Nel suo ultimo libro Unguarded, Scottie Pippen ha accusato Michael Jordan di aver fatto The Last Dance solo per dimostrare ancora di essere migliore di LeBron James.

GQ ha pubblicato un estratto del libro, in cui l’atleta ri-sottolinea la rivalità con Jordan, accusandolo di averlo messo più volte in ombra durante il loro tempo nei Chicago Bulls. Pippen si lamenta anche di come Jordan esca come unico protagonista da The Last Dance, e come i suoi compagni di squadra, che lo hanno reso la leggenda che è, siano stati messi sullo sfondo.

Michael ha ricevuto10 milioni di dollari  per la sua parte nel documentario, mentre  io e i miei compagni di squadra non abbiamo visto un soldo, un altro ricordo dei vecchi tempi. Per un anno abbiamo permesso alle telecamere di entrare negli spogliatoi, di assistere agli allenamenti, ai ritiri, agli hotel, nelle nostre vite. Non ero altro che un pezzo di scenografia. Mi ha definito “il miglior compagno di sempre” non sarebbe potuto essere più accondiscendente neppure provandoci.

Non ci ha dato credito per le vittorie, ma ci ha subito criticato per le sconfitte. Nelle settimane successive, ho parlato con un certo numero di miei ex compagni di squadra che avevano sentito la stessa mancanza di rispetto. Come osa Michael trattarci in quel modo dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui e il suo prezioso marchio?

Pippen infine sostiene che il documentario sia stato realizzato solo per dimostrare a tutti che Jordan fosse ancora più grande di LeBron James, dopo il recente dibattito GOAT che li ha riguardati.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto oppure, se preferite, sui nostri canali social.

Parlando di The Last Dance, la docu-serie, diretta da Jason Hehir (The Fab Five, Chicago Bears 1985, Andre the Giant), racconta una delle più grandi icone e squadre di maggior successo nella storia dello sport: Michael Jordan e i Chicago Bulls degli anni ’90. Lo show contiene materiale inedito della stagione 1997-98, quando il team ha vinto il sesto titolo NBA in otto anni.

Nell’autunno del 1997, Michael Jordan, il proprietario dei Bulls Jerry Reinsdorf e il coach Phil Jackson accettarono che una troupe cinematografica della NBA Entertainment seguisse la squadra per l’intera stagione sportiva. Il risultato è un ritratto straordinario di un iconico giocatore e di una celebre squadra, che viene rivelato ora, circa vent’anni dopo, in The Last Dance.

Fonte: Complex

I film e le serie imperdibili