Che anno per Le relazioni pericolose! Dopo il film disponibile su Netflix dallo scorso luglio, che traportava il romanzo di Choderlos de Laclos alla più stretta contemporaneità in versione teen, ecco arrivare la serie prequel, che invece mantiene l’ambientazione nella Francia di fine ‘700, per raccontare le origini dei personaggi resi celebri soprattutto dal film di Frears del 1988. Lo show debutta questa domenica su Lionsgate+ con un episodio a settimana (per un totale di 8): noi abbiamo visto in anteprima le prime puntate e qui e vi raccontiamo le anticipazioni e le nostre impressioni.

Le relazioni pericolose: “nuovi” personaggi, “vecchi” intrigi

Nella Parigi pre-rivoluzionaria, conosciamo la giovane Camille (Alice Englert), una prostituta con alle spalle una vita ben diversa. Lei è innamorata di Valmont (Nicholas Denton), un aristocratico diseredato trasformatosi in cartografo che rivuole indietro il suo titolo. Mentre la ragazza è un personaggio del tutto inedito, il nome Valmont non può che farci tornare alla mente il personaggio di John Malkovich, che però si chiamava Sébastien nella pellicola del 1988, mentre nella serie il suo nome è Pascal. All’inizio, le dinamiche sembrano ribaltate rispetto a quello che ci potremmo aspettare se conosciamo la storia: è il ragazzo di sua spontanea volontà, senza essere spinto dalla sua complice, a tenere sotto scacco diverse donne aristocratiche sposate, che seduce e poi minaccia con le tante lettere che loro gli scrivono, in cui gli dichiarano il loro amore.

La ragazza finisce per scoprirle, capendo la vera natura di Valmont, e poi riesce a prenderne possesso. Decide così di sfruttare l’opportunità a suo vantaggio, facendo conoscenza di una delle sue amanti: Geneviève de Merteuil (Lesley Manville). Con lei stringerà un patto: l’anziana nobildonna la introdurrà nella sua abitazione e alle sue conoscenze, garantendole l’accesso al mondo dell’aristocrazia; in cambio, la ragazza manterrà il segreto sulla sua corrispondenza con Valmont. Stando a stretto contatto con lei, Camille scopre una figura carismatica decisa a non ridursi a un ruolo subalterno, come indica il suo cognome, il medesimo del personaggio di Glenn Close. Quest’ultima insegna così alla ragazza a usare ” i segreti in suo possesso per vendicare il nostro sesso”, invitandola a continuare a quello che lei ha iniziato.

Poco dopo, Geneviève muore e la ragazza comincia a mettere in pratica quanto appreso. Si fa strada tra il pettegolo e decadente mondo aristocratico parigino minacciando le amanti di Valmont di rivelare la loro relazione, chiedendo in cambio di accettarla come una di loro. Arriva così la vittima perfetta: Jacqueline de Montrachet (Carice van Houten), la responsabili della caduta di Camille alla vita nel bordello. Per vendicarsi, quest’ultima chiede a Valmont di sedurla, dando così via al gioco di inganni e manipolazioni.

Le relazioni pericolose: intreccio non all’altezza della protagonista

Dalle prime scene, la serie si caratterizza per un ricorso a numerose scene di sesso e momenti molto espliciti. Un modo per evidenziare in maniera ancora più esplicita la corruzione, i sentimenti torbidi dell’epoca che si celano dietro maschere e parrucche, in quello che nei precedenti adattamenti era evidenziato solo dalle parole. Accentua così la riflessione sulla condizione femminile: schiacciata dallo strapotere maschile, l’unico modo per sopravvivere sembra essere il ricorrere all’astuzia e alla propria carica seduttiva come arma, come fanno Geneviève e Camille. Così, la storia centra il ritratto di personaggi femminili complessi, con cui empatizzare senza ridurle a vittime, lasciando sempre un’ombra sul loro operato Se però Lesley Manville non fa rimpiangere Glenn Close, Alice Englert non riesce a trasmettere sempre in modo adeguato le sfumature e l’ambiguità della sua Camille.

Allo stesso tempo, il formato seriale sembra eccessivo per una storia più adatta a un lungometraggio. Questo Le relazioni pericolose introduce tanti personaggi dando spazio a ciascuno, ma la maggior parte risultano poco interessanti rispetto alla protagonista. Propone dunque un intreccio fin troppo diluito per quello che è il suo nucleo narrativo. Inoltre, lo sguardo su “come i personaggi noti sono diventati quelli che conosciamo”, sembra riproporre le medesime dinamiche e situazioni degli adattamenti precedenti, e finisce per coinvolgere meno chi è già avvezzo al materiale. Per lo spettatore neofita, potrà invece costituire un buona introduzione a questo mondo, a patto di superare le lungaggini di troppo.

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