Introduzione


Sono sempre stato affascinato da Victor Frankenstein.

Da piccolo non riuscivo a capire perché questa specie di gigante venisse ritratto (specie nei cartoni) con due bulloni piantati nelle tempie, con le mani sollevate in avanti, mentre emetteva vagiti indistinguibili e animaleschi. Ma mi divertiva. Al liceo, poi, ho imparato che quello non era Frankenstein, ma il suo mostro o – come lo chiama Mary Shelley – la sua “creatura”. All’università ho capito che il mostro, in fin dei conti, è proprio lo scienziato protagonista del romanzo gotico di Shelley, questo moderno Prometeo con manie (divine) di grandezza mosso dall’ambizione più estrema – quella di farsi creatore – e che la sua creatura è effettivamente molto più intelligente, cosciente e umana di quanto sia generalmente riconosciuto.

Come ogni mito, come ogni leggenda, Frankenstein è stato proposto con diversi caratteri e modalità più volte nel corso della storia. Ha affascinato, sorpreso e sconvol...