La parola a Dan Slott. E l’occasione è ben ghiotta per sentire cos’ha da dire lo sceneggiatore all’indomani dell’annuncio del suo abbandono dopo circa dieci anni della guida di Amazing Spider-Man. Il discusso autore non sarà più alle redini della vita di Peter Parker. Ecco cos’ha dichiarato di interessante al magazine Vulture.

 

Amazing Spider-Man #799, variant cover di Ed McGuinness

La decisione era presa da tempo. C’erano una serie di obiettivi che mi ero posto. Mi ricordo un’occasione in cui stavo parlando con Gerry Conway di quanto fossi rimasto sulla serie e lui mi fece notare quanto in fretta uscissero i numeri. Mi chiese se stessi correndo una maratona e gli risposi che era una maratona fatta di scatti, perché la testata usciva spesso due o tre volte al mese, diciotto numeri all’anno.

Ho sempre avuto lo sguardo proiettato in avanti, all’obiettivo. Se fossi arrivato abbastanza in là, sarei giunto a scrivere un quinto di tutta Amazing Spider-Man, per esempio. Se fossi rimasto abbastanza, avrei potuto scrivere l’albo #700. E così via. Ho continuato a pormi traguardi del genere e poi mi sono accorto che, una volta giunto a dieci anni e al numero #800, il prossimo traguardo possibile è davvero troppo lontano. Quindi ho sempre saputo che avrei mollato più o meno in questo periodo. Chi segue il mio account di Instagram sa che spesso postavo dei numeri misteriosi. Erano parte di un conto alla rovescia partito circa nel luglio del 2014. Ma nessuno sapeva cosa stessi conteggiando, a parte me.

Era anche il periodo in cui stavo scrivendo Ragnoverso, un impegno enorme. Dovevo fare un sacco di ricerca, leggere di ogni singola versione di Spider-Man. E, dato che stavo lavorando con due artisti che andavano a velocità differenti, avendo anche parecchi tie-in scritti da altri scrittori che avevano bisogno di sapere il finale di determinati numeri, accadde che Ragnoverso fosse scritto in maniera non cronologica. Non riuscivamo a progettare due numeri uno dietro l’altro. Fu lì che capii che qualcosa dentro di me si era rotto. Ma avrei tirato avanti. Se Spider-Man può sollevare tonnellate di detriti sulle sue spalle, potevo farcela anche io.

 

Da lì il progetto di arrivare fino al numero #801, che ha un significato particolare per Dan Slott. Unico traguardo ancora fuori portata, sarebbe stato sorpassare Brian Michael Bendis come sceneggiatore di Spider-Man più prolifico in assoluto. Se solo Slott avesse saputo che il suo collega sarebbe saltato alla DC Comics, abbandonando quindi Miles Morales, la meta sarebbe stata più abbordabile e sarebbe rimasto un po’ di più. Mancano una ventina di numeri per raggiungerla. Chissà, suggerisce, che non capiti in futuro, su qualche altra testata ragnesca.

 

Amazing Spider-Man #799, anteprima 01

Ci sono stati giorni della mia vita in cui vedevo tutto attraverso uno sguardo ragnesco. Tipo che vedevo qualcosa accadere in città e mi domandavo come Spider-Man avrebbe affrontato quello specifico problema. Un riflesso condizionato mentale. Quando fai una cosa del genere per dieci anni, finisce per diventare una seconda pelle.

Quando divenni l’unico scrittore della serie, Steve Wacker disse che sarebbe stato possibile a condizione che questo divenisse il mio impiego principale, il mio unico lavoro. Avrei dovuto abbandonare Mighty Avengers. Avrei scritto Spider-Man giorno e notte. Quaranta minuti di indecisione, gli dissi a pranzo che avrei dovuto pensarci. Chiamai mio padre, il quale mi ricordò che quello era stato il mio sogno da sempre. Realizzai che aveva ragione, attaccai il telefono e richiamai Wacker. Non aveva ancora fatto in tempo a tornare agli uffici Marvel.

Una delle cose più belle in assoluto è stato rendersi conto di essere parte di una specie di confraternita. Non una di quelle inquietanti, ma una buona, fatta di scrittori di Spider-Man. Con cui finisci per incontrarti alle conferenze, con cui hai un sacco di storie da condividere. Ho avuto delle conversazioni meravigliose con Gerry Conway, Roger Stern, David Michelinie, Tom DeFalco. E tutti avevano un comune denominatore: tutti mi consigliavano di non abbandonare la serie, finché non fossi stato costretto. E io decisi che avrei serbato quel consiglio nel cuore, puntando alla distanza.

 

Una delle cose più preziose imparate sul personaggio in dieci anni di storie? Che Spider-Man può arrivare ovunque. Non importa che le sue avventure avvengano nel cosmo o nei vicoli di New York, perché anche quando è un pesce fuor d’acqua rimane sempre se stesso. In forza di questo e della consapevolezza che la sua run non sarebbe stata infinita, Slott ha potuto fare cose bizzarre con Peter negli ultimi anni della sua gestione.

 

 

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