Christina Strain fa parte della nutrita schiera di autori del filone mutante della Marvel che ha visto le sue trame e i suoi progetti troncati anticipatamente dall’avvento dell’era di Krakoa e della saga di Jonathan Hickman. Sceneggiatrice dell’ultima incarnazione di Generation X tra il 2017 e il 2018, ha dovuto abbandonare le trame di quella serie, ma ha colto l’occasione per riprendere le fila del personaggio che più le stava a cuore, Jubilee, in occasione dello speciale Marvel’s Voices: Identity, dove ha potuto esplorare più a fondo il retaggio asiatico della giovane X-Woman.

 

 

Strain racconta il suo approccio a quelli che sono per lei i temi centrali del personaggio di Jubes con queste parole:

 

Generation X #87, copertina di Terry Dodson

Strain – Se devo essere sincera, non ricordo quale fu l’albo che mi fece appassionare ai fumetti in generale, ma ricordo un numero ben preciso di X-Men che lasciò il segno su di me: Uncanny X-Men #350. Le illustrazioni di Joe Mad mi affascinarono, e Steve Seagle mi mostrò Rogue che abbandonava Gambit in Antartide per il suo ruolo nel Massacro Mutante, e ne uscii devastata!

Quanto alla storia per Voices, io e il mio editor (Darren Shan) avevamo avuto una prima idea, quella di mostrare Jubilee nel corso delle varie ere, toccando le varie trame in cui è stata coinvolta nel corso dei decenni. Il problema, come abbiamo scoperto di lì a poco, è che sarebbe diventata una sorta di antologia dei grandi successi del passato. Quindi l’abbiamo scartata e abbiamo iniziato a parlare dei suoi genitori, ed entrambi ci siamo resi conto che su di loro sapevamo molto meno di quanto pensassimo.

Generation X #1, copertina ti Terry e Rachel Dodson

Darren ha recuperato alcuni numeri dove vengono menzionati i suoi genitori, tra cui questo Annual di Generation X scritto da Jay Faerber in cui Jubilee fa visita alla loro tomba, e la mia reazione è stata… Ah. È una storia che mi suscita emozioni molto forti. Perché non la approfondiamo? E così io e Darren ne abbiamo discusso più nel dettaglio. Siamo entrambi figli di immigrati asiatici e sappiamo cosa si prova a essere disconnessi da parti della nostra cultura: intellettualmente sappiamo che è importante, ma non la comprendiamo fino in fondo.

Inoltre, come genitore, l’altra cosa con cui lotto personalmente è la consapevolezza del fatto che le mie eventuali disconnessioni culturali inconsce, qualunque esse siano, saranno probabilmente tramandate ai miei figli. Così facendo ho trovato il punto di vista giusto da cui approcciare la figura di Jubilee, il fatto che la sua disconnessione dalla sua cultura derivi dalla perdita dei suoi genitori, e gli effetti che ha avuto sul suo personaggio. E quello è diventato il nucleo emotivo della storia che volevamo raccontare.

Generation X #85, copertina di Terry Dodson

Secondo me un aspetto essenziale di Jubilee è il fatto che si tratti di una ragazza asiatica-americana degli anni 90, che fa tutto il possibile per integrarsi nella cultura americana. Il fatto che fosse una “ragazza da centro commerciale” piuttosto che una da arti marziali o altri stereotipi asiatici, mi è sempre sembrato molto autentico crescendo negli anni 90, perché era proprio quello che facevano i bambini. Volevano integrarsi. E andavano ai centri commerciali. Ma man mano che i tempi cambiano e tutti invecchiamo, penso che sia naturale per noi riflettere più a fondo su chi siamo adesso rispetto a chi eravamo allora e interrogarci sul perché. Quindi ho applicato tutto ciò a Jubilee e ho aperto la porta a questi temi. Spero che altri autori riprendano questo filo e continuino a esplorare il suo lato cinese-americano. È stata uno dei primi X-Men a cui mi sono sentita legata e, nel bene e nel male, vedrò sempre una parte di me in lei. Probabilmente perché ho letteralmente inserito certe parti di me nelle sue storie.

Marvel's Voices #1, copertina di Jim Cheung

Ci sono due cose di cui vado particolarmente fiera nel mio ciclo di storie di Generation X: Jubilee che torna a essere una mutante e la storia d’amore tra Benjamin Deeds e Nathaniel Carver. Ho adorato riportare Jubilee al suo splendore e mi piacciono molto le storie d’amore a fuoco lento, quindi Benji e Nathaniel sono stati divertenti e adorabili da scrivere. Quanto alle occasioni mancate, avrei veramente voluto scrivere un arco narrativo che coinvolgesse Quentin senza i suoi poteri. Volevo davvero esplorare più a fondo cosa significasse per lui dipendere dalle persone e capire che non c’è niente di male a essere vulnerabile con le persone di cui ti fidi e ami.

 

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Fonte: AIPT