Tratta da un romanzo che parla di mafia russa, lontano da La promessa dell’assassino e più vicino a L’ultimo dei Mohicani ma con John Malkovich.

Arriverà a Febbraio 2013 (dunque è ipotizzabile un passaggio al Festival di Berlino) Educazione Siberiana, il nuovo film di Gabriele Salvatores con John Malkovich, il primo lavoro del regista italiano di queste proporzioni giganti, il primo senza una propria produzione, il primo tratto da un libro straniero, girato in lingua straniera, con solo attori stranieri. “Praticamente non è un film italiano” commenta lo stesso regista ospite al Courmayeur Noir in Festival “il che è sia un bene che un male”.
La storia è quella di un uomo anziano e due amici che vedono crollare intorno a loro il mondo che conoscevano e si svolge in Russia dal 1985 al 1995. C’è la mafia russa, i tatuaggi e la violenza, molta violenza, ma non centra niente con La promessa dell’assassino:
“E’ praticamente L’ultimo dei Mohicani, una storia di amicizia e di un uomo che sopravvive al proprio mondo”.

 

Un film di ampio respiro come non se ne fanno da noi, ha dovuto adattare il suo stile?
Credo che un regista lo si riconosca attraverso lo sguardo che ha sulle storie che racconta. Mantenendo il tuo sguardo puoi cambiare anche tecnica di ripresa di volta in volta (almeno a me piace procedere così). Per esempio filmare con due o tre macchine da presa contemporaneamente, quando solitamente sono abituato a fare pochi ciak con tante inquadrature. E’ stato proprio diverso, avevo una troupe di circa 105 persone, cioè c'è gente che ha lavorato a questo film che credo di non aver mai incontrato!

Alla fine è così difficile fare da noi questo tipo di cinema?
Per fare film come questi ci vuole un investimento economico non esagerato, è grosso ma affrontabile, quello che ti frena è la paura. È ovvio che se fai una commedia, genere che io adoro, in questo momento è più facile avere successo. Mettici anche che se devi filmare due persone che si parlano è qualcosa di abbastanza semplice da girare e non costa tanto, mentre se devi raccontare un'azione le inquadrature aumentano e il minutaggio lo copri con molti più giorni di riprese.
Questo è il problema tecnico e poi c'è quello più complesso dell'autocensura e lo dico anche da parte degli autori, spesso bloccati dalla paura. Anche io sul set nei momenti di folla quando c’erano una marea di persone ho avuto il terrore.

Dopo questo film ne hai altri due in lavorazione, di che si tratta?
Uno non voglio dirlo per scaramanzia, è un progetto che inseguo da tanto, l’altro invece è un film sull’adolescenza e i supereroi, ma non dirò di più di così.

Assieme a Salvatores c’era anche Nicolaj Lilin, autore del libro da cui è tratto il film, ed è entusiasta del risultato:
Ho rifiutato 8 proposte cinematografiche di adattamento tra cui alcune provenienti da grossi nomi di Hollywood che per correttezza non rivelerò. Le ho rifiutate perchè nessuno era così profondamente convinto e così unico e umano come Gabriele, che mi ha colpito per la maniera in cui dalla lettura del libro è riuscito a trovare il nucleo della storia e il suo senso. Non è un giallo anche se le circostanze sono piene di risse e situazioni criminali, non è questo il centro del racconto.

Dunque ha rifiutato tutto il lato di exploitation?
Ho accettato di lavorare con Riccardo Tozzi e Cattleya proprio perchè mi avevano detto da subito di non poter fare La promessa dell'assassino, non ce l'avrebbero fatta, questa poteva solo essere una storia di un essere umano. Quello che io volevo.

Avete lavorato molto alla sceneggiatura quindi si distanzerà abbastanza dal libro…
È impossibile quantificare la distanza dal libro è come misurare quanto è bagnata l'acqua. Quel che ho raccontato in 350 pagine non si racconta in due ore di film. La genialità di Gabriele è stata tutta nel riuscire a trasportare i sentimenti del libro e i temi principali nel linguaggio cinematografico. Ciò che ha aggiunto è stato il modo geniale in cui ha mostrato i sentimenti senza utilizzare le parole, io in questo film ho visto delle scene naturalistiche che raccontano storie e sentimenti senza uomini [tecnica e motivo di ricorrente del cinema russo da sempre ndr.]. Non siamo un popolo cattivo, abbiamo cose brutte ma nel balletto nella letteratura siamo unici e si vede che Gabriele era un russo nella vita precedente.