Stephen King ha condiviso la sua recensione di Baby Reindeer e su The Times lo scrittore ha avuto modo di dare spazio alle sue lodi per il progetto ideato e interpretato da Richard Gadd ispirandosi alla sua vita.

L’autore ha apprezzato molti elementi del progetto targato Netflix. King ha ad esempio sottolineato:

A differenza di molti episodi delle serie in streaming, che possono sembrare gonfiati a 50 minuti – o anche di più – le puntate di Baby Reindeer, ciascuna di circa 30 minuti, sono come coltellate brevi e rapide inflitte da un coltello molto affilato. Qui, dopo meno di due minuti dall’inizio del primo episodio, possiamo scoprire cosa distingue Baby Reindeer da tante serie drammatiche, drammi e psicodrammi che popolano l’occasionale ricchezza (e la mediocrità più comune) della tv in streaming. Ci viene data la natura essenziale di due personaggi importanti in meno di due minuti. Hanno entrambi delle necessità dal punto di vista psicologico, ma è Martha a essere mentalmente instabile e manipolatrice. Ma Donny – nonostante gli occhioni spalancati e speranzosi che continuano a dire ‘Non farmi del male’ – ha la capacità, inusuale e piuttosto eroica, di guardare dentro di sé.

Stephen King ha quindi aggiunto:

Il grande dono (non lo definirò un trucco) di Baby Reindeer è che capiamo perché Donny ha impiegato così tanto tempo a denunciare il suo abuso. Non è perché chi compie gli abusi è una donna, e non è perché è estremamente sovrappeso (anche se mio dio, si può muovere velocemente quando è arrabbiata). Ma è perché, nel suo cuore, Danny crede di meritarselo. Proviamo empatia per lui piuttosto che impazienza e sentiamo empatia anche per Martha.

L’autore ha successivamente lodato gli script e il personaggio di Donny, alle prese con problemi mentali come depressione e le conseguenze dei traumi vissuti. Stephen ha apprezzato particolarmente il sesto episodio perché “La lotta tra l’odio per sé stesso e la sua autostima in questo monologo rendono il sesto episodio di Baby Reindeer una delle cose migliori che abbia mai visto in televisione (o nei film, per quel che importa)”.
La complessità di Martha, interpretata da Jessica Gunning, ha inoltre conquistato King, convinto dal modo in cui è stata portata sugli schermi la storia ispirata alla vita di Gadd. L’introduzione della stalker, secondo l’autore, è all’altezza dell’entrata in scena di Annie Wilkes, personaggio al centro della storia di Misery non deve morire. Secondo lo scrittore, Donny Dunn è diverso da Paul Sheldon perché il personaggio che ha creato per il suo romanzo è stato gravemente ferito in un incidente d’auto, oltre a un altro elemento:

Non dà ad Annie una tazza di té, infatti probabilmente le avrebbe dato uno sguardo di sfuggita se si fosse presentata in fila per ottenere un autografo. Donny, invece, invita il diavolo a entrare, anche se non ne è consapevole.

Paul e Donny sono inoltre diversi perché il personaggio di Gadd prende in mano la sua situazione, gettando per terra la sua valigia piena di oggetti di scena ed essendo onesto – brutalmente – con il suo pubblico.

Che ne pensate dei commenti di Stephen King sulla serie Baby Reindeer?

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Fonte: The Times

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