Strange Fruit #1, coverVi abbiamo già parlato di Strange Fruit, miniserie edita da BOOM! Studios e firmata da Mark Waid (testi) e J.G. Jones (matite), il cui primo numero ha di recente fatto il suo esordio negli USA. La storia è ambientata nel Mississippi del 1927 ed esplora il tema del razzismo e della schiavitù, mischiando il tutto con elementi fantasy.

A seguito della prima uscita, si sono scatenate molte critiche oltreoceano, a causa dei temi “sensibili” trattati dall’opera, analizzati da una prospettiva insolita da parte di due artisti di etnia caucasica.

Proprio Mark Waid ha parlato di tutto questo in una recente intervista rilasciata a CBR nel corso del San Diego Comic-Con.

Siamo nell’epoca dei social media, nella quale molta gente che non ha avuto voce in capitolo per molto tempo, improvvisamente ha la possibilità di dire la sua. E loro sono desiderosi di farlo, il che è affascinante. Quello che ho da dire io in merito a questa questione non è poi così importante. Quello che conta è ciò che altre persone vogliono dire, quelle che non hanno le possibilità che ho io. È questa la cosa più rilevante e io sono desideroso di ascoltarli. Mentirei se dicessi che è facile, ma voglio provarci perlomeno.

Lo scorso 8 luglio, stesso giorno dell’uscita di Strange Fruit #1, una recensione di Women Write About Comics, firmata da J.A. Micheline e intitolata Il Privilegio Bianco, l’Audacia Bianca, e le Priorità Bianche affermò:

Questo fumetto non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Ci sono troppi precedenti di artisti bianchi che scrivono storie sulla schiavitù dei neri, troppi precedenti di persone bianche che plasmano a loro piacimento storie per i loro fini, troppi precedenti di persone bianche che scrivono di ciò che semplicemente non possono comprendere.

La suddetta recensione criticava poi lo stesso titolo di Strange Fruit, omonimo di una famosa canzone popolare contro il razzismo e specificatamente il linciaggio degli schiavi, composta da Abel Meeropol e resa famosa da Billie Holiday nel 1939.

Più tardi ancora Micheline ha scritto su Comics Alliance che “si tratta di persone di colore che soffrono mentre lettori bianchi pensano che il razzismo possa essere promulgato solo in una determinata maniera“.

Sulle ulteriori critiche alla pagina finale del suddetto fumetto, la quale ritrae un alieno (seppur di etnia afro-americana e con superpoteri) fare a pezzi la bandiera degli Stati Confederati, Waid ha risposto:

Quello che fa ha un senso, secondo voi? O ci si pulirà il culo con quella bandiera? C’è molto di più dietro quella scena. Non ne sta facendo il suo costume da supereroe. È una metafora, sta alzando il suo grande dito medio verso i personaggi di etnia caucasica che la utilizzano come simbolo, i membri del Klan che stanno portando quella bandiera. Ci sono delle responsabilità che non abbiamo preso alla leggera o senza la giusta considerazione. Ci sono tante altre cose che devono essere ancora raccontate, e ora che si avvicina la data d’uscita del secondo numero, sono sicuro che la storia acquisirà un senso maggiore. Siamo dunque grati a coloro che ci hanno concesso il beneficio del dubbio fino ad ora.

Di seguito, trovate il video dell’intervista integrale a Mark Waid.

 

 

Fonte: CBR