Per le mani di David Levine passano e sono passate tutte le serie con episodi da un’ora messe in onda dalla HBO, quindi un range che va da True Blood a Il Trono di Spade, passando per True Detective e più recentemente Big Little Lies e Westworld. Lui e il suo team le selezionano, decidono se dar loro una chance, leggono le sceneggiature, guardano il girato e poi ancora si occupano di tutta la promozione quando sono partite.

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Insomma seguono le serie dall’inizio alla fine e le supervisionano, il che significa che David Levine è l’uomo che manda a tutti le famigerate “note” dal network. Consigli, avvisi, richieste di modifiche o di aggiustamenti che pendono sulle teste di tutti.

Sbaglio o il tuo lavoro è il più odiato di tutti?

Sì è molto difficile e benché noi teniamo tantissimo ai nostri creativi e li coccoliamo, capisco che è difficile capirne l’importanza. Scrivere delle ottime note è complicato, io immagino sempre di scrivere al pubblico dello scrittore e uso un tono il più possibile comprensivo, so bene che c’è dell’orgoglio di mezzo e sentimenti che vengono facilmente feriti.

Ma nella pratica quand’è che il tuo lavoro torna davvero utile?

Specialmente all’inizio di una nuova serie, quando è importante che mantenga il percorso giusto. Non siamo noi a scriverle ovviamente ma dobbiamo essere certi che l’albero cresca nella direzione e con l’aspetto migliore. Cosa che come ti dicevo vale anche per la promozione, sappiamo noi spesso su quali aspetti è meglio insistere. Ad esempio per il poster dell’ultima stagione di True Blood avevamo Sookie al contrario ma siamo stati noi a dare l’indicazione di aggiungere una lacrima di sangue, così che di colpo Sookie sanguinasse vero sangue visto che è la fine dello show. Oppure per i poster di True Blood abbiamo ricevuto delle locandine bellissime ma abbiamo suggerito che forse in bianco e nero potevano essere meglio”.

Gli sceneggiatori e i registi ci raccontano sempre di quanto su network come HBO si sia più liberi del cinema o delle altre reti, si possono scrivere e fare cose che altrove impossibili, ma vorrei capire quali sono i limiti di questa libertà, quand’è che dici “basta”?

Nessuno è mai libero di fare qualsiasi cosa. Credo che per ogni network i problemi sorgano quando compri qualcosa e con il tempo questa comincia a cambiare per diventare qualcosa di diverso. Quando accadono cose che fanno si che non capisci più come mai certi eventi siano collegati ad altri. Lì mettiamo dei limiti alla creatività o alla complessità delle strutture. Ma se hai un contenuto forte e sei bravo ad eseguirli, allora ti lasciamo stare. Ad esempio per Il Trono di Spade a questo punto non hanno più bisogno di indicazioni, sanno bene da soli come andare, era semmai all’inizio che avevano bisogno di piccole correzioni per tenere coerente il percorso e far crescere la serie nella direzione giusta.

Hai menzionato Il Trono di Spade, nell’ultima stagione ci sono stati dei cambiamenti non da poco nella maniera in cui funziona il mondo della serie…

Sì. Tutto va molto più veloce!

Decisamente! Ma in particolare in molti (e io in primis) si sono chiesti come sia possibile che la gente viaggi così velocemente. Come mai in questo caso hai mandato una nota facendolo notare, pensavi fosse adeguato?

Credo che la sfida dell’ultima stagione sia riuscire a chiudere un mondo così grande. Gli showrunner hanno deciso di correre a questo passo per riuscirci nel tempo che si sono prefissati e hanno un’idea molto chiara di come fare. Certo per riuscirci hanno dovuto cambiare le dimensioni di spazio e tempo, ma considera che anche se non te ne sei accorto, ci sono sempre stati degli spostamenti un po’ implausibili, eccessivamente rapidi per la grandezza del mondo in cui è ambientata la storia. Certo ora si è fatto tutto più clamoroso, ma se non l’abbiamo segnalato è perché sappiamo dove vogliono andare a parare e che vogliono farlo senza aggiungere altre stagioni, quindi devono sbrigarsi. Ma non sono sicuro che lo rivedremo anche nella prossima stagione.

Non avete mai pensato di fare semplicemente una stagione in più?

Noi eravamo pronti a farne quante ne volevano loro, sono stati gli showrunner a decidere di non farne un’altra e a quel punto gli showrunner sono così in controllo del prodotto che non puoi tirarli fuori dal loro percorso, è come se fossero nel mezzo di una valanga, non puoi tirarli fuori senza creare problemi. Sai poi i nostri show sono molto lenti, si evolvono piano piano, è la nostra caratteristica, quindi se vanno veloci è proprio una scelta, è perché gli showrunner pensano sia la cosa migliore.

Sono certo che nel tuo lavoro sia molto importante capire il gradimento del pubblico, tuttavia la gente si lamenta sempre di tutto…

Lo so è terribile.

…come fate a discriminare i commenti buoni da quelli viziati dall’odio?

Noi non accumuliamo commenti o feedback, semmai sono gli artisti ad accumulare serie. È proprio diverso. Non ci importa di ricevere feedback negativo se la serie viene guardata, significa che c’è qualcosa che attira comunque. Il pubblico ovviamente è importante ma lo show non è creato per il loro gradimento, lo show lo crei per lo show stesso, altrimenti se vai appresso al gradimento del pubblico tiri fuori un prodotto che non funziona. Ho lavorato a show che ad un certo punto non era ricevuti bene, ma speri sempre che chi ci lavora capisca e sappia correggere. È una strada tutta dissestata quella delle serie tv, piena di aggiustamenti in corsa. True Blood ad esempio ha toccato il proprio picco alla terza stagione, poi è calato un po’ ed è rimasto costante fino alla fine, il che significa che abbiamo toccato un picco dopo il quale era ancora buono ma non è stato amato come prima. Raramente invece hai serie come Westworld, Fargo o Big Little Lies, quelle in cui il rumore positivo è più forte di quello negativo.

Cos’è successo con la seconda stagione di True Detective? Avete fermato tutto per cattivi feedback o perché era meno visto?

Nessuna delle due. Era proprio Nic Pizzolatto che non aveva altro da scrivere. True Detective è quello che lui sente e come vede il mondo. Non abbiamo smesso di produrlo per la ricezione, ma perché a Nic ci è voluto un po’ per tornare a scriverlo e ora che l’ha fatto siamo contenti di farne una terza stagione.

Ma i feedback negativi ci sono stati. Queste cose ti mettono sul chi va là?

A me stanno a cuore le persone che creano gli show, gli artisti. Penso che l’importanza del mio lavoro sia consegnare al pubblico nella maniera migliore quel che hanno da dire, credo che nessuno di noi si spaventi, altrimenti non potremmo fare questo lavoro. Credo sia andato male anche perchè c’erano troppi personaggi e siamo riusciti a focalizzarci bene su tutti. Credo che questa serie vada bene davvero quando si concentra su un paio di personaggi soltanto che poi è quello che faremo adesso con la nuova stagione.

Ci siamo di certo dispiaciuti per Nic, noi eravamo molto appassionati a quel che aveva fatto per la seconda stagione, ha dei momenti profondissimi. Uno in particolare tra Frank e Ray è memorabile, si trova all’inizio del sesto episodio, è quando Ray dice: “Mi hai fatto uccidere quella persona”. E Frank gli risponde: “Quell’azione era già dentro di te ben prima che ci incontrassimo Raymond”. È un concetto più complesso e profondo di quel che ho letto da tanto tempo. Siamo quello che siamo e non puoi rendere la gente responsabile delle tue azioni, inoltre se non sei una brava persona quella mancanza di bontà uscirà fuori ad un certo punto. Ecco adesso la terza stagione sarà proprio su questo, quindi alcune idee che il pubblico sembra non gradire magari ti aiutano a tirarne fuori altre buone per una nuova stagione.

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