L'operazione nostalgia passa attraverso la musica…

Accendete le casse e alzate il volume, Otto Bit vi sintonizza sul sound dei ricordi…

In un passaggio dello scorso articolo abbiamo accennato all’elemento uditivo nei giochi.
 Colonne sonore e motivetti non sono mai stati meri accessori dell’esperienza videoludica… qualsiasi cult del passato è facilmente associabile a uno specifico brano. 
Il suono accompagna il giocatore durante la partita e contribuisce alla formazione di quelle memorie nostalgiche che vengono ricercate attivamente nel retrogaming.

Ed è qui che entra in gioco Plok.

Il titolo per Super Nintendo è davvero poco conosciuto. Gli estimatori di Plok sono pochi, divisi… o inconsapevoli di esserlo.
Plok è un gioco schivo, un gioco che sin dalla copertina non ama farsi molta pubblicità.
Con sguardo superficiale, è facile confonderlo nell’oceano di titoli platform disponibili per snes. L’atmosfera gioiosa e la grafica dalla palette ricca e colorata fanno di tutto per nascondere le reali potenzialità del videogioco e farlo apparire come l’ennesimo fallimentare competitor di Mario.
 


 

Ma torniamo al tema di oggi, la musica. Il titolo è divertentissimo da giocare, ma senza la musica eccezionale che lo contraddistingue perderebbe gran parte della propria attrattiva.
E’ difficile descrivere a parole il caratteristico insieme di motivi folk e rock che è possibile ascoltare durante il gioco. Fisarmoniche e chitarre elettriche si rincorrono in brani unici, ancor più notevoli se si considerano le limitazioni del chip a 16 bit dello snes. Il plauso va fatto chiaramente al compositore del gioco, il sottovalutatissimo Tim Follin.
E’ davvero un peccato che il genio creativo di questo artista sia stato così poco utilizzato nel corso della storia dei videogiochi.
Il modo migliore per  rendergli omaggio è ascoltare direttamente i suoi lavori (grazie Crychreus per la selezione)
 


 

Chiunque sia andato oltre la prima schermata di Plok potrà confermare l’assoluta freschezza e novità di questo piccolo gioiello del passato.
La grafica, benché cartoonosa come quella di molti altri titoli suoi contemporanei, possiede uno stile ben riconoscibile, che si fonda sugli stacchi netti tra colori e l’essenzialità dei paesaggi. Gli ambienti sembrano così costruiti in materie plastiche e gommose.
Il tema della plastica ritorna nel personaggio Plok, fatto di una sostanza gialla e rossa simile a plastilina.
 

Il protagonista possiede un modo unico per interagire con l’ambiente. Sfruttando l’estrema flessibilità del proprio corpo, è in grado di espellere i propri arti in direzione dei nemici. Una volta lanciato un braccio o una gamba, questo descriverà una curva e tornerà indietro come un boomerang. In più di una situazione Plok dovrà abbandonare tutte le proprie parti  del corpo e ridursi a un torso saltellante.
Numerosi puzzle e power up sparsi per i livelli contribuiscono a rendere il gameplay ricco e variegato.

Se tutto ciò vi ricorda in modo inquietante Rayman, sappiate che Plok lo precede di ben due anni. E’ naturale immaginare che Ubisoft si sia ispirata a questo titolo per creare la sua mascotte a forma di melanzana…