Jason Fabok risponde a qualche domanda su Batman: Three Jokers. Su questo seguito morale di The Killing Joke, che si getta nell’analisi della psiche e della natura della nemesi di Batman per eccellenza, dovreste già sapere molto. Geoff Johns e Jason Fabok riprendono le fila abbandonate ai tempi dell’arco narrativo Darkseid War, su Justice League, quando Batman chiese alla Sedia di Mobius il vero nome del suo sorridente nemico, per sentirsi rispondere che non ne esisteva uno solo, ma ben tre. Il mistero è sul piatto da cinque anni e forse ora si avvicina alla soluzione. Ecco cos’ha dichiarato l’artista in aggiunta a quanto già noto.

 

Three Jokers #1, copertina di Jason Fabok

Fabok – All’epoca di Justice League avevamo parlato a lungo di questo progetto, anche prima della storia in cui Batman ottenne la Sedia, sul numero #43, se non sbaglio. Geoff mi aveva già parlato dell’idea di questo progetto e nei suoi piani, dopo Darkseid War ci sarebbe dovuto essere un nuovo arco narrativo che riguardava appunto i tre Joker. Il nostro team, però, si separò. Anni dopo abbiamo deciso di riprendere l’idea, ma l’abbiamo cambiata molto perché volevamo raccontare un’avventura che si concentrasse su Batman e non sulla League.

Abbiamo avuto questo concetto nelle nostre menti per un bel po’ e volevamo davvero raccontare questa storia, perché avevamo l’impressione di avere per le mani qualcosa di nuovo e unico, di diverso eppure dal sapore classico. Sentivamo di poter dire qualcosa di significativo ai lettori di fumetti, vecchi e nuovi.

 

Fabok parla delle gioie di lavorare con un collega come Geoff Johns. Sempre impegnato, e quindi a volte più lento di altri sceneggiatori, ma anche sempre disposto a una vera collaborazione tra pari, a discutere le proprie idee con gli artisti e ad ascoltare le loro. Un aspetto che Fabok non sempre rileva negli sceneggiatori.

 

Fabok – Ci sono molti concetti miei che Geoff ha incluso in Batman: Three Jokers e ci sono state diverse occasioni in cui mi ha chiesto semplicemente di divertirmi e di giocare con gli elementi della storia, visivamente o narrativamente. A lui va bene se volo da solo, con le mie ali. Allo stesso tempo, è uno dei migliori scrittori di fumetti degli ultimi vent’anni e quindi io do grande fiducia a lui e al suo istinto. Cosa che rende il lavoro un’esperienza piacevole.

Una delle ragioni per cui vi abbiamo fatto aspettare tanto per questo progetto è l’agenda stracolma di Geoff, un’altra è il fatto che io abbia deciso di lavorare con più calma che in passato. E devo dire che questi ultimi due anni sono stati tra i meno stressanti della mia carriera. Mi sono goduto e innamorato di ogni minuto di impegno per questa storia e contemporaneamente ho potuto metterci tutto me stesso. Geoff rende molto semplice farlo, perché ti fornisce storie grandiose e ti permette di collaborare alla loro concezione.

 

L’artista ha anche commentato il fatto che le scadenze di un progetto Black Label sono meno rigide rispetto alle serie regolari, poiché la DC non decide le date di uscita dei volumi prima che siano terminati. C’è un pro e un contro, secondo Fabok. Da un lato il sistema consente di vivere di più la propria vita, di perdersi meno fine settimana con la famiglia, di lavorare con più tranquillità, soprattutto se, come Fabok, si è degli stacanovisti che di solito si tirano il collo pur di portare a termine un progetto. Dall’altro si corre il rischio di concentrarsi troppo sui dettagli, passare molto tempo a correggere le tavole per renderle perfette. Non una cosa brutta in sé, ma il rischio di esagerare, in assenza di scadenza, è enorme. In futuro, Fabok preferirebbe un compromesso: una deadline precisa, ma con tempi flessibili.

 

Three Jokers #2, copertina di Jason Fabok

Fabok – Una delle cose divertenti di questo progetto è stata l’occasione di disegnare un po’ di personaggi che non avevo mai avuto sottomano. Ho spesso disegnato Batman, ma mai Joker, se non su qualche copertina. Cappuccio Rosso e Batgirl solo in sporadiche vignette. Questa volta sono potuto entrare nelle loro menti. Io e Geoff abbiamo parlato molto della visione di questi personaggi nella nostra storia e questo mi ha aiutato molto a comprenderli. Uno dei compiti di un artista è quello di fare da regista: scegliere le inquadrature, dirigere l’azione e le emozioni sulla pagina. Ma siamo anche attori, in un certo modo.

Quindi, quando bisogna davvero comprendere un dialogo, lo si recita, quasi. Quando ero a scuola di animazione, il mio insegnante mi diceva sempre di interpretare la scena che cercavamo di animare, in modo da capire meglio come si muove una personaggio, come parla, pensa, quali sono i piccoli movimenti che compie. E lo faccio spesso ancora, recitando da solo le scene. Ho potuto quindi immedesimarmi in questi personaggi per cercare di liberare alcune delle emozioni nascoste dietro le loro battute.

Sono arrivato a voler bene a Jason Todd e Barbara Gordon. Mi è sempre piaciuta Batgirl, sin dai tempi della serie animata classica e di quella in TV degli anni Sessanta. Sono sempre stato un suo fan, ma di Jason Todd non sapevo granché e non vedevo il fascino del personaggio, lo ammetto. Ma dopo aver lavorato a questo progetto mi sono appassionato anche a lui, alle vite dei personaggi, alle loro storie, alle emozioni che li attraversano. E Jason ha un posto speciale, perché ho l’impressione che Geoff abbia scritto qualcosa che colpirà molto i lettori.

 

Batman: Three Jokers non è certo la prima avventura che vede il Cavaliere Oscuro e il Principe Clown del Crimine uno dei fronte all’altro. Per renderla rilevante, Fabok e Johns hanno operato una approfondita revisione delle storie più amate e celebrate. In particolare, l’artista ha tratto grande ispirazione dal Brian Bolland di The Killing Joke, studiando nei minimi particolari soprattutto la regia delle sue tavole, per dare alla storia un sapore classico, per quanto appartenente a una nuova era dei comics.

 

Three Jokers #3, copertina di Jason Fabok

FabokThe Killing Joke, per me, è una di quelle storie che puoi prendere in mano oggi e la cui arte è talmente stellare, così incredibilmente perfetta che ti colpisce. Da artista divento matto a pensare a come si possa disegnare tanto bene quanto Brian Bolland. Ci ho provato, ma semplicemente mi mancano le sue qualità. Un lavoro da non credere. Ho messo tutto il mio impegno in queste pagine, per renderle personali ma anche classiche. Quando ero più giovane e quando collezionavo fumetti, ero innamorato dello stile diretto e potente di Jim Lee, Marc Silvestri, David Finch.

Ora che sono nei miei Trenta mi trovo spesso ammirato dal fumetto più classico e cerco di includere nel mio stile un po’ di quelle influenze. Ho la sensazione che aggiunga materialità al mio lavoro, che le tue opere abbiano una maggior longevità e includono un po’ di classicismo. Ecco perché ho studiato molto di Dave Gibbons di Watchmen, Brian Bolland e artisti del genere. Credo che mi arricchisca artisticamente e probabilmente in futuro farò cose molto diverse, più ruvide, più schizzate. Non so. Dipenderà dai progetti che mi capiteranno.

 

Il disegnatore ha parlato dei tre Joker protagonisti della storia, caratterizzati da alcune differenze di aspetto.

 

Fabok – Il Joker della Golden Age, che noi chiamiamo Joker criminale, è quello che in realtà non sorride, chiaro riferimento a Batman #1, del 1940, in cui ci sono delle vignette inquietanti in cui il personaggio non sorride e poi altre, altrettanto inquietanti, con il suo ghigno terribile. Abbiamo deciso di insistere molto su questa assenza del sorriso, perché lo rende più spaventoso. Si tratta di una versione fredda e calcolatrice del Joker, di una vera mente criminale.

Poi abbiamo il Joker clown, simile alla versione classica degli anni Quaranta e Cinquanta, molto più leggera e chiassosa e molto più sopra le righe. Le battute e le scene dei fumetti di quell’epoca erano davvero divertenti e noi abbiamo fatto molto riferimento a quelle atmosfere. E poi c’è il Joker commediante, quello dell’epoca moderna e di The Killing Joke. Un vero psicopatico e semplicemente malvagio, con la risata sempre sulle labbra. Per lui ho preso le ispirazioni più importanti da Brian Bolland.

 

Batman: Three Jokers sarà una storia ambientata sostanzialmente nell’Universo DC della continuity, coerente con tutto ciò che vi accade, ma che sta in piedi da sola. Non solo perché può essere letta senza conoscere nulla dei protagonisti, per quanto attiene all’universo condiviso e ai suoi eventi, ma perché è pensata tanto per essere ripresa dagli autori in futuro, se vorranno raccontare qualcosa a partire dal suo sorprendente finale, quanto per essere totalmente indipendente. Ciò che contava per Fabok e Johns era realizzare la miglior storia di Batman e Joker che avessero a disposizione, nelle 144 pagine che la compongono.

 

 

Fonte: Games Radar