Un gustoso retroscena spunta dagli archivi della Marvel, all’indomani del finale di stagione della serie Loki. Come molti di voi sapranno, una delle storie a fumetti che ha influenzato quel che abbiamo visto su Disney+, almeno per quanto attiene uno specifico variante del Dio degli Inganni, è Vota Loki, scritta da Christopher Hastings e disegnata da Langdon Foss. Ebbene, l’idea di un Loki Presidente degli Stati Uniti, proposta da quelle pagine, veniva da un soggetto immaginato da Tom King, a quanto pare.

 

 

Ebbene sì. Correva l’anno 2015, prima del passaggio dello sceneggiatore in maglia DC Comics, quando l’autore di Visione, Mister Miracle e Batman proponeva l’asgardiano come candidato alle elezioni presidenziali americane. L’idea, chiamata all’epoca Loki for America, non fu realizzata, ma fu poi riadattata per diventare la serie scritta da Hastings. Ecco quel che Tom King stesso ha recentemente rivelato in merito.

 

King – Vota Loki parlava di qualcuno di realmente malvagio, letteralmente un dio degli inganni, che corresse per diventare Presidente e che fosse in grado di vincere. So che faccio riferimenti un po’ datati, ma all’epoca proposi l’idea come un reality show in cui Il trono di spade incontra House of Cards. Era un thriller politico a fumetti, un po’ come Visione era un horror domestico.

 

Proposta del 2015, mesi prima della campagna elettorale per le primarie americane che vide Donald Trump, poi vincitore delle presidenziali, protagonista principale.

 

Presidente Loki

King – Scherzo sempre con la gente sulla questione. Io la proposta l’ho fatta nel 2015, al New York Comic Con di quell’anno, all’editor Marvel Wil Moss. Gli dicevo che volevo raccontare di un tizio che non aveva alcun interesse verso il bene dell’America, ma che correva per la presidenza. Menzionai Trump, in quell’occasione, ma Wil mi guardò e mi disse che non avrebbe mai vinto. Poi mi chiese dettagli sulla storia. Nessuno pensava che avrebbe vinto, quindi fui d’accordo con lui.

Era una cosa talmente al di là dell’immaginazione che nemmeno a noi che scriviamo fumetti sembrava credibile. Gente che racconta di un tizio viola gigantesco che mangia pianeti… eppure due professionisti dei comics non erano in grado di immaginare Donald Trump Presidente degli Stati Uniti. Era davvero un evento ben al di là dell’orizzonte, anche per gente che ha in mente un multiverso.

La mia versione della storia prevedeva dodici numeri, come Visione e molte storie che avrei poi realizzato. L’idea era di raccontare gli eventi nel periodo in cui sarebbe accaduta la Guerra dei Regni, quando tutti gli elfi scuri sarebbero sbarcati in America, dopo la distruzione di Asgard. Loki sarebbe stato nella posizione perfetta per far entrare questi immigrati.

Loki for America avrebbe raccontato gli alti e bassi della campagna elettorale, mostrando anche i super eroi che tenevano discorsi contro di lui. I Fantastici Quattro, per esempio, avrebbero urlato a gran voce che non si poteva votare per un tizio del genere e Loki avrebbe risposto che i suoi accusatori non erano credibili, perché un tempo avevano rubato un razzo spaziale, manipolando i fatti per creare una realtà tutta propria.

Vote Loki #1, copertina di Tradd Moore

Una delle caratteristiche della mia scrittura è che migliora quando lavoro in maniera sovversiva. Il modo in cui procedo con più efficacia è mettere i super eroi in una posizione che li connetta con la loro umanità. Lo scopo è sempre quello di realizzare qualcosa alla Watchmen, alla Il ritorno del cavaliere oscuro: qualcosa che prenda atto dell’assurdità del nostro medium per poi trascenderla. La mia stupida fiducia nel progetto veniva da questo.

Non credo si possa dire meglio di così: la Marvel è diventata quel che è perché un giorno Stan Lee ha detto “fan**lo” e ha iniziato a scrivere quel che voleva lui. Aveva vent’anni di carriera, quasi quarantenne e gli veniva chiesto di tornare a raccontare storie di super eroi. parlò con la propria moglie e le chiese cosa avrebbe pensato se avesse iniziato a raccontare semplicemente quel che gli interessava. Una splendida storia delle origini, specialmente quando aggiungete Jack Kirby al contesto.

Da quel che mi ricordo la storia doveva iniziare così: il giorno delle elezioni, con il partito Democratico che riconosce la vittoria, Loki si prende ufficialmente la presidenza. Sta camminando verso un palco mentre la gente lo acclama e c’è persino suo fratello Thor a congratularsi con lui. Il quale, però, mentre gli stringe la mano si piega verso di lui e gli sussurra “non sei degno”. Loki è scosso, ma cammina fino al podio. Proprio mentre sta per parlare, viene assassinato, gli sparano, muore. Poi una pagina nera e la frase “Un anno prima…”

 

Come mai non abbiamo mai visto Loki for America, i cui disegni sarebbero stati probabilmente di Tradd Moore? Semplice. Nonostante Tom King, dopo il successo di un progetto interessante e appagante come Visione, volesse restare in Marvel per produrre altre storie del genere, Dan DiDio, allora comandante in capo della DC Comics, gli proposte la serie regolare di Batman. La classica offerta che non si può rifiutare.

 

King – Chip Zdarsky, persona squisita, avrebbe dovuto prendere in carico, originariamente, Loki for America e mi chiamò, non in cerca della mia benedizione, ma per una chiacchierata tra professionisti. Educato come un vero Canadese. Gli dissi di prendersi la storia e che era perfetto.

 

Le cose, come sappiamo avrebbero preso una direzione diversa.

 

King – Ho letto i primi due numeri di Vota Loki e mi ci sono tuffato, ma ho scoperto che proprio non riuscivo a leggerlo. Sono certo che abbiano fatto un gran lavoro, ma psicologicamente era durissima per me. Si trattava di un’idea mia, ma era come guardare un cammino che hai preso in considerazione e non hai percorso.

 

Tom King si è detto interessato alla serie TV Loki, anche perché, come WandaVision, contiene una componente creata da lui, come apprendiamo. Ultima nota di colore. La Marvel ha pagato allo sceneggiatore ben 300 dollari, a riconoscimento del fatto di essere l’ideatore iniziale di Loki for America, che ha poi contribuito al risultato finale della serie TV. Commenta King che ha preso molto di più negli anni Novanta, durante il suo periodo da stagista alla Marvel, quando non scriveva nemmeno un fumetto.

 

 

Fonte: Games Radar