Il ruzzolare dalla vetta, e verso la rovina, raccontato da Better Call Saul, ha un suo andamento moderato, quasi ipnotico, che scivola via. E c’è quasi la sensazione che nulla accada, che nulla abbia importanza, quando invece ogni piccolo tassello si va ad aggiungere ad un quadro più ampio. Ci ritroviamo allora, noi e i protagonisti, improvvisamente, in un nuovo equilibrio. Non è chiaro come ci siamo giunti, in questa lunghissima parentesi a metà tra flashback a colori e flashforward in bianco e nero. Quel che è certo, e Pignatta ce lo conferma, è che quel ruzzolare ritmico sta aumentando i giri, lentamente, ma inesorabilmente, e i percorsi si stanno per separare.

Un passato non idealizzato, ma comunque molto importante per definire chi sono oggi Jimmy e Kim, si affaccia in un breve flashback che ci mostra ancora una volta stralci del rapporto tra il protagonista e Chuck. È solo una breve apparizione concessa ad un personaggio che non vedremo più, ma è chiaro che qui la scrittura...