Siamo vicini alla fine e Gotham ci regala un episodio sicuramente scorrevole ma al tempo stesso estremamente forzato. Ogni azione, ogni momento e situazione è calcolata nel minimo dettaglio, forse fin troppo. “Unleashed“, questo il titolo dell’episodio, inizia con Harvey e Gordon che entrano ad Arkham con un mandato di perquisizione per l’ufficio di Hugo Strange, ma quello che trovano è solo un sacco pieno di documenti tritati giusto in tempo prima del loro arrivo. Lo scienziato è ancora troppo furbo per i nostri protagonisti e al momento più si va avanti e più il suo atteggiamento risulta essere estremamente fastidioso, ma in fondo è quello il suo scopo.

Mentre Barnes è ricoverato e Azrael è ancora in giro ci pensano Harvey e Gordon, come al solito, a gestire la faccenda generale dentro e fuori al commissariato. Come prima tappa dell’indagine i due si dirigeranno da Tabitha la sorella di Galavan. Quest’ultima con lo zaino alle spalle pronta per la fuga viene fermata giusto in tempo e una volta costretta ad aiutare i due agenti, racconta loro che in realtà quello che stanno cercando non è più il Galavan che tutti conoscono bensì si tratta di Azrael, un personaggio leggendario che inevitabilmente è alla ricerca della vera spada magica forgiata dai monaci. Sarà proprio questo il primo passo che condurrà gli eroi al primo scontro diretto dell’episodio con Azrael. Infatti una volta arrivati alla cripta di famiglia per prendere la spada seppellita all’interno della bara del nonno dei due fratelli, il tempismo perfetto porta Azrael ad arrivare nello stesso momento. C’è poca suspense e si sente odore di un processo troppo calcolato in pre-produzione. La sceneggiatura prevedibile porta a non rimanere sorpresi più di nulla, e questo è un peccato visto che la stagione in questione sembrava aver preso una strada del tutto inedita rispetto alla prima. La prevedibilità dello scontro forzato tra Tabitha e Azrael non ci regala nessuna emozione, se non un cambio improvviso di bersaglio per il villain. Infatti la ragazza con l’intento di fargli ritornare la memoria ricorda ad Azrael quale era il suo primo obiettivo una volta arrivato a Gotham, ossia Bruce Wayne.

Il giovane Bruce in questo episodio funge solo da intermediario per dare a Selina una storyline autonoma come non si vedevano da parecchi episodi. La ragazza durante la richiesta d’aiuto da parte di Bruce capisce che deve salvare la sua amica Bridget dalle grinfie di Hugo Strange sentendosi lei stessa colpevole della sua ingiusta incarcerazione. Forse è proprio questa la migliore svolta dell’episodio seppur il suo incontro nei condotti della prigione con Nygma sia del tutto privo di naturalezza. L’enigmista d’altro canto prova in tutti i modi a fuggire dalla prigione ma purtroppo non è ancora giunto il suo momento. Selina, nonostante il casting più che azzeccato, è un personaggio forse un po’ troppo ridondante, abbiamo a nostra disposizione due o tre sfaccettature del suo carattere che si ripetono in continuazione attraverso lo stesso tipo di narrazione. Altro punto basso dell’episodio arriva nel momento in cui Selina è costretta a nascondersi per non farsi vedere e proprio di fronte a lei Strange e Mrs. Peabody parlano dei piani di trasferimento dei pazienti. Ogni personaggio ha una stella sul pavimento dove deve recitare la propria battuta. Gli spazi vengono utilizzati male e l’intuibilità di certe situazioni non portano affatto a nulla di buono. Le buone azioni in questo episodio non giustificano la banalità, a partire dal rientro in corsia di personaggi superficiali in questa seconda parte di stagione come Butch e Tabitha che servono solo per portare Pinguino da Azrael verso la sua vendetta definitiva. Anche se forse qui potrebbe esserci un colpo di scena non indifferente.

Una delle parti migliori è sicuramente quella in cui Alfred si scontra a colpi di spade contro Azrael, ormai arrivato a villa Wayne con l’intento di far fuori il giovane ereditario. Questi nel frattempo scappa e mentre Alfred viene messo a tappeto il ragazzo si rifugia nel garage in cerca di un automobile che sia aperta e con delle chiavi all’interno, viste le premesse non sarà affatto difficile. Infatti una volta trovata l’auto perfetta Bruce ha la brillante idea di investire con tutta la rabbia che ha in corpo il leggendario Azrael. Ma neanche le ruote e il paraurti di una macchina possono distruggere la sua immortalità, così come non arriveranno ad ucciderlo i colpi di pistola di Gordon, anche lui arrivato giusto in tempo per accodarsi all’ultima azione. Fortunatamente però arriva un bel colpo di scena: saranno Pinguino e Butch con un mega bazooka a far fuori in mille pezzi Azrael e non poteva esserci scena più riparatrice di questa. Se l’episodio era insufficiente, la spontaneità portata da Pinguino attraverso la sua ironia pungente e la musica a tema rende la scena ancora più grottesca ed esilarante.

In definitiva l’episodio come avevamo già anticipato all’inizio di questa recensione scorre piuttosto veloce, perché se c’è una cosa che a  Gotham non manca è il ritmo. Purtroppo giunti ormai al ventesimo episodio, come tutte le serie troppo lunghe, si arriva ad un punto in cui si è saturi di cose ripetute fino all’inverosimile seppur la serie creata da Bruno Heller abbia una sua forte identità, nella regia, negli ambienti e nelle strane e apprezzabili situazioni in cui spesso alcuni episodi si trovano. Il finale aggiunge alla lista un altro villain che ritorna, ossia Firefly nonché la vecchia amica di Selina, Bridget ma anche qui l’effetto sorpresa non è affatto un effetto sorpresa.