Nel tumultuoso panorama televisivo attuale in cui intere stagioni di serie tv debuttano sulle piattaforme facendo parlare di sé per un paio di settimane e poi venendo brutalmente cancellate, e intanto i canali televisivi americani tradizionali perdono sempre più spettatori, c’è una workplace sitcom che è riuscita nell’utopistico intento di unire la network television e lo streaming, registrando ottimi ascolti sulla televisione lineare, entrando nell’immaginario collettivo e, strada facendo, vincendo anche qualche Emmy.

Si tratta di Abbott Elementary, creata, scritta e interpretata da Quinta Brunson. Una sitcom da 22 minuti molto tradizionale e semplice nell’impostazione, che tuttavia ha conquistato il cuore degli americani sulla ABC e di tutto il mondo su Disney+. La seconda stagione è arrivata da qualche settimana, e per l’occasione abbiamo avuto l’opportunità di parlarne proprio con Brunson, che per la prima stagione ha vinto un Emmy alla miglior sceneggiatura.

Abbott Elementary racconta le vicende di Janine Teagues, giovane insegnante idealista che va a lavorare in una scuola elementare di Philadelphia diretta da Ava Coleman (Janelle James). Si scontrerà con la dura realtà del sotto finanziato sistema educativo americano, ma conoscerà anche colleghi con cui legherà moltissimo, come Melissa (Lisa Ann Walter), l’insegnante di storia Jabob (Chris Perfetti) e la sua “mentore” Barbara (Sheryl Lee Ralph).

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In un’epoca in cui tutti gli showrunner cercano di puntare alla libertà dello streaming, Brunson ci ha raccontato perché ha cercato la sicurezza della cara vecchia sitcom da 22 minuti:

Qui negli Stati Uniti un “network sitcom” è una sitcom che va in onda su un canale televisivo broadcast come la ABC, la CBS, la NBC o FOX, che sono le nostre quattro grandi reti televisive. Inoltre durano 22 minuti, con gli stacchi pubblicitari. Questi sono confini molto netti che definiscono la scrittura della sceneggiatura. Nelle commedie per i canali via cavo non sono gli stessi. Penso che l’obiettivo sia realizzare qualcosa di accessibile a un pubblico ampio, lavorando all’interno di questi confini. Poi, per esempio, si possono dire delle scurrilità leggere e non si possono mostrare scene di sesso. È un tipo di commedia che difficilmente si trova nello streaming, dove si ha un tempo illimitato. Spesso le commedie in streaming durano 40 minuti, mentre io ho sempre amato il formato da 22 minuti, mi dà sicurezza. Rapido e indolore! 22 episodi da 22 minuti, ogni stagione. Volevo lavorare all’interno di questo mondo.

La prima stagione di Abbott Elementary ha avuto un grande successo, tanto che la seconda stagione è stata ampliata dai 13 episodi iniziali a 22, coprendo quindi un’intero “anno” di televisione broadcast. Brunson ci ha spiegato di aver pensato fin dall’inizio di avere in mano uno show vincente:

Confesso che mi aspettavo di avere in mano qualcosa di davvero speciale. Prima di questa serie avevo sviluppato altre due grosse serie, ma non sono mai riuscita a portarle sullo schermo. Ma quando ho iniziato a lavorare a questa serie, forse anche grazie all’esperienza dei due progetti precedenti mai realizzati, ero più sicura di me e mi sono resa conto che era una serie davvero buona e che se fossimo riusciti a mandarla in onda avrebbe avuto molto successo. Ho anche avuto la fortuna di non avere intoppi: il casting è andato benissimo, anche l’ingaggio dello staff. Tutti i pezzi del puzzle si sono incastrati nel modo giusto. Una volta sul set, mi sono resa conto che stavamo facendo qualcosa di veramente speciale. Abbiamo anche avuto la fortuna di poter coinvolgere Michael Wetstone, che ha una grande esperienza con le scuole, sa benissimo come allestire il set nel modo giusto. Poi siamo andati a Philadelphia con la mia costumista, Susan, e abbiamo osservato come rendere al meglio gli studenti sullo schermo… Insomma, a un certo punto mi sono proprio detta: se questa serie non va in onda, se non diventa un successo, allora non so davvero cosa sto facendo. Probabilmente me ne sarei fatta una ragione e ci avrei riprovato… Ma ero veramente sicura del suo successo. E comunque ne sarò eternamente grata!

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Tuttavia, ampliare la seconda stagione non è stato affatto semplice. Il segreto, a quanto pare, è stato tornare ai modelli della sitcom tradizionale, con episodi meno incentrati sulla storia e più sul divertimento:

Dunque, avere 22 episodi è entusiasmante ma è anche una vera sfida, soprattutto all’inizio. Mi sono detta: cavolo, dobbiamo davvero lavorare molto! Ma avevo già un’idea di come avrei voluto che andasse la stagione, soprattutto per i personaggi di Janine e Gregory. Dovevo semplicemente espandere il tutto. E a un certo punto ho smesso di essere spaventata, perché mi sono resa conto che avevamo posto per inserire degli episodi particolari. Gli altri sceneggiatori mi prendono sempre in giro perché mi entusiasmo per degli episodi che non hanno senso. Per esempio, adoravo l’episodio che abbiamo chiamato “Egg Drop”, in cui i bambini partecipano a un’attività di lancio delle uova. Fin da subito ho iniziato a dire: ci siamo, questo è l’episodio giusto. Questo è pazzesco. È il nostro capolavoro, davvero. E gli sceneggiatori: “Ti devi dare una calmata”. Ma sono quegli episodi in cui, semplicemente, ci divertiamo nella scuola. C’è un altro episodio simile, quello dell’esercitazione antincendio. Mi sono entusiasmata come una pazza semplicemente all’idea di fare una storia su un’esercitazione antincendio, e gli altri sceneggiatori mi guardavano come se fossi fuori di testa. E io: “Beh i pompieri! I camion sono fantastici!” Finivo per parlare di questa roba per giorni. Sono questi gli episodi delle altre serie che amo. Quelli in cui già conosciamo i personaggi, e semplicemente li vediamo fare se stessi nelle situazioni più assurde. Sono i più divertenti, anche per il pubblico. E sono quel tipo di episodi che riesci a fare quando hai stagioni da 22 episodi.

Brunson ci ha spiegato anche che se nella prima stagione si è basata principalmente sulla sua esperienza, per la seconda stagione ha chiesto consiglio a degli esperti:

Nella prima stagione non abbiamo fatto interviste o cose di questo tipo: mi sono basata principalmente sulla carriera di mia madre, ho utilizzato soprattutto storie raccontate da lei. E non è che le abbia chiesto qualcosa, è che me ne ha raccontate talmente tante durante gli anni che ho attinto a quei ricordi. Inoltre, la maggior parte degli altri sceneggiatori ha contatti ravvicinati con educatori e insegnanti, e quindi anche loro hanno attinto alla loro esperienza con parenti e amici. Per la seconda stagione, invece, abbiamo dovuto fare un po’ di ricerca, per esempio sulle Charter school, le scuole private, perché volevo inserirle nel mondo di Abbott e volevo farlo nel modo giusto. Abbiamo incontrato insegnanti che hanno lavorato sia nel settore pubblico che in quello privato, abbiamo parlato con presidi, cacciatori di teste per le Charter school e abbiamo chiesto di parlarci delle loro esperienze. Penso che nelle prossime stagioni chiederemo altre consulenze, perché ci permettono di avere più prospettive.

Abbott Elementary non dipinge un quadro particolarmente invitante sull’educazione pubblica americana, e tuttavia mette al centro i veri eroi, gli insegnanti. L’intento iniziale non era però quello di fare una serie motivazionale:

Quando ho scoperto che alcuni leggevano la mia serie come qualcosa di motivazionale per diventare insegnanti sono rimasta sconvolta. È stata una vera sorpresa, perchè in realtà nella serie siamo molto onesti, per esempio su quanto guadagna un insegnante, oppure sulle difficoltà che deve affrontare. Tuttavia conosco diverse persone che insegnano, e amano davvero il loro lavoro. Penso che se questo è ciò che ami fare, alla fine è giusto che tu segua il tuo cuore. È una di quelle professioni in cui difficilmente, nonostante tutto quello che può succedere, uno decide di abbandonare. Una persona diventa educatrice perché ce l’ha nel cuore. Detto questo, quando ho deciso di realizzare la serie volevo fare una commedia e ho pensato che questo mondo fosse perfetto per raccontare storie divertenti. Non volevo dire per forza qualcosa di significativo sull’essere insegnanti, volevo mostrare il loro lavoro, informare a riguardo, mostrarne gli aspetti comici. Ma è difficile ignorare la realtà dell’essere insegnante: non potevamo non parlare delle difficoltà, della mancanza di fondi, dei problemi con gli studenti, degli stipendi da fame.

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Il feedback da parte del mondo della scuola è stato comunque fondamentale:

Abbiamo ricevuto moltissimo feedback positivo da parte degli insegnanti e degli educatori e di chi lavora nel sistema scolastico pubblico. Ed è stato fantastico, ovviamente, essere fermati per strada da qualcuno che ti dice di essere un insegnante o di avere un famigliare che fa l’insegnante, e che li rende felici vedere che stiamo davvero facendo la nostra serie nel modo giusto. Ma è una trappola voler rendere tutto preciso al 100%: non è il nostro obiettivo. Tuttavia, ci è capitato – soprattutto all’inizio – anche di avere delle reazioni negative. C’erano degli educatori che non apprezzavano il modo in cui ritraevamo alcuni personaggi. Per esempio non piaceva il personaggio di Ava, pensavano fosse un cattivo esempio per parlare dei direttori delle scuole. La mia risposta è sempre stata: nessuno intende proporre dei modelli! Ava è un personaggio, punto. E la nostra è una semplice serie tv!

Infine, Brunson ci ha dato anche la sua personale opinione sul motivo per cui gli insegnanti sono una categoria così poco apprezzata e retribuita anche in paesi sviluppati come, per esempio, gli Stati Uniti (o l’Italia, aggiungeremmo noi):

Ci ho pensato molto, e ho ridotto tutto a due questioni principali, anche se questa è solo la mia opinione. La prima è che è una professione svolta principalmente dalle donne. Si pensa che sia un lavoro da donne, e non si ritiene sia particolarmente intenso o importante. E la seconda è che a volte i lavori più importanti sono anche i più facili da sminuire, perché non sono particolarmente in vista. Insegnare non è un lavoro particolarmente affascinante. C’è chi vede gli insegnanti come a dei microonde o dei forni: sono importanti, servono a cucinare, ma spesso sono l’ultima cosa a cui si pensa quando si compra una cucina. Ricordo quando andai a vivere in un condominio bellissimo, aveva veramente tutto, e solo dopo ci siamo resi conto che mancava la lavatrice. Non potevamo crederci. Gli insegnanti stanno sullo sfondo, e svolgono una funzione fondamentale. Durante la pandemia, tutti sembravano impazziti perché avevano i figli in casa e dovevano fargli da insegnanti. Ecco, gli insegnanti lavorano ogni giorno con 30 ragazzini. Provate a immaginare cosa significa!

La seconda stagione di Abbott Elementary è disponibile su Disney+.

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