Quando fu annunciato che Netflix avrebbe portato sul piccolo schermo The Sandman di Neil Gaiman, gli appassionati del fumetto hanno letteralmente tremato, perché il compito che avevano di fronte l’autore, lo showrunner Allan Heinberg ed il produttore David S. Goyer era considerato mastodontico, soprattutto per un prodotto così unico e onirico come questo, spesso definito, ed in buona parte a ragione, “infilmabile“.

Qualsiasi prodotto con una storia come quella di The Sandman, con legioni di fan che ne hanno consumato le pagine analizzando ogni aspetto dei suoi molti e complessi personaggi, sbarca in TV con una pesante eredità e presenta una vera sfida, quella di riuscire a non deludere i fan, ma anche di introdurre un vastissimo universo narrativo ai neofiti del genere, incuriosendoli tanto da farli rimanere per 10 episodi. Come saprete, tuttavia, quando si cerca di accontentare tutti, generalmente si finisce quasi sempre per fallire. Generalmente.

Quello che è immediatamente evidente guardando il The Sandman di Netflix è che quando il creatore di un progetto originale a cui una serie si ispira è coinvolto nella trasposizione televisiva della sua creatura, la differenza si vede. Subito. Quello che è palpabile nella serie è infatti la passione di Gaiman per le sue storie ed il modo in cui sia riuscito a portare sullo schermo personaggi profondi e ricchi, senza essere soverchiato dal peso del materiale che si trovava a dover adattare, cosa che solo un vero conoscitore del prodotto potrebbe riuscire a fare. E non è un caso che per anni Gaiman abbia rifiutato di accettare di adattare il fumetto in una serie TV o un film, in attesa del momento propizio e del team giusto per un prodotto che anche solo 10 anni fa sarebbe stato impensabile. Pur abitando in Nuova Zelanda, infatti, oltre ad aver scritto il pilot della serie, Gaiman ha supervisionato ogni aspetto dello show, dai copioni, ai costumi, fino alle decisioni narrative che hanno allontanato la serie dal prodotto originale, finendo per creare un prodotto sorprendente anche per i conoscitori del fumetto.

Sebbene infatti con i 10 episodi della prima stagione dello show siano stati adattati 16 storie della serie a fumetti, gli appassionati di The Sandman avranno riconosciuto la maggior parte delle delle storyline affrontate, che risultano piuttosto fedeli all’originale, pur riuscendo contemporaneamente ad affascinare i non conoscitori del fumetto per il suo inusuale ritmo narrativo.

the sandman

Strutturalmente parlando, infatti, i primi 2 episodi della serie raccontano la lunga ed estenuante prigionia di Morfeo/Sogno (Tom Sturridge), mentre i due successivi sono dedicati alla ricostruzione del suo regno in rovina, per poi passare al 5° episodio John Dee-centrico (David Thewlis) che introduce anche la trama collegata al Vortice Rose Walker (Vanesu Samunyai) ed alla ricerca del fratello, che proseguirà negli episodi successivi con la geniale Convention dei “cereal” e verso l’epilogo della stagione. Sebbene non tutti gli episodi siano esattamente auto-conclusivi, gli autori hanno chiaramente cercato di semplificare una storia decisamente articolata e complessa racchiudendola in una sorta di capitoli cosparsi di Easter egg, per la gioia degli appassionati, prendendosi persino il tempo di inframezzare la già particolare struttura della stagione con momenti poetici come l’incontro tra Sogno e la sorella Morte (Kirby Howell-Baptiste), in cui i due si confrontano sui loro doveri e sul modo in cui hanno scelto di portarli a termine in quanto Eterni e l’amicizia del protagonista con un uomo a cui concede la vita eterna, metafora del suo complesso rapporto con gli uomini.

In tutto questo, nel districarsi cioè in un racconto evidentemente non facile da suddividere in pochi episodi, considerato come questo prodotto affronti spesso argomenti esistenziali di un certo peso, lo show riesce quasi miracolosamente ad evitare anche uno dei mali moderni dei prodotti seriali: i temuti “spiegoni“, scegliendo di mostrare e raccontare piuttosto che introdurre con noiose spiegazioni, che pure una serie come questa richiederebbe solo per la sua complessità.

Sicuramente gli appassionati del fumetto avranno notato le differenze principali con il materiale di origine: il modo in cui alcune scene siano mescolate e accadano in momenti diversi rispetto al fumetto, come la madre di John Dee, Ethel Cripps (Joely Richardson) muoia donando il suo amuleto al figlio, cosa che nei fumetti non si vede accadere, il cambiamento di genere di John Constantine in Johanna Constantine (Jenna Coleman) – così come avviene per Lucifer Morningstar, interpretato da Gwendoline Christie – e come la sua relazione con Rachel (Eleanor Fanyinka) differisca dall’originale, come la confidente di Rose Walker sia l’amica Lyta (Razane Jammal), la cui storia con Hector Hall (Lloyd Everitt) differisce in parte dall’originale o come il killer Corinthian (Boyd Holbrook), così come il corvo Matthew (Patton Oswalt), abbiano un ruolo più prominente in questa stagione che nella serie a fumetti. Ciò nonostante il non essere a conoscenza di questi particolari non leva il piacere di guardare la serie a chi è meno informato e non ne conosce ogni segreto, il che ci permette di rispondere alla nostra originale domanda con un semplice sì, potete guardare The Sandman anche se non avete letto il fumetto ed incredibilmente riuscirete anche a non perdervi nella narrazione, pur captandone la complessità. Ciò che spicca di questo show è che per far amare The Sandman a chi non lo conosce, appare evidente che condizione fondamentale sia conoscere profondamente The Sandman, elemento che non manca in questa serie.

Nel caso la visione della serie vi avesse intrigato abbastanza da voler andare a leggere il fumetto, sappiate che i volumi trattati nell’adattamento di Netflix sono Preludi e notturni e Casa di bambola, che contengono ciascuno 8 storie.

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