David F. Walker parla di Luke Cage e della sua storia targata Legacy che scava nel passato del personaggio, senza che il suo cammino verso il futuro si interrompa.

In qualche modo, l’eroe dalla pelle impenetrabile sta per tornare dove tutto è iniziato per lui: in prigione. Ma non si tratta di una prigione tradizionale…

 

Luke Cage #167, copertina di RhazzahNel primo arco narrativo, ambientato a New Orleans, lo abbiamo visto fare i conti con alcuni fantasmi del suo passato e con una crisi esistenziale. Pare che tutti i miei personaggi debbano passarne una, dato che io ci sono sempre in mezzo. Ed eccolo qui, al termine di questo percorso, quando un evento che non posso anticipare lo costringe a tornare a casa. Ora, nel numero #167, si troverà in guai molto peggiori di quelli della Louisiana.

Tutto comincia con un viaggio, che sarà molto breve e che lo trascinerà nuovamente in prigione. Quando la Marvel ha annunciato Legacy, sapevo che avrei voluto riportare Luke in questa situazione, mi sembrava una scelta ovvia. Da lì, il problema è stato soltanto decidere in che modo e in che senso. E come tirarlo fuori. Quando ha debuttato negli anni Settanta, era un carcerato, punito per un reato che non aveva commesso. E questa idea era perfetta per un nuovo inizio. Non è una chance che si ha con molti personaggi, quella di tornare alle origini. Difficile che Spider-Man venga nuovamente morso da un ragno radioattivo.

Avete visto dalla copertina del numero #166 che Ringmaster è l’avversario principale. Luke sarà in prigione, innocente e impossibilitato a uscirne con la forza. Parte di questa storia ha a che fare con la definizione della sua vera identità, non solo in termini personali, ma anche per quanto riguarda ciò che è in grado di fare come supereroe.

 

Walker trova interessante tornare a una situazione così seminale per il personaggio anche perché moltissimi lo hanno appena conosciuto grazie alla sua serie TV Netflix. Trovare un equilibrio tra le origini classiche, note agli appassionati, e quel che sanno dell’eroe coloro che lo hanno conosciuto in altri periodi o su altri media è una sfida interessante. Per farlo, lo sceneggiatore ha riletto molti romanzi di Chester Himes, un autore di noir duro e ruvido che, secondo lui, ha influenzato le prime storie di Power Man anche più della blaxploitation degli anni Settanta.

 

Luke Cage #166, copertina di RahzzahDi solito, quando le sue origini vengono rinarrate si tratta di flashback molto brevi. Sono convinto che ci sia moltissimo di Carl Lucas che ancora deve essere esplorato.

Nelle storie degli anni Settanta, pareva che ogni volta incappasse in qualche figura del passato che conosceva prima di acquisire i poteri. Ogni volta, finiva per combatterci. Tra Big Ben Donovan, Diamondback, Shades e Comanche, pareva ci fosse sempre qualcosa da scoprire. Un giorno, spero che lo faremo assieme.

Luke ha bisogno di essere sviluppato e sfaccettato quanto i più importanti personaggi Marvel. Come Stark con il suo alcolismo o la natura di uomo fuori dal tempo di Rogers, che hanno un sistema di valori e un’etica diversa da ogni altro. Luke merita altrettanto, non solo lo status di supereroe nero e figo. Molti dei personaggi di colore del mondo dei fumetti non comunicano sufficiente umanità. Ma ora siamo a un punto in cui c’è sufficiente maturità, nel nostro ambiente e in generale, per porvi rimedio.

 

 

Fonte: Marvel