È in arrivo il 23 giugno negli Stati Uniti Marvel’s Voices: Pride #1, lo speciale che la Casa delle Idee dedica ai suoi eroi LGBTQ+. Un’antologia di storie che include personaggi che spaziano da Mystica a Destiny, da Northstar a Karma. Tra questi, due delle figure più note nel sottobosco mutante sono Bobby Drake, alias l’Uomo Ghiaccio, e Daken, l’irrequieto figlio di Wolverine.

 

 

Gli sceneggiatori delle storie dedicate ai due Homo Superior, rispettivamente Anthony Oliveira e Steve Orlando, parlano del loro approccio a quelle storie e ai personaggi che hanno scelto di portare sotto i riflettori:

 

Marvel's Voices: Pride #1, copertina di Luciano Vecchio

Oliveira – Bobby Drake è un personaggio che è sempre stato molto vicino al mio cuore. Lo dico sempre, ma sapevo che l’Uomo Ghiaccio era gay ancor prima di scoprire che io lo fossi: ricordo mentre cercava disperatamente di rivelare a Jean o Rogue il suo segreto negli anni 90, quelle orribili cene con i suoi genitori che facevano commenti casuali e crudeli, i suoi sentimenti profondi, dolorosamente non corrisposti e inesprimibili, mi sono sempre stati familiari. Ha passato decenni cercando di elaborare qualcosa di indicibile (nel senso letterale del termine, nemmeno gli autori potevano dirlo) e io, come anche molte persone queer, credo conosco molto bene quel dolore. Lo amo moltissimo.

Quindi, quando [l’editor] Sarah Brunstad mi ha contattato per chiedermi se fossi interessato a scrivere per l’albo Pride, ho pensato: “Sì, ovviamente, certo che sì!” e ho inviato subito cinque o sei proposte per diversi personaggi/storie, di cui due su Uomo Ghiaccio, e sono stato molto contento quando Sarah ha scelto quella che abbiamo usato, perché quando l’ho scritta ho pensato: “Be’, non ce la lasceranno fare mai”. Sono molto orgoglioso di questa storia.

Marauders #21, variant cover di Phil Jimenez

Ho sentito un enorme sollievo quando la sessualità di Bobby è stata rivelata. Mi sono sentito come quando ho fatto coming out. So che è un personaggio immaginario, ma ho provato la gioia che si prova per un amico.

Penso che sia strano riflettere su quanto sia stato assolutamente sterile il campo della rappresentazione queer nella cultura pop per così tanto tempo. I personaggi queer esistevano, ma erano così periferici, così indescrivibili, che se un personaggio diceva “Sono gay” o qualcosa del genere sapevi che quasi sempre qualcuno gli avrebbe sparato o sarebbero scomparsi. Quando ero un ragazzino e un adolescente introverso, non avevamo altro che quelle letture e sottotesti queer: la teoria queer veniva usata ai margini. Eravamo affamati.

Quando c’è stato il coming out di Bobby (niente più allusioni o battute o sottintesi, come abbiamo visto per decenni, ed è stato detto esplicitamente), per un fan come me è stata una grande festa. Proprio nel cuore del canone, un personaggio che conosci da cinquant’anni, può finalmente dire la sua verità. Ora i “fan” che odiano le persone queer (ovviamente e sfortunatamente ce n’erano e ce ne sono molti) cercano di combattere in salita contro la valanga del canone: tre decenni di storia e di lavoro di scrittori come Liu, Austen, DeMatteis e persino Stan Lee alla fine vanno al posto giusto.

Marvel’s Voices: Pride #1, variant cover di Olivier Coipel

Penso che in Bobby una certa misura di trauma permanga sempre. Bobby Drake come persona non è mai stato a suo agio con se stesso, e penso che a un semplice livello somatico, le ansie e le incertezze lascino il segno anche dopo che la causa è svanita. Ci sono molti personaggi queer che sono usciti allo scoperto e sono stati accolti con un abbraccio, o sono stati orribilmente rifiutati. Bobby ha vissuto in un lungo periodo di accettazione condizionale, di amore seguito da vari asterischi, e penso che lesioni come quelle guariscano lentamente.

Penso molto a come Bobby abbia trascorso tutta la sua vita tenendo nascosto quell’aspetto, e ora vive a Krakoa, circondato da una generazione che, in parte grazie al suo stesso duro lavoro, vive in un mondo meno bigotto di quello a cui è sopravvissuto. E penso che questo debba farlo sentire molto orgoglioso, ma anche molto solo. Di recente ho riletto tutto il materiale originale degli cinque X-Men originali precedente a Giant-Size X-Men, ed è sorprendente come gli loro si relazionino tra loro. Hank è il sua migliore amico, quello con cui può scherzare (in un modo che rispecchia la successiva amicizia di Hank con Wonder Man, prima che le crudeltà del mondo rendessero Hank un po’ meno divertente). Jean è una sorella maggiore. Fin da X-Men #1, è molto chiaro che Bobby è l’unico ragazzo della squadra a non essere attratto da lei perché “non è un lupo famelico come voi ragazzi” ed è felice di essere il suo fratellino scalmanato.

Marvel's Voices: Pride #1, variant cover di Phil Jimenez

Scott è, credo, è il suo fratello maggiore severo. Bobby è abituato ad avere figure autoritarie e ferree nella sua vita (suo padre, Xavier, Scott) e vuole disperatamente renderli orgogliosi di lui, ma pian piano impara anche a ribellarsi contro di loro. Penso che in molti modi, Bobby riconosca di avere qualcosa in comune con Scott: entrambi racchiudono in loro qualcosa di esplosivo, che devono contenere esercitando  un autocontrollo permanente. Avrebbero potuto fare delle ottime conversazioni, se non fosse per il fatto che entrambi tendono a chiudersi a riccio e non vogliono rischiare una tale vicinanza.

Quanto a Warren, Bobby si ritrova in soggezione nei suoi confronti per molti motivi sensati: Bobby è una creatura ansiosa, ha un sofferto bisogno di approvazione e affermazione che deriva ovviamente dalla sua vita domestica e l’ha portato a sviluppare la sua personalità da “pagliaccio della classe”. Bobby desidera profondamente essere amato. E Warren è bello, sicuro di sé, magnanimo affascinante e gentile senza sforzarsi. Bobby non aveva speranza contro di lui.

Ora Bobby insegna l’importanza della responsabilità finanziaria ai giovani di Krakoa. Vivere in un’isola paradisiaca post-capitalista e insegnare diritto tributario internazionale sembra una specie di purgatorio personale, ma sfortunatamente è il tipo di sofferenza autoinflitta che Bobby Drake trova irresistibile, quindi anche se mi auguro che prenda decisioni migliori, sfortunatamente, non escludo che continui a farlo. In quel caso, spero che si prenda qualche giorno in spiaggia e che i suoi studenti lo riportino almeno per un po’ ai giorni in cui faceva il clown della classe.

Wolverine #13, variant cover di Phil JimenezOrlando – Essendo nuovo alla Marvel, ogni personaggio per me racchiude una miriade di possibilità. Daken, tuttavia, è un personaggio che ha sempre toccato le mie corde personali, essendo a mia volta un individuo testardo, erratico, bisessuale, a volte difficile, che non si fa problemi a toccare i tasti più scomodi. Quindi, quando abbiamo iniziato a parlare di questo albo, c’era solo un personaggio in cima alla mia lista. Le possibilità da esplorare sono anche ciò che mi ha guidato nella creazione di Somnus. È stata una sfida: come possiamo creare un nuovo personaggio che parli dell’identità bisessuale di Daken, che sia nuovo di zecca, ma che abbia anche una storia con lui da esplorare in futuro? Come creare un personaggio che gli facesse da cassa di risonanza, che conoscesse Daken quando non era ancora la figura più cinica che è oggi? Elaborando i tratti che rendono Daken iconico è nata la possibilità di un personaggio come Somnus.

Somnus, grazie ai suoi poteri mutanti, ha la possibilità di vivere le sue fantasie una notte alla volta, sia come mutante che come gay. Quando incontra Daken, che sta ancora lottando con tutti quei concetti, Somnus  appare sicuro di sé, gli offre una via di fuga, e la cosa sembra quasi intimidire Daken.

Marvel's Voices: Pride, variant cover di Luciano Vecchio

Nel presente, con l’avvento di un’utopia mutante su Krakoa, è Daken che ora può offrire un momento di libertà e di esperienza che Somnus non avrebbe mai pensato di vedere. È un cerchio che si apre quando Somnus offre a un giovane Daken una notte di esplorazione sfrenata e di gioia, e si chiude quando Daken offre a Somnus la stessa opportunità su scala più grande, grazie a Krakoa.

Quello che adoro di Daken è la sua transizione da cattivo, ad antagonista, ad antieroe a qualcosa di più, e quanto il suo carattere sia complicato, disordinato e, in definitiva, reale. Il tutto, ovviamente, attraverso la lente dei fumetti. Ma Daken non è mai stato una sola1 cosa durante la sua esistenza come personaggio: è sempre stato molte cose, ha commesso molti errori e il suo percorso di la crescita è pieno di false partenze. Questo lo rende per me incredibilmente identificabile, forse a causa di quanto anch’io sia imperfetto. Nei fumetti Daken vive una vita grandiosa, ma il cammino che lo porta verso la redenzione è dissestato, disseminato di deviazioni impreviste e colpi di scena. Questo è ciò che lo rende così intrigante per me.

 

 

 

Fonte: AIPT