Netflix è tornata a battere le aspettative degli analisti, chiudendo un terzo trimestre molto positivo sia a livello finanziario che a livello di prospettive, con la promessa di un nuovo aumento di prezzi apprezzato dagli azionisti (meno dai consumatori). Non a caso, nelle contrattazioni after-hours il titolo cresceva del 12% a Wall Street, toccando i 388 dollari per azione (nell’ultimo mese avevano perso circa il 18%).

Tra luglio e settembre la più grande piattaforma streaming al mondo ha aggiunto ben 8.76 milioni di abbonati, salendo a un totale di 247.15 milioni di abbonati in tutto il mondo: salgono quindi le aspettative per l’ultimo trimestre dell’anno, solitamente il migliore in termini di aumento nel numero di abbonati. È una notizia molto positiva soprattutto perché riflette le conseguenze del giro di vite sulla condivisione delle password, che non ha causato la temuta emorragia di abbonati ma anzi ha accelerato la crescita grazie alla disponibilità di abbonamenti a prezzi vantaggiosi (grazie all’aggiunta della pubblicità) per chi è stato escluso dagli account condivisi. I ricavi sono in linea con le aspettative degli analisti, a 8.54 miliardi di dollari.

Nella lettera agli azionisti, il management ha spiegato che gli abbonamenti ai piani con pubblicità sono cresciuti del 70% rispetto al trimestre precedente, e che il 30% dei nuovi abbonati scelgono il piano meno costoso con pubblicità, dove disponibile. Si sottolinea però che l’area pubblicità deve “migliorare per incrementare gli affari”: recentemente, lo abbiamo segnalato, il capo della divisione Jeremi Gorman è stato sostituito con Amy Reinhard.

Nella lettera si citano anche gli scioperi degli sceneggiatori e degli attori (quest’ultimo ancora in corso), che nel trimestre estivo hanno creato una forte discontinuità nelle produzioni americane. Netflix è meglio posizionata di altri studios in questo contesto, perché ha a disposizione molte produzioni internazionali da lanciare in streaming, ma è indubbio che siano i titoli americani quelli a generare maggiore attrazione e la carenza di film e serie tv inizierà a farsi sentire nei prossimi mesi. Certo, lo stop alle produzioni continua a generare una conseguenza positiva (nel breve termine), e cioè una grande liquidità disponibile: ad oggi nel 2023 Netflix ha generato 5 miliardi di dollari di flusso di cassa libero, e con il protrarsi dello sciopero degli attori potrebbe chiudere l’anno con 6.5 miliardi di dollari “inutilizzati”.

Da dove arrivano questi soldi? È presto detto: le previsioni di spesa per i contenuti del 2023 erano di 17 miliardi di dollari, e invece si chiuderà l’anno con 13 miliardi spesi.

Crescono i prezzi degli abbonamenti negli USA, UK e Francia

Come conseguenza degli ottimi dati sugli abbonamenti, Netflix ha annunciato un’aumento dei prezzi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia a partire da oggi.

Negli Stati Uniti, l’abbonamento Premium sale da $19.99 a $22.99 al mese. Sale anche il prezzo dell’abbonamento base (non più disponibile per i nuovi abbonati), da $9.99 da $11.99 al mese. I piani standard e con pubblicità rimangono allo stesso prezzo.

Nel Regno Unito i prezzi per il piano Base e Premium salgono a £7.99/£17.99, mentre in Francia salgono a 10.99€/19.99€. Anche in questo caso, i prezzi degli abbonamenti Base con pubblicità e Standard rimangono invariati.

Fonte: Deadline

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