La nuova serie The Last of Us è disponibile in streaming solo su NOW. Ogni lunedì viene trasmesso un nuovo episodio in lingua originale, in contemporanea USA. Il lunedì successivo lo stesso episodio è disponibile anche doppiato in italiano.

È arrivato in streaming su NOW il terzo episodio di The Last of Us, l’acclamata serie televisiva della HBO ideata da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann, il game director e co-presidente della software house Naughty Dog creatore della popolare IP videoludica.

Intitolato Long Long Time, come una celebre canzone di Linda Ronstadt che ricopre un ruolo molto importante nell’economia della storia, questa puntata di The Last of Us pone lo spettatore di fronte a un’importantissima, apparente deviazione dalla trama principale presentandoci due personaggi, Bill e Frank, che abbiamo già sentito menzionare nell’episodio precedente. Nomi, questi, che non risultano inediti a chi ha già viaggiato con Joel ed Ellie attraverso l’America devastata dal cordyceps giocando col primo capitolo videoludico di The Last of Us, ma che, rispetto all’acclamata opera interattiva di Neil Druckmann, ci vengono presentati in maniera diversa e decisamente più approfondita.

Scopriamo, grazie alle dichiarazioni che ci hanno rilasciato Nick OffermanMurray Bartlett, gli interpreti di Bill & Frank, tutti i segreti dietro alla realizzazione di quello che è già stato salutato come uno dei momenti di televisione più alti di sempre.

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The Last of Us: le differenze fra Bill & Frank nella serie TV e nel videogioco

Murray Bartlett ammette di non essere un gamer e di aver conosciuto il videgame di The Last of Us grazie ad alcuni suoi amici appassionati del titolo. Proprio per questo era consapevole, per certi versi, che tanto il suo Frank quanto Bill sarebbero stati mostrato sotto un’altra luce, da una prospettiva nuova nella serie TV:

Ho fatto affidamento agli esperti del gioco, Neil e Craig. Specie Neil considerato che l’ha creato lui il gioco. Craig lo conosce a menadito, chiaramente. Insomma: mi sono affidato in toto a loro e a questa straordinaria sceneggiatura che Craig ha scritto dove ci sono questi personaggi che differiscono alquanto da quelli del videogioco e hanno decisamente più senso nel contesto dello show e sono così meravigliosamente tratteggiati nella sceneggiatura. Avevo fiducia in loro per quanto concerne le eventuali differenze, sapevo che sarebbero state fatte rispettando il videogame. Che sarebbero state fatte con intelligenza, costruite ed espanse in maniera appropriata alla serie TV. Penso che l’abbiano fatto in modo splendido. Per questo mi sono limitato a immergermi in quella splendida sceneggiatura che ci hanno fornito.

Un’opinione, la sua, che viene condivisa dal collega Nick Offerman che riflette anche su chi, magari su internet, deciderà di esprimere delle critiche:

Oggigiorno con l’avvento d’internet, tutti possono rendere la propria opinione disponibile in una certa misura agli altri. Prima di ciò, se io scrivevo un libro o facevo uno show e tu magari li detestavi, io non ero obbligato a saperlo! Do sempre per scontato che se vedo qualcosa di terribile o che proprio non mi piace semplicemente mi limito a non continuare a guardarla o leggerla. Ma parto anche dal presupposto che, generalmente, le persone fanno del loro meglio. Craig e Neil hanno preso il materiale alla base di The Last of Us e si sono detti “Trasformiamolo in intrattenimento televisivo per le persone”. Hanno fatto un ottimo lavoro per quel che mi è dato di valutare e abbiamo fatto tutti il nostro meglio per cercare di colpire i sentimenti del pubblico. E ovvio che ci sarà anche chi farà sapere a gran voce di non averlo apprezzato proprio perché alle persone non piacciono i cambiamenti.

E poi aggiunge:

A chi, eventualmente, non apprezzerà l’adattamento di The Last of Us dico: perché non limitarci tutti ad andare d’accordo?

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The Last of Us: Nick Offerman condivide una particolare caratteristica con Bill

Nick Offerman non si limita a essere un attore, uno scrittore, un comedian e un produttore. Fuori dal set si diletta anche nella falegnameria. È un vero e proprio carpentiere, possiede un’officina e dei negozi, sia fisici che virtuali, di oggetti in lego. Potete curiosare fra le pagine dell’Offerman Woodshop cliccando qua.

Com’è stato per lui interpretare un survivalista paranoico, indossare una maschera profondamente atipica per lui e per gli scenari di commedia che spesso popola, con cui condivide, fuori dal set, una certa attitudine pratica, una propensione al “saper fare”:

È divertente. So lavorare il legno e amo realizzare delle cose, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita adulta lavorando come intrattenitore in una maniera o nell’altra, o come scrittore, e quindi le persone che lavorano per me nel mio negozio e nella mia officina sono estremamente più brave di me nella lavorazione del legno perché fanno pratica tutto il tempo.

Sul set di The Last of Us, che vi ricordiamo è disponibile su NOW, si è ritrovato a essere visto, dai membri della troupe, come un vero e proprio esperto in materia:

Quando sono arrivato sul set della puntata di The Last of Us… c’erano realmente un sacco di cose che sapevo fare, capacità che possiedo davvero. Ma poi ovviamente ce ne stavano una caterva di cui ero e sono completamente ignorante. Ma anche le persone della troupe o del team degli effetti speciali venivano da me a farmi domande su questioni come le saldature, i generatori diesel… Cioè, ci sono dei buchi nelle mie conoscenze! Amo il fatto che non potrei mai dire di avere finito d’imparare di capire come funzioni il mondo o le maniere con cui noi esseri umani adoperiamo le nostre dita prensili plasmando i materiali intorno a noi creando cose.

In conclusione aggiunge:

Amo saper fare le cose. Amo sapere come funzionano le cose per non dover sempre chiamare qualcuno in caso di necessità. Amo essere preparato di fronte agli imprevisti. Non arrivo ai livelli di Bill, ma a casa ho sempre dei kit d’emergenza pronti qualora dovesse esserci un forte terremoto.

Murray Bartlett, dal canto suo, ammette senza tanti giri di parole di non brillare in attività di fai da te e similari:

Una delle motivazioni del perché io sia diventato un attore è il poter fingere di essere tutte queste cose che non sono nella vita reale o che non so fare particolarmente bene. E non ho ancora interpretato un carpentiere anche se mi piacerebbe! Ma sì, non sono molto bravo con tutte le cose che hanno a che fare con la praticità.

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L’importanza del raccontare in una serie horror una relazione queer non stereotipata

Non capita spesso di vedere in una serie horror o action una storia d’amore queer raccontata in maniera schietta e, soprattutto, senza scadere nello stereotipo, nel macchiettistico. E considerato che nel videogioco di The Last of Us facevamo la conoscenza solo di Bill il quale faceva capire, con un articolato giro di parole, di aver avuto un compagno che, però, non era più con lui, la storia raccontata in Long Long Time sembra anche una maniera con cui Neil Druckmann ha fatto in qualche modo ammenda per quello che, nel videogioco uscito originariamente nel 2013 su PlayStation 3, era poco più di un’allusione.

Murray Bartlett, che appartiene alla comunità LGBTQ+, spiega che:

Leggere una sceneggiatura, leggere di questa relazione che esiste al di fuori degli stereotipi in questa maniera… Specie una relazione come questa che in passato tendeva a virare nella stereotipizzazione nei film e in TV. Vedere una relazione come quella di Bill e Frank è rinfrescante, proprio per la maniera in cui va ad infrangere gli stereotipi. Non è una cosa nuova l’infrangere gli stereotipi, sia chiaro, il cercare di smantellare certe idee, ma ciò nonostante questa storia ha un che di sorprendente per me in modo ultra positivo.

Lodando il collega Nick Offerman (che come ha avuto modo di citare anche su Twitter viene di tanto in tanto “accusato” di “mascolinità”) afferma:

Questa puntata dice davvero molto della genialità alla base della sua scrittura, ma anche della genialità del casting e dell’ingaggiare un attore come Nick – o un attore che è Nick – che può portare anche quella mascolinità di cui parlava e non essere spaventato dal mostrare altri lati della personalità, dal far vedere che le persone sono fatte da un complesso insieme di aspetti. Inclusa la vulnerabilità. E lavorare con un attore disposto ad esplorare questa vulnerabilità è fantastico.

Offerman, dal canto suo, aggiunge:

Vengo spesso accusato di “mascolinità” che è una cosa che mi sorprende ogni volta perché, personalmente, mi vedo come un piccolo coniglio danzante e ridacchiante. Ogni volta mi rispondo che non è alcun bisogno di genderizzare le cose: se uso certi strumenti, o se cucino, se so cucire, se decoro dei cupcake… perché non dovrei saper fare o apprezzare cose come queste? Erodere certi stereotipi, idee e convenzioni old fashioned penso che sia parte del motivo per cui lavoriamo in questo specifico settore.

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Cosa farebbero Nick Offerman e Murray Bartlett in una situazione come quella di The Last of Us

Sia Nick Offerman che Murray Bartlett spiegano che, in un contesto in stile “fine del mondo” come quello di The Last of Us cercherebbero di non restare soli.

Offerman dice:

Provengo da una famiglia molto affettuosa e non mi piacerebbe mai essere solo e isolato come Bill. Probabilmente, se fossi stato al posto suo, avrei provato a fare alcune delle robe che fa lui, con una sostanziale differenza: avrei cercato di trovare altra gente. Vengo da una famiglia molto grande e so bene che più si è meglio è, che è importante avere delle persone vicino, che non affronterei mai nulla da solo e mi piacerebbe avere un Frank accanto da salutare ogni giorno e con cui condividere la vita piuttosto che avere a che fare solo con la mia faccia grinzosa!

E gli fa eco Murray Bartlett:

Sono alquanto simile a Frank nel senso dell’apprezzare le gioia della vita e dello stare in connessione col prossimo. Amo avere relazioni genuine, di affetto con le persone che fanno parte della mia vita. Da quel punto di vista siamo sicuramente molto simili. Lui ha perso le persone con cui stava viaggiando e, se fossi stato al suo posto, probabilmente avrei cercato un altro gruppo di persone con cui girovagare perché non riesco a immaginarmi da solo in un ambiente come quello, come dicevo prima non sono la persona più pratica di questo mondo, ma se voglio riesco a esserlo. E gradisco davvero la compagnia. Mi piace chiaramente avere del tempo a disposizione per me stesso, ma in un ambiente come quello di The Last of Us cercherei sicuramente un branco al quale unirmi.

Trovate tutte le informazioni su The Last of Us nella nostra scheda!

Vi ricordiamo che potete trovare un nuovo episodio in lingua originale ogni lunedì in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. Episodio che viene caricato a distanza di una settimana anche doppiato, per tutti coloro che preferiscono godersi lo show in italiano.

Articolo in collaborazione con NOW