La domanda principale che ci si pone guardando un documentario come Depp contro Heard è cosa si possa dire di un processo che è stato mostrato interamente in diretta televisiva e commentato da ogni singola testata giornalistica, esperto legale del settore o fan, dominando per tutto il tempo della sua durata qualsiasi conversazione sui ogni piattaforma di social esistente.
Spoiler. La risposta è: non molto.

Un déjà vu di cui non si sentiva il bisogno

Depp contro Heard è una serie composta di 3 episodi della durata di 45 minuti circa che esamina la causa per diffamazione intentata da Johnny Depp contro la ex moglie Amber Heard per la somma di 50 milioni di dollari per un articolo pubblicato sul Washington Post e intitolato “Amber Heard: Ho parlato di violenza sessuale e ho fatto i conti con l’ira della nostra cultura. Serve un cambiamento”, diventato un fenomeno di costume, nonché il primo processo al mondo ad essere seguito su TikTok.

Dal punto di vista strutturale, la serie mostra le testimonianze delle parti fianco a fianco, permettendo una più facile lettura di quanto dichiarato dalle persone coinvolte in una sorta di immediato botta e risposta il cui scopo è quello di rendere più evidenti le incongruenze emerse durante il dibattimento. Iniziato nell’aprile del 2022 il processo in questione è diventato quasi subito uno scontro pro-Depp ed anti-Heard combattuto su TikTok a suon di meme, con i post con l’hashtag #JusticeForJohnnyDepp (giustizia per Johnny Depp) che hanno ottenuto 20 miliardi di visualizzazioni ed video virali in cui veniva remixata la voce della Heard mentre rilasciava alcune delle sue dichiarazioni che erano usati invece per prendersi gioco dell’attrice, un circo mediatico che non ha risparmiato nemmeno gli avvocati delle parti in causa, tra sberleffi ed un tifo da stadio.

Per quanto concerne il verdetto, arrivato dopo qualche mese dall’inizio del processo, la giuria ha deliberato a favore di Depp condannando Amber Heard al pagamento di 15 milioni di dollari mentre, per quanto concerne la contro-querela della Heard, la giuria ha dato ragione all’attrice, ma solo in merito alle dichiarazioni dell’avvocato dell’ex marito che aveva definito “un imbroglio” le accuse di lei, accordandole quindi un risarcimento di 2 milioni di dollari, contro i 100 richiesti.

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Depp contro Heard è tutto nell’ultimo episodio

Se le prime due puntate di Depp contro Heard sono un déjà vu di cui non si sentiva particolarmente il bisogno, la parte finale dell’ultimo episodio è senza dubbio quella più interessante dell’intero progetto.

A prescindere da chi si sia convinti abbia ragione o torto in questa vicenda, una serie come questa ha senso solo quando mette gli spettatori nella posizione di riflettere davvero sugli eventi e non quando si limita a riassumere circostanze che (quasi) tutti conoscono ormai a memoria.

A circa metà de “Il verdetto virale“, questo il titolo del terzo ed ultimo episodio di Depp contro Heard, si comincia a parlare di come prima del dibattimento si debba stabilire cosa sia ammissibile o meno in aula come prova e come alle giurie debba essere presentato solo l’essenziale per deliberare, del peso avuto dalla decisione di ammettere le telecamere in aula, in un processo di così ampio profilo, e se questo abbia potuto influire o meno sulla giuria, alla quale era stato comunque vietato di accedere ai social e parlare del caso. Giurati che comunque tornavano a casa tutte le sere ed interagivano con amici e parenti.

Mentre questi interrogativi sono legittimi, altra cosa è asserire invece che il verdetto abbia fatto fare molti passi indietro al movimento #metoo a causa della vittoria di Depp. Il solo fatto che un singolo processo in cui sono coinvolti due individui, per quanto famosi essi siano, debba fare da portabandiera o sia considerato il simbolo della sconfitta delle donne sugli uomini è, a nostro avviso, ingiusto per le parti in causa e per il movimento in sé e dimostra come sarebbe probabilmente stato saggio che questo processo si svolgesse a porte chiuse, proprio per evitare di dargli un valore eccessivo, soprattutto quando a contare dovrebbero essere solo i fatti, una cosa già di per sé difficile da ottenere in un’aula di tribunale, in cui la verità processuale non necessariamente coincide con quella assoluta.

Sempre nella parte finale del documentario, infine, si parla di come due mesi dopo il verdetto siano stati resi pubblici oltre 6000 documenti che possono essere consultati liberamente online in un PDF di più di 200 pagine, documenti che erano stati secretati perché avrebbero potuto influenzare la giuria durante il processo o erano stati considerati irrilevanti dal Giudice nella causa di diffamazione.

In queste pagine vengono per esempio confermate, tramite la pubblicazione di sms scritti da un’Assistente di Depp, alcune dichiarazioni fatte da Amber Heard che erano state invece smentite durante il processo da un testimone a favore di Johnny Depp, alcuni analisti, tuttavia, hanno messo in dubbio l’autenticità di tali messaggi asserendo che questo sarebbe stato il motivo per cui non sono stati presentati in aula. L’uscita di questi documenti ha scalfito le convinzioni di molti dei supporter di Depp e per quanto ci concerne dimostrano perlomeno quanto difficile sia stabilire la verità in casi come questo, basati per lo più sulle dichiarazioni delle parti e quindi sulla credibilità che riescono a suscitare che in questo caso sembra essere proporzionale alla loro fama come attori e quindi personaggi pubblici.

Depp contro Heard debutterà su Netflix il 16 agosto 2023.

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