti tra Fanny e l’ex compagno del liceo Alain fuori dal salone d’arte dove lei lavora è evidente il richiamo alle passeggiate sugli Champs-Élysées dei personaggi interpretati da Jean Seberg e Jean Paul Belmondo: queste due forme di corteggiamento-in-movimento sono direttamente in rapporto con l’umanità che popola Parigi, connotata da una plastica dinamicità.

Il dolore come forma di compromesso è la traccia esistenziale di queste relazioni impossibili, sospese di fronte alla possibilità di preferire il caso alla scelta:

«Fra il dolore e il nulla io scelgo il dolore. E tu, cosa sceglieresti?»
«Il dolore è idiota, io scelgo il nulla. Non è meglio, ma il dolore è un compromesso. O tutto o niente» (da À bout de souffle).

un colpo di fortuna

Un uomo e una donna

Il film, che a tratti gioca con la forma leggera del fotoromanzo, ricorda indirettamente il lungometraggio del 1966 di Claude Lelouch Un homme et une femme, in cui il regista analizza il discorso amoroso sulla base della convinzione che «quando una cosa è poco seria si dice che è cinema», come afferma il protagonista interpretato da Jean-Louis Trintignant. La scansione temporale dell’innamoramento anche qui non segue un andamento lineare, ma ha un ritmo languido e altalenante, scandito da rinunce e ripensamenti, e, grazie a un montaggio alternato, sono sovrapposti i traumi del passato alle nuove possibilità del presente, evidenziando le complicazioni del rapporto.

coup de chance

La fortuna e i suoi baci rubati

L’amore come campo di investigazione, fatto di prove ritenute per breve tempo indiziarie e poi subito scartate, è da sempre centrale nell’indagine che Woody Allen conduce sui suoi personaggi. Il mistero che si cela dietro alla sparizione di Alain si offre alla protagonista come il pretesto per mettere in discussione una volta per tutte la sua relazione coniugale, nonostante il marito riesca a occultare le prove che lo incastrano. In questa seconda parte la vicenda acquisisce il carattere obliquo del thriller a lieto fine: il sentimento amoroso non sembra connotato da un tratto «definitivo», ma, parafrasando Truffaut, è soggetto alla possibilità di una costante «invenzione» a seconda della fortuna degli eventi che lo stimolano o lo castrano. Esplorare l’universo relazionale dei personaggi assume, dunque, la forma di una confessione di una curiosità.

Questi tre spunti di analisi possono consentirci di interpretare il film Un colpo di fortuna come un omaggio alla grande tradizione francese, da cui Woody Allen ha ereditato un patrimonio di temi, situazioni, immagini, tecniche espressive, sottoponendolo a una originale contaminazione con la sua sensibilità americana.

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