Non capita di frequente di vedere in concorso in uno dei festival di primo piano un film come Philomena, melodramma agrodolce che non ha timore di strappare a forza le lacrime ma anche la ruffianeria di sanare il magone con continue ironie e una caratterizzazione dei personaggi definibile solo come "adorabile".

Solitamente infatti questo genere di film molto indulgenti con il pubblico (categoria: un sorriso per ogni lagrima), che non cercano discorsi complessi ma anzi dividono nettamente i personaggi in buonissimi e cattivissimi fino a portare al trionfo sentimentale i primi e all'infamia spietata i secondi, sono materia schifata dal mondo del cinema più alto e intellettuale, melassa da grande pubblico. Per questo la presenza in concorso di Philomena va considerata come un merito della gestione Barbera, che non si è fermata di fronte a tutto ciò e ha deciso di mostrare lo stesso questo lavoro di rigorosa perfezione filmica, povero di contenuti ma ric...