Per la prima volta da mezzo secolo a questa parte, i cinque giurati che ogni anno assegnano il premio Pulitzer, il più prestigioso assegnato dalla Columbia University ad opere appartenenti alle varie categorie del giornalismo, la letteratura e varie composizioni artistiche di genere disparato, non è stato assegnato a nessun vignettista politico.

 

 

Non mancavano i candidati, ovvero Ruben Bolling, nome d’arte di Ken Fisher, autore noto soprattutto per la striscia Tom the Dancing Bug e il recente Trump’s America; Lalo Alcaraz, diventato noto per La Cucaracha, la prima vignetta politica periodica a tema latino-americano degli Stati Uniti ad avere rilevanza nazionale; Marty Two Bulls Sr., autore di evidente retaggio nativo-americano. Tre nomi da scegliere, ma nessuna scelta, poiché su nessuno di loro è emerso un consenso sufficiente dai giurati.

Non è inedito, per quanto riguarda l’assegnazione del Pulitzer, ma non capitava, come abbiamo detto, da decenni, per quanto attiene ai fumetti. Editori ed artisti d’America non l’anno presa bene e sui social media si è scatenata la ridda dei commenti critici in merito, poiché i diretti interessati e i loro colleghi si sono sentiti insultati e si sono detti decisamente delusi dalla non decisione. Anche perché colpisce una categoria sempre meno rispettata e sempre più sotto il fuoco, amico e non, dei media negli Stati Uniti.

 

Bolling – Non mi sono mai sentito insultato dal fatto di aver perso la corsa a un premio. Non mi sembra mai di meritarmeli. Ma lo sono, invece, da questa decisione della giuria, sia in nome mio che di tutti gli altri artisti.

 

La Association of American Editorial Cartoonists, di cui fanno parte sia Bolling che Alcaraz, ha dichiarato che questa lacuna corrisponde a una mancanza di rispetto per i finalisti e per tutti i loro colleghi in generale.

 

Alcaraz – Sono un po’ confuso e un po’ frustrato, in quanto artista che cerca di tenere viva questa forma d’arte. Ci hanno invitati alla porta, ma non ci hanno lasciati entrare.

Two Bulls – Ho pensato che fosse strano non scegliere un vincitore. Ma poi mi sono detto: il lavoro di tutti e tre era talmente splendido che non hanno saputo scegliere. Quindi, di base, abbiamo vinto tutti.

 

Bolling

Cosa sappiamo di quel che è successo, da quel che si può ricostruire? Bud Kliment, amministratore dei premi Pulitzer ad interim, ha detto al Washington Post che non poteva discutere le decisioni della giuria nel dettaglio, se non per chiarire che, dopo una lunga discussione, non si è trovata una maggioranza dei voti nella categoria specifica, sottolineando che la possibilità che questo accada è nota alle giurie selezionatrici e che altrettanto è successo nel 1923, nel 1936, nel 1960, nel 1065 e nel 1973.

La sensazione di molti, tuttavia, resa manifesta in modo esplicito da Bolling, è che in realtà la giuria abbia ritenuto che nessuna delle opere selezionate fosse meritevole del Pulitzer. Una giuria composta da due vincitori del Pulitzer per la stessa categoria in passato, due editor e un curatore di fumetti della Columbia.

Il punto è che i vignettisti americani si sentono sempre più una specie in via d’estinzione, alla luce della crisi dell’editoria, sia mainstream che indipendente, e dei giornali cartacei, che ha ridotto moltissimo le opportunità di lavoro per questi professionisti. Ogni singola occasione di riconoscimento, soprattutto quella più ufficiale e portatrice di visibilità in assoluto, è quindi percepita come fondamentale dalla loro comunità. Ecco perché associazioni di categoria, editori, gruppi di promozione culturale di settore sono sul piede di guerra.

Quali i possibili sviluppi? Staremo a vedere cosa dirà l’edizione 2022 del Pulitzer, nella speranza che questa evenienza non si ripeta e che la mancata assegnazione sia solo un’incidente che si aggiunge allo sparuto novero sopracitato e non il segnale di una mancanza di attenzione verso un’arte preziosa e in pericolo.

 

 

 

Fonte: Washington Post