In occasione di Lucca Comics & Games 2017, siamo tornati a fare quattro chiacchiere con Jacopo Paliaga e French Carlomagno, autori di Aqualung, Come quando eravamo piccoli e ora di Fottuti musi verdi a chi?, spin-off a fumetti di Addio fottuti musi verdi, primo lungometraggio con protagonisti i the JackaL in uscita oggi nelle sale italiane.

Ringraziamo sentitamente lo staff di BAO Publishing per la collaborazione.

 

Ciao, ragazzi! Bentornati su BadComics.it!

Carlomagno – Ciao, grazie mille!

Paliaga – Ciao, Raffo, sei bellissimo!

Lo so bene, ma ora concentriamoci su “Fottuti musi verdi a chi?”: com’è nato questo “folle” progetto a fumetti?

Carlomagno – È nato tutto la scorsa estate. Eravamo entrambi in vacanza e abbiamo ricevuto una mail da Michele Foschini di BAO con cui ci chiedeva se ci avrebbe fatto piacere collaborare a un grosso progetto legato a un film, senza specificarci subito di cosa si trattasse.

Dopo qualche giorno con il fiato sospeso, ci ha chiamati uno a uno e svelato i dettagli, dicendoci che si trattava del film dei the JackaL. E noi, senza pensarci due volte, abbiamo immediatamente accettato.

C’è stato un lavoro di coordinamento con i the JackaL, o con i loro collaboratori, oppure avete avuto carta bianca nello sviluppare la vostra storia?

Fottuti musi verdi a chi?, copertina di French CarlomagnoCarlomagno Per quanto riguarda i disegni, ho avuto assolutamente carta bianca su tutto da parte della Cattleya, casa di produzione del film, e dei the JackaL.

C’è stato il solito confronto assieme a Jacopo per quanto riguarda il character design, sul quale ci siamo divertiti moltissimo, ma devo ammettere che per il resto siamo stati liberissimi di sperimentare come sempre. Mi sono anche preso la libertà di disegnare il Tenente Ruzzo più alto rispetto alla sua controparte reale!

Paliaga – Per quanto riguarda la storia, carta bianca, seppur rispettando alcuni paletti fissati dalla produzione. Inizialmente ho proposto un paio di soggetti, che però avevano tutti lo stesso problema: non potevano anticipare niente, e dico niente, del film. Quindi è stato complicato realizzare un libro legato a un film dal quale non si poteva pescare assolutamente nulla, se non piccolezze. Da qui l’idea di concentrarci sul Tenente Ruzzo, anche se non posso dirvi il motivo, visto che mentre rispondo a queste domande il film non è ancora uscito.

Finora avete realizzato storie dai toni sostanzialmente seri: come vi siete trovati a dover far ridere? Quanto è difficile dar vita a una comicità, magari anche nonsense, che sia davvero funzionale e capace di strappare al lettore una risata?

Aqualung Stagione 1, copertina di French CarlomagnoPaliaga – A dire il vero, in fase di scrittura ho semplicemente estremizzato un tipo di ironia che è sempre presente in tutte le cose che scrivo, come per esempio in “Aqualung” [webcomic raccolto poi da BAO Publishing in due volumi, 2016 e 2017 – NdR], buttando nel mezzo qualche trovata demenziale. Non ci è stato imposto dall’alto il “dover far ridere”, anche perché potevamo benissimo rimanere composti e creare una storia drammatica in cui calare il Tenente Ruzzo, e avrebbe funzionato ugualmente.

Non so se sia difficile o meno creare una comicità efficace: posso dire che mi sono sentito abbastanza sciolto mentre scrivevo, cercando di non darmi limiti in questo senso e di divertirmi in prima persona. Che poi, forse, guardare quelle tre ore al giorno fisse di comedy e sit-com da tipo dieci anni ha aiutato. Anche cazzeggiare al telefono con French aiuta, dico davvero.

In “FMVAC” ci sono numerose guest star che accompagnano il protagonista Ruzzo Simone nel corso della sua avventura, a cominciare da Donny. Come avete selezionato il vostro cast?

Paliaga – A seconda di quanto ci potevamo sentire idioti a inserirli nel libro. Se Donny nasce per fare da spalla al Tenente Ruzzo, offrendoci l’opportunità di giocare con tutta una serie di situazioni proprie del cinema action, tutte le altre comparse sono state inserite in base a quanto ci faceva strano vederle in alcune situazioni.

Tra gli altri, abbiamo infilato nel mezzo anche Pietro, il protagonista di “Come quando eravamo piccoli” [BAO Publishing, 2016], regalandogli un ruolo che andasse oltre al semplice cammeo e, di fatto, legando “FMVAC” a “CQEP”: nella nostra timeline personale, questo libro si svolge due anni dopo la fine di “Come quando eravamo piccoli”. Lo so, ci divertiamo con pochissimo.

La storia si muove nel genere fantascientifico: a questo proposito, quali sono state le vostre principali fonti d’ispirazione, sia dal punto di vista narrativo che artistico?

Carlomagno -In realtà avevamo un riferimento, che era quello del film, quindi abbiamo cercato di rimanere il più fedeli possibile a quello che avevamo visto, soprattutto per gli alieni e altri elementi legati alla fantascienza. In ogni caso il genere non ci era del tutto nuovo, avendolo già sperimentato all’interno di “Aqualung”. La fantascienza, insomma, è il nostro pane quotidiano.

Quali sono le difficoltà intrinseche del lavorare a un progetto in qualche modo condiviso e crossmediale? C’è maggiore pressione?

Come quando eravamo piccoliPaliaga – Ci sono davvero tante persone con cui avere a che fare. Se ho un dubbio riguardo una sequenza di “Aqualung”, ad esempio, chiamo Leonardo Favia, il mio editor, e nel tempo di una telefonata ho risolto. Con “FMVAC”, invece, c’è una coda molto lunga da dover gestire e interpellare, fatta di professionisti con determinate competenze e necessità.

Però è tutto positivo: è un’esperienza che in pochi possono dire di aver fatto e che, credo, mi abbia fatto crescere molto.

Carlomagno – Un po’ di pressione c’è sempre, anche solamente per il fatto di voler dare il massimo. Bisogna confrontarsi con più persone, e quindi il percorso, oltre a essere diverso, è un po’ più lungo. In ogni caso, credo sia stata un’esperienza che ci ha aiutati a crescere ancora di più e che ci servirà sicuramente in futuro.

Infine, avete mai pensato alla possibilità che qualche vostra opera possa un giorno essere adattata come film o serie TV?

Paliaga – Noi no. Per fortuna, ci ha pensato qualcun altro.

 

Fottuti musi verdi a chi?