Venezia 75 - Monrovia, la recensione
Piantatosi a Monrovia, nell'Indiana, Wiseman racconta un pezzo vero di America
Ci sono discussioni su come ampliare il paese e non tutti sono daccordo ma mai si trascende, ognuno è rispettato. Ci sono le aste di trattori, ci sono le piccole feste, le persone al diner, chi beve e chi lavora. A Wiseman interessano le azioni prima delle opinioni e anche nelle conversazioni che sceglie di inserire nei suoi documentari che ambiscono a raccontare posti, luoghi, paesi o istituzioni, gli interessano i fatti e non le opinioni.
Sentiamo qualcuno parlare di quanto la polizia debba intervenire in certe aree cittadine ma non la vediamo mai. Wiseman ci fa vedere quasi tutto di Monrovia ma mai una notte, un giorno di pioggia, un arresto o un pianto, il mondo come lo guarda lui è stupendo eppure non suona falso, solo parziale. Il mondo ideale di questo cineasta è così fantastico che è capace di suscitare non tanto l’illusione che tutto sia così ma una profonda aspirazione a che possa esserlo.Quel che è filmato in Monrovia alla fine quindi non è tanto Monrovia, i suoi cittadini e le sue attività, ma come una comunità possa tenere in piedi un piccolo centro, come gli esseri umani facciano funzionare le cose, come insieme siano più della somma dei singoli individui. È una visione stranamente calamitante anche se non ha intrecci o narrazioni propriamente dette e al tempo stesso misteriosamente commovente.