Giunge al termine la nostra riproposizione della chiacchierata tra lo sceneggiatore Mark Waid e l’editor Tom Brevoort dedicata all’amatissimo ciclo di storie dei Fantastici Quattro che i due realizzarono nel primo decennio del Duemila assieme a un altrettanto amato artista: lo scomparso Mike Wieringo.

 

 

Proprio al collega, uno dei disegnatori Marvel più riconoscibili, apprezzati e fuori dal coro di sempre, è dedicata l’ultima parte della lunga intervista che vi abbiamo proposto recentemente. Ecco quel che Waid e Brevoort hanno detto riguardo a Mike Wieringo, che ci ha lasciati nel 2007, all’età di 44 anni.

 

Fantastici Quattro

Waid – Quel che Mike portò nella storia è l’umanità. I personaggi recitano, sono reali, sono umani. Una delle cose che ho sempre amati di Ringo è che nessuno sta nelle sue vignette a meno che non stia facendo qualcosa. Non realizza le classiche inquadrature di un personaggio con dietro semplicemente della gente sullo sfondo. Tutti fanno qualcosa, hanno un proprio linguaggio del corpo ed espressioni del viso. Lui aveva sempre l’impressione di essere un disegnatore troppo cartoony per le storie dei Fantastici Quattro. Persino verso la fine del ciclo sentiva di non avere lo stile che i lettori si aspettavano, ma il fatto è che a loro non importava, perché c’era vita nelle sue tavole. Fantastic Four può essere una serie molto divertente, una fonte di comicità, e fu questo il contributo di Ringo. Perché lui sapeva fare tutto.

Brevoort – Confermo tutto. L’umanità delle storie era merito suo. Ringo era un tizio incredibilmente modesto per uno con il talento e l’abilità che aveva lui. Non era mai in ammirazione di se stesso ed era molto più facile vederlo entusiasta del lavoro di qualcun altro. Era sempre felice di analizzare i lavori ancora acerbi degli artisti che glieli mostravano, ad esempio. Era un ottimo mentore e fratello maggiore per un sacco di giovani e debuttanti, amatissimo per questo.

Per me, tutto si riassume in quel che fece quando decise di tornare a lavorare sui Fantastici Quattro. La scelta più furba sarebbe stata tenersi il contratto in esclusiva che gli proponeva la DC, ma lui ci teneva a mantenere la parola che mi aveva dato anche se probabilmente non avrebbe dovuto. Non lo avrei criticato per non essere tornato. La sua scelta dice molto della sua personalità. Aveva detto che lo avrebbe fatto e quindi voleva portare a termine la storia, non importavano le conseguenze. Alla fine, le cose sono andate economicamente bene per lui, ma non lo sapeva, al momento di decidere. Il suo valore va oltre quello delle pagine.

In più, il suo lavoro è splendido. Componeva meravigliosamente. Levava senza sforzo quindici anni a ogni personaggio ella serie. Si preoccupava di essere troppo cartoony e c’erano persone del settore che lo accusavano di questo, ma fu motivo di miglioramento per i Fantastici Quattro, che rede più freschi e vitali. Non avevamo bisogno di proporli alla gente come tali, perché lo erano già, grazie al fatto che li disegnava in quel modo, divertenti. La storia divertiva perché lui la riempiva della magia della sua caratterizzazione.

Sapeva anche disegnare l’azione, ma la sua forza era da un’altra parte. E certamente sapeva come gestire i tempi comici. Il che è uno dei segreti anche dello stile di scrittura di Mark, mescolare il dramma con l’umorismo. Un talento divenuto sempre più raro da trovare, nel mondo dei comics, sfortunatamente. Creo che il suo stile sia stato fondamentale per l’identità della run.

Waid – In pratica, credo che se tu avessi comprato Mike Wieringo al prezzo che credeva di meritare e lo avessi venduto per ciò che davvero valeva, saresti diventato milionario.

 

Fantastici Quattro

 

 

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Fonte: Games Radar