Recensita anche la versione console del gioco di Arkane…

E’ bello poter parlare di Dishonored. Per tutta una serie di motivi.

Il primo, ed il più logico, è perché si tratta di un bellissimo gioco, come conferma la nostra recensione PC pubblicata pochi giorni fa, inoltre, Arkane ha sede a Lione, dunque non possiamo che metterci un po’ di orgoglio europeo; infine, Dishonored è una nuova IP capace di affondare le sue radici nella storia del gaming e, al tempo stesso, proporre una nuova interpretazione estetica e ludica del genere stealth.
Dishonored, e il suo protagonista, Corvo Attano, sono la prova che, anche nel nostro settore, la risposta alla crisi non può che venire dalle idee innovative e dalla volontà da parte di sviluppatori e publisher di correre dei rischi. Arkane e Bethesda hanno avuto il coraggio di tentare e, a partire da oggi, scopriremo se – dopo la critica – le avventure di Corvo sapranno conquistare anche il grande pubblico.
Qualsiasi giocatore con un po’ di anni alle spalle (sia ludici che anagrafici), fin dalle primissime battute di Dishonored non potrà non pensare a due grandissimi titoli del passato, entrambi fondamentali, anche se per motivi diversi. Il primo è Half Life 2: il design neo – sovietico di City 17 è servito da base per la creazione di Dunwall e, non è un caso che Viktor Antonov, geniale creatore della città di Gordon Freeman, sia dietro anche a questa nuova distopia videoludica. Il secondo “padre spirituale” di Dishonored non può che essere l’immortale Thief, il capolavoro steampunk di Ion Storm, firmato da uno Warren Spector in stato di grazia e antenato di tutti gli stealth game occidentali usciti negli ultimi quindici anni.
La città di Dunwall è un mondo di confine, un luogo alla deriva dove la corruzione, fisica e mentale, ha ormai infettato chiunque; i burocrati che hanno preso il potere dopo la scomparsa dell’imperatrice governano con pugno di ferro dai loro alti castelli, mentre il popolo, per colpa della peste, muore divorato dai topi e dalla povertà. Corvo, dopo essere stato tradito da quella gerarchia che per decenni aveva servito e glorificato, inizierà così un percorso di rinascita interiore, prima come assassino al soldo dei ribelli, poi come leader della rivolta destinata a far cadere la malvagia autorità che ha usurpato il trono dell’Impero.
In questo pezzo non ripeteremo l’analisi già approfondita nella prima recensione, per concentrarci, invece, su quello che, almeno su console, è il maggior punto debole del gioco, ovvero il suo comparto tecnico. Se su PC, nonostante gli ormai palesi limiti dell’Unreal Engine 3, gli artisti di Arkane sono riusciti a costruire una città, un mondo e dei protagonisti affascinanti, credibili e ben costruiti, su console buona parte di questo lavoro si perde e le ardite architetture di Dunwall diventano, spesso, poco più che poligoni accostati uno sopra l’altro. Dishonored, infatti, non punta il suo fascino sul dettaglio estremo o su banali trucchi del mestiere, ma ha una sua identità ben definita, fatta di figure altere, palazzi art decò e una skyline che pare fatta di linee rette che si perdono all’orizzonte. Senza il supporto di un hardware all’altezza, però, le texture a bassa risoluzione, i rallentamenti e, in generale, la fatica nel gestire i continui cambi d’ambientazione e i giochi di luci e ombre, creano un’atmosfera strana che, purtroppo, non riesce a restituire tutta la cura per i dettagli e la raffinatezza estetica che gli sviluppatori si erano prefissati di portare sui nostri schermi.
In definitiva, Dishonored su console convince a metà: il suo impianto ludico rimane solidissimo, così va premiata la forza evocativa della storia e dell’ambientazione immaginata da Arkane, tuttavia, il comparto tecnico lascia molto (troppo) a desiderare, tradendo uno sviluppo che, guardando al PC come piattaforma di riferimento, ha sovrastimato le potenzialità delle nostre ormai anziane console. Il risultato è un titolo che avrebbe potuto tracciare il sentiero su cui si muoverà la prossima generazione e, invece, si limita a percorrere con ancora più eleganza le strade già tracciate da altri.
 
Il nostro consiglio, se ne avete la possibilità, è quello di giocare Dishonored su PC, immergendosi così in quella che, senza smentita, si candida ad essere la più bella avventura steampunk di questa generazione.