Stay Close: la recensione della miniserie di Netflix

È un fenomeno abbastanza recente, ma alcune serie televisive, soprattutto da quando il modello della TV generalista dei 22 episodi ha cominciato a diventare sempre più raro, hanno impresso alla narrazione un ritmo tutto nuovo, in cui quasi ogni episodio si conclude con un finale mozzafiato o sospeso che non lascia allo spettatore altra scelta che divorare quello successivo. Questo modello, figlio del binge-watching, si applica perfettamente a Stay Close, nuovo show di Netflix in 8 episodi tratto dall’omonimo successo letterario di Harlan Coben, che ne ha curato anche la trasposizione televisiva.

Nel 2018 il prolifico autore americano ha firmato un contratto quinquennale con il gigante dell’intrattenimento con l’accordo di trasformare in serie televisive ben 14 dei suoi romanzi e questa è appunto la sua quinta fatica, dopo Safe (2018), The Stranger, The Woods (2020) e The Innocent (2021) ad essere distribuita al pubblico.

Nella miniserie Stay Close, che a differenza dell’originale si svolge in Inghilterra invece che negli Stati Uniti, Megan Pierce (Cush Jumbo) è la perfetta mamma e donna in carriera con tre figli ed un compagno di lunga data (Dave Shaw, interpretato da Daniel Francis) che è in procinto di sposare, ma soprattutto è una donna che si è lasciata alle spalle un passato ed una vita completamente diversa da quella attuale, una di quelle da tenere gelosamente nascoste. Ray Levine (un Richard Armitage la cui presenza non è nuova nell’universo televisivo di Coben) era invece un promettente fotografo trasformatosi in paparazzo prezzolato, la cui brillante carriera di documentarista è ormai solo un ricordo, mentre Michael Broome (James Nesbitt), il terzo dei personaggi attorno ai quali si dipana il racconto, è un sagace detective che convive con il fantasma di un vecchio caso mai risolto.

Uno degli aspetti forse meno riusciti della serie, spostata appunto dagli sconfinati spazi americani al Vecchio Continente è che Megan, con la sua nuova vita e la sua nuova famiglia, sembra aver scelto di sparire pur restando pericolosamente vicina ai luoghi che frequentava prima della sua fuga, il che rende discutibili i suoi sforzi di tenere nascosta la sua storia soprattutto quando, all’atto pratico, ha rischiato letteralmente ogni giorno di incrociare qualcuno che la conoscesse o si ricordasse di lei.

Sebbene poi ai personaggi principali sia dato sufficiente spazio per rivelare loro stessi e le proprie motivazioni, i comprimari tendono ad essere invece delle apparizioni senza storia, come nel lampante caso della strana e pericolosissima coppia che dà la caccia alla protagonista a tempo di musica, interpretata da Hyoie O’Grady e Poppy Gilbert, e ridotta per lo più ad una macchietta priva di contestualizzazione, tanto da rischiare di confondere lo spettatore, lasciandolo in dubbio se sia opportuno ridere o essere raccapricciati da alcune scene di cui sono protagonisti.

Uno dei ruoli forse più interessanti della serie, dopo quello della protagonista, è quello del Detective Broome che, in particolare nell’ultimo episodio della serie, in seguito all’ennesima, scioccante rivelazione offrirà una coinvolgente interpretazione.

Nel complesso gli 8 episodi che compongono la miserie Stay Close sembrano però più incentrati nel compito di stupire che di raccontare una storia in grado di catturare il pubblico, con personaggi nei quali ci si riesca a rispecchiare e che sono invece usati come pedine per far succedere cose più che persone credibili, il che rende sprecato l’evidente sforzo di autori ed interpreti di trasformare questo show in quella evidente metafora che è, su come anche le persone che crediamo di conoscere meglio, possano nasconderci inconfessabili segreti.

La miniserie Stay Close sarà disponibile su Netflix a partire da venerdì 31 dicembre 2021.

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