Dopo il racconto della nascita del progetto e quello delle vicissitudini affrontate a causa di una direzione ostile, di cui vi abbiamo fato conto recentemente, riprendiamo la lunga intervista a Mark Waid e Tom Brevoort riguardo il ciclo di storie dei Fantastici Quattro che li hanno visti collaborare con il mai troppo compianto artista Mike Wieringo, per dare vita a uno dei periodi più apprezzati delle avventure della Prima Famiglia della Marvel.

 

 

Quanti di noi c’erano, ad esempio, quando i Fantastici Quattro hanno incontrato… Jack Kirby? Il Re fece una comparsa nei panni del Creatore, durante l’arco narrativo noto come Hereafter. Waid e Brevoort rivelano, su idea dello sceneggiatore Tom Peyer.

 

Fantastic Four #511

Waid – Parlo sempre delle storie che scrivo con Tom. Durante una di quelle discussioni, lui saltò fuori con l’idea perfetta. Ovviamente, il Dio dell’Universo Marvel doveva essere Jack Kirby. Chiaro no?

Brevoort – La parte difficile fu convincere me ad accettare la storia. Mark mi propose l’idea che avrebbe portato i Fantastici Quattro nell’aldilà, nel paradiso, per salvare Ben. Non mi piaceva per principio, perché non amo le storie in cui trattiamo la morte come un dato indifferente, in cui si salta su un autobus per riportare in vita un personaggio morto.

Waid – Tu ci hai messo davanti una sfida irripetibile.

Brevoort – Non volevo che i nostri eroi avessero il potere di riportare in vita chiunque e voi avete trovato il dettaglio di continuity perfetto per rendere funzionante la cosa, ovvero la storia in cui il Dottor Destino cerca di riportare indietro la propria madre. Questo, più di ogni altra cosa, mi ha convinto a darvi il via.

Per quanto riguarda il cameo di Kirby, credo che non abbiamo avvertito nessuno. Lo abbiamo fatto e basta. E non credo che a nessuno sia importato molto. Era un fumetto… la gente lo commentò e ottenne un sacco di attenzione, ma nessuno venne mai da me a questionare sulla scelta. Perché fummo molto attenti e rispettosi. Mi dicono che, purtroppo, la famiglia Kirby non ha apprezzato, cosa che mi spiace molto. Se l’avessi fatto, certamente avrei deciso diversamente.

Waid – Anche io. Non mi è mai passato per la mente che potesse dare fastidio.

Brevoort – Questa è l’unica nuvola scura su quell’episodio. Avrebbero preferito che evitassimo. All’epoca, tuttavia, eravamo convinti che fosse un vero colpo da maestro. Mi ricordo l’entusiasmo di Mark quando mi chiamò per dirmi che aveva in mente il finale dell’arco narrativo. Dovemmo espandere la storia a tre numeri, perché aveva bisogno di spazio per funzionare.

 

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Tra il malinconico e il divertito, Brevoort ammette che molti degli editor più giovani attualmente in forze alla Marvel, quando leggono quella scena non capiscono che il Creatore non è un semplice fumettista, ma Jack Kirby. Troppo giovani per riconoscerlo nei disegni di Mike Wieringo.

 

Waid – Non saprei dire quale sia l’eredità che ho lasciato sui Fantastici Quattro. Immagino che alla gente piaccia un po’ più Reed, dopo le nostre storie. Francamente, è quello che mi sono sempre augurato. Reed non è più amato solo dai sessantenni che ancora leggono le storie. Probabilmente non è diventato il personaggio preferito di nessuno però, perché tutti amano Ben. Si parla tanto di Wolverine e Spider-Man e così via, ma non ho mai incontrato nessuno che non voglia bene a Ben Grimm. Comunque, volevo rendere giustizia a Reed Richards.

Brevoort – Onestamente, devo dire che ce l’hai fatta. Penso che negli ultimi 20 anni Reed sia sempre stato il personaggio al centro delle vicende. Prima tendeva a essere Ben, soprattutto. Tutte le run che ti hanno seguito hanno parlato di Reed. Quella di J.M. Straczynski, quella di Mark Millar e Bryan Hitch, quella di Jonathan Hickman lo hanno avuto al centro. Questo significa che le storie di allora hanno avuto un impatto importante su un’intera generazione di autori dei Fantastici Quattro. Siamo arrivati ad oggi, che devo aggiustare il personaggio della Cosa e ricordare alla gente perché se n’è innamorata in passato.

 

Tom Brevoort sostiene che le storie di Mike Wieringo e Mark Waid abbiano anche cambiato il modo in cui si occupa dell’editing di una storia del Quartetto.

 

Brevoort – Tutti mi hanno sentito parlare, prima o poi, dell’importanza di alternare gli incroci di personaggi: è saggio mettere un sacco di scene con Ben e Sue insieme e parecchie con Reed e Johnny fianco a fianco. Bisogna accostarli in maniere cui i lettori non sono troppo abituati. Tutti hanno scritto insieme Reed e Ben, Reed e Sue sono una scelta ovvia, così come Sue e Johnny. Ovviamente.

 

 

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Fonte: Games Radar