Uno dei panel più interessanti tenutosi al New York Comic Con 2016 ha visto gli sceneggiatori Chris Claremont e Peter David, l’editor Daniel Ketchum e il vignettista Max Wittert ripercorrere la storia degli X-Men e di altre serie a fumetti dedicate a “reietti” riesaminandole alla luce del tema delle problematiche, dell’accettazione e dell’integrazione della comunità LGTB. Ecco gli estratti salienti della discussione.

 

Uncanny X-Men #255, copertina di Marc SilvestriChris Claremont – Neri, mormoni, ebrei, ispanici, arabi… Uncanny X-Men era, anche se può suonare pretenzioso, non-denominativo e inclusivo. Non ho mai pensato a un’analisi incentrata specificamente sull’orientamento sessuale. Strutturavo le storie cercando di renderle semplici e fruibili per gli adolescenti, ma includendo ulteriori strati che sarebbero diventati più chiari, crescendo. Sapevo con esattezza quale rapporto ci fosse tra Mystica e Destiny… è sempre stato così, aveva sempre fatto parte della formula.

Peter David – Ricordo il mio arco narrativo su Justice League Task Force in cui J’onn J’onnz si trasforma in Joan Jones e sposa una donna, una trama che superò il vaglio della Comics Code Authority… fino alla parte in cui le due “donne” si baciano durante la cerimonia. La vignetta venne modificata per rimuovere quella scena. Ora il Code è stato abolito e abbiamo solo un monitoraggio interno… a cui non importa niente se i personaggi sono gay o etero. Ed è così che dovrebbe essere!

Daniel Ketchum – Il coming out dell’Uomo Ghiaccio è avvenuto dietro le quinte. Non c’è mai stato un progetto a lungo termine. Brian Bendis aveva un’idea per il personaggio, si è presentato, ci ha proposto la sua storia e noi l’abbiamo passata attraverso i vari uffici della Marvel affinché tutti potessero darci un’occhiata, ma questo è quanto. Quando è andata in stampa, c’erano degli editor che nemmeno sapevano cosa stessimo facendo. Non c’è stata una pianificazione studiata a priori.

Peter David – Mi chiedono: qual è la cosa più importante che un personaggio gay potrebbe fare in una storia? E la mia risposta è: la stessa cosa di qualsiasi altro personaggio! La sessualità non dovrebbe essere particolarmente rilevante in un racconto, a meno che non tratti di qualcosa che riguarda la sua vita personale. Se il gruppo sta combattendo contro Apocalisse, o cose del genere… la sessualità non è un elemento rilevante.

RogueMax Wittert – Credo che sugli X-Men in generale possano essere visti come un’allegoria quasi esplicita delle lotte dei gay, una situazione a cui ogni personaggio reagisce in modo personale. Rogue, per me, è una fantastica icona gay. La vedo come un personaggio che interpreta alla perfezione le lotte dei gay, ha un potenziale incredibile, ma è proprio quel potenziale a impedirle di avvicinarsi alla gente e di restare intrappolata nel suo mondo personale… ma nonostante questo, si impone come una figura audace e potente.

Claremont – Mi piacerebbe raccontare una storia in cui il Paese si trovi di fronte a un candidato presidenziale che viene eletto predicando i valori più tradizionalisti e poi mette in atto ciò che predica. È allora che la popolazione si rende conto che la realtà come la conosciamo non è poi scolpita sulla pietra come crediamo. Se prendiamo certe cose per scontate, un giorno potremmo svegliarci e scoprire che non ci sono più… e in quel caso come affronteremmo la situazione? Come andremmo avanti? Come sopravvivremmo?

Ketchum – Mi è stato chiesto se la Marvel un giorno pubblicherà mai una squadra di X-Men composta soltanto da personaggi LGBT. Sarebbe fantastico! Non so che successo potrebbe avere a livello di vendite, sarebbe un titolo molto specifico… Ma mi piace molto il fatto che la Marvel si interessi sempre di più ad avere molte voci diverse all’interno di una serie. Penso per esempio a Luke Cage, dove il cast è composto quasi esclusivamente da personaggi neri. Credo che sia solo una questione di tempo prima che si possa fare qualcosa del genere anche con gli X-Men.

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Fonte: CBR