Perché alcuni odiano GTA e altri lo idolatrano? Fabio e Nicolò si sfidano in un articolo a quattro mani spiegando i pro e contro del nuovo gioco Rockstar…

Nel 1889, Friedrich Nietzche pubblicò un piccolo volumetto dal titolo Nietzsche contra Wagner in cui il grande filosofo si scaglia contro le idee filosofiche dell'amico Richard Wagner, il compositore dell'Anello del Nibelungo e di molti altri capolavori della lirica mondiale.

Noi, con statura decisamente minore abbiamo deciso, in occasio del lancio di GTA V, di proporvi una riflessione scritta da due nostri redattori, il primo, Fabio, odia visceralmente il gioco Rockstar e tutte le sue derivazioni, tanto da essere totalmente immune dall'hype che attanaglia la massima parte dei giocatori mondiali. Nicolò, al contrario, attende GTA V spasmodicamente da quando ha terminato l'avventura di Niko Bellic e divora da giorni tutti i trailer e gli screenshot.

Buona lettura.


Fabio contra GTA

Io ho un problema con GTA. Ci provo a capire cosa ci veda la stragrande maggioranza dei giocatori, da quale dinamiche vengano catturati, per quale motivo conservino un'attesa febbrile all'uscita di ogni capitolo. E non ci riesco, perché per me il videogioco è esperienza ludica sopra ogni cosa, ed in GTA, ancor di più negli ultimi episodi, vedo un disimpegno totale da questa caratteristica, a favore del mero “più grande e con più roba da fare”. Fare roba, per me, non è giocare. Ho bisogno, di ricevere qualcosa, di percepire la visione dello sviluppatore, il suo modo per dirti “ecco, divertiti”, di carpire la profondità dell'esperienza di gioco, che può derivare dal level design in un platform, dal ritmo e dalla varietà dell'azione in un action, dalla qualità della simulazione in uno sportivo. L'anarchia totale non mi affascina, il termine sandbox mi irrita, perché spesso dietro la possibilità di fare mille cose si nasconde la pochezza dell'esperienza principale.

Ora, non voglio dire che GTA sia una serie mediocre o pessima, semplicemente non riesco a vederci tutta la qualità che altri affermano ritrovarci. E forse non sono nemmeno il solo, perché spesso la critica ed i giocatori, a distanza di tempo, si ritrovano ad affermare “si un bel gioco, però…”, “effettivamente forse abbiamo esagerato”, come alcuni hanno fatto con GTA IV. E qui, mi arrabbio, molto, perché va bene essere eccitato per un gioco, ma se fai questo lavoro non puoi già partire con il votone in canna, e poi ritrovarti a mesi di distanza a cambiare, seppur parzialmente, idea. Direte, sei snob, vuoi fare la parte del bastian contrario. No no, vi assicuro che io GTA non lo sopporto proprio, in maniera del tutto genuina. Non sono del tutto stupido da, un giorno, non cambiare la mia opinione, dovesse divertirmi il quinto capitolo della serie, ma lo stile Rockstar è quello, è difficilmente arriverà mai a piacermi.

A me non interessa che mettono nel gioco la possibilità di guidare bici da corsa, hovercraft, sottomarini, se poi magari, come succede, l'esperienza principale è una serie di cliché infiniti o, peggio ancora, un malfatto tentativo di avere una trama “matura”, tramite dialoghi “maturi”, con personaggi “maturi”, raffazzonati in un modo talmente artificiale da risultare poco credibile.

Difetto questo, tipico di Rockstar, che è riuscita a fare, ad esempio, un titolo western che di western aveva solo l'ambientazione, piacevole da giocare, pur non esibendo un sistema di gioco ottimo, quando era il momento di sfoderare la sei colpi, palloso all'inverosimile nelle verbose sequenze d'intermezzo legate alla storia principale, affogate da una mare di parole ed incapaci di comunicare alcunché (stiamo parlando ovviamente di Red Dead Redemption). Insomma, la mia attesa riguardo GTA V è pari a zero, probabilmente non lo giocherò mai, al massimo gli darò una possibilità se riuscirò a levare un po' di titoli alla sempre folta lista dei “da finire”, e nel frattempo continuerò a lamentarmi della serie e dei suoi devotissimi appassionati. Che sì, magari sarà anche bella, ma datevela una calmata.

Nicolò pro GTA

Non so perché amo così tanto GTA; forse è solo un retaggio di quando avevo quindici anni in meno e ammiravo le meraviglie della prima Playstation a casa di uno dei miei cugini più grandi, oppure dentro di me cova un teppista da strada pronto a spaccare vetrine e rubare automobili. Per quanto entrambe le spiegazioni possano apparire semplicisticamente accettabili, credo che l'appeal del gioco Rockstar abbia a che fare con motivazioni molto più complesse.

GTA ha una capacità straordinaria, riesce ad illudere il giocatore di avere a che fare un con mondo dalle possibilità infinite quando, a ben guardare, l'interattività di tutti gli episodi della saga si è sempre limitata alle classiche sparatorie e all'esplorazione cittadina (escludendo gli esperimenti di customizzazione in San Andreas). Tuttavia Rockstar ogni volta riesce nello stesso miracolo, proporre una formula di gioco uguale a se stessa ma sempre più raffinata. In GTA nessun elemento del gioco emerge con troppa preponderanza, tutto è calibrato al massimo, trama, sparatorie, sessioni di guida, esplorazione: in un certo senso la saga di Rockstar incorpora in se stessa tutte le conquiste del gaming post – Playstation 2 e, al tempo stesso, riesce a racchiuderle in un contenitore che basta a se stesso. Non a caso, se si escludono i soliti titoli sportivi, GTA è uno dei pochissimi giochi ad essere riuscito ad infrangere il muro di vetro che separa gli appassionati dal mondo "reale". Certo, le polemiche sulla dubbia moralità del gioco hanno aiutato, ma, andando ad indagare, si nota come GTA sia un titolo che si adatta perfettamente a qualsiasi stile di gioco, ci sono persone che si limitano a perder tempo in auto, altri che giocano tutta la trama principale, altri ancora cercano ogni segreto nascosto nei più reconditi anfratti della mappa di gioco.

GTA non punisce che non segue i canoni e, forse proprio per questo, ha raggiunto una popolarità tanto estesa e condivisa. Inoltre, va fatto un plauso a Rockstar che, ormai, è una delle pochissime case di sviluppo a credere ancora nel vecchio valore della segretezza. In un settore ormai dominato dai leak (veri o presunti) e press tour, lo studio newyorchese preferisce da sempre nascondersi dietro un muro di riserbo e pochissime parole, lavorando moltissimo su quello che conta davvero: il gioco, non il marketing.