Diciamo la verità: fino ad oggi, noi appassionati del Capitan America fumettistico, non potevamo dirci granché soddisfatti della controparte cinematografica del nostro eroe. Il primo debole film a lui dedicato, The First Avenger di Joe Johnston, ha avuto l’unico pregio di far conoscere il personaggio al grande pubblico e ha sprecato tutto il potenziale di un contesto affascinante come quello della Seconda Guerra Mondiale. Il roboante The Avengers, aveva tra le sue falle uno Steve Rogers ridotto al ruolo di macchietta perculabile, oro colato per le battute del solito mattatore Tony Stark. Certo, va detto che nella battaglia finale c’era quella scena in cui il buon Capitano si metteva a dirigere chiunque gli capitasse a tiro, con grande carattere e… una padronanza tattica effettivamente mai racimolata. Infine, il cammeo in Thor: The Dark World: non andrebbe considerato, visto che in realtà si trattava di Loki sotto mentite spoglie, ma di certo nemmeno quell’episodio ha aiutato a rendere meno ridanciana la Sentinella della Libertà sul grande schermo. Ebbene, noi di BadComics siamo lieti di presentarvi la recensione del film della svolta, Captain America: The Winter Soldier. Ma vi avvisiamo, gli spoiler pioveranno come elicarrier.

 

Dopo la Battaglia di New York, Steve Rogers, un uomo fuori dal tempo, ammazza quest’ultimo tra missioni con lo S.H.I.E.L.D., visite al museo a lui stesso dedicato (nostalgia canaglia), allenamenti e il recupero delle pietre miliari di cui non ha potuto godere mentre era congelato; il tutto senza dedicarsi più di tanto all’altro sesso, con grande disappunto della collega e aspirante confidente Natasha “Vedova Nera” Romanoff. In una delle azioni con gli agenti di Nick Fury, Cap si scontra con alcuni pirati capeggiati dal mercenario Batroc, un combattente esperto di savate. Il nostro eroe naturalmente risolve la situazione, ma qualcosa non torna: sorprende infatti la Vedova Nera mentre si impossessa di informazioni cifrate, nonostante sia una missione di soccorso. Anche Fury fiuta il mistero quando si vede negare alcune autorizzazioni al Triskelion, con particolare riferimento al Progetto Insight, una tecnologia che permetterebbe di colpire chiunque in qualunque momento, tanto cara ad Alexander Pierce (Robert Redford) uno degli alti capi dello S.H.I.E.L.D.. Fury comincia così a comprendere che non tutto va per il verso giusto nell’organizzazione in cui lavora e viene fatto fuori dalle alte sfere. Sarà questo a innescare la diserzione di Cap, pronto a fare chiarezza, aiutato dalla Vedova Nera e dalla nuova leva Sam “Falcon” Wilson. Dal passato di Steve però emerge un fantasma, il Soldato d’Inverno, una figura violenta e senza freni che anche Natasha Romanoff sembra conoscere bene.

A sinistra!

Chi di voi appassionati del Capitan America fumettistico non ha mai sognato un film in cui il Nostro non faccia la figura del soldatino manipolabile e retorico? Ok, giù le mani. Diciamola tutta: il ruolo incarnato da Chris Evans difficilmente potrà mai riprendere la levatura morale dello Steve Rogers su carta. Cap, nonostante le facili apparenze, è un personaggio controverso, molto più complesso di quanto il grande pubblico possa immaginare. È sempre stato scritto da autori anticonformisti, spesso di sinistra, e nella sua indole albergano gli ideali dei padri fondatori quanto una visione del sogno americano parecchio progressista. Ma temi come le uguaglianze sociali, i diritti civili e le battaglie per la libertà (se non da alieni e nazisti potenziati) sono per forza di cose banditi dalla produzione dei Marvel Studios che punta forte sulla semplificazione e sugli incassi.

Mi serve solo sapere chi devo combattere.

Niente di male intendiamoci, i fumetti del Capitano non sono certo tutti “impegnati”, anzi. Ciò che un appassionato chiede è però un personaggio cinematografico che non appaia “buffo” e, se non d’ispirazione, che sia almeno nobile e carismatico; che metta i suoi principi davanti a qualunque grado militare o ordine dall’alto. Un’immagine forte e simbolica che richiami tale descrizione? Un uomo e il suo scudo, circondati da elicotteri della sua stessa patria, pronti ad attaccarlo. …C’è! Cari lettori, Captain America: The Winter Soldier ci presenta finalmente uno Steve che assomiglia al “nostro Steve”: una figura riflessiva, coi dovuti limiti, che si pone delle domande e che oggigiorno non distingue più chiaramente “la cosa giusta da fare”. Un super-soldato che ragiona prima di gridare “sissignore” e se necessario, disobbedisce.

The Winter Soldier è un film che stupisce per quanti pochi difetti abbia. Nei suoi 136 minuti propone un intreccio spionistico appassionante, personaggi finalmente liberi di evolvere, sequenze spettacolari e grandiose ma soprattutto moltissima azione costruita con intelligenza. È forse in quest’ultima caratteristica uno dei punti di forza di questa pellicola; di lotte, sparatorie e inseguimenti ce ne sono a iosa, ma non si scade mai nelle deprimenti e confuse sequenze tipiche della maggior parte degli action movie. Questa è già una notizia: il sequel di Captain America diretto dai fratelli Russo, ha delle coreografie da mozzare il fiato. The Winter Soldier è decisamente il primo prodotto dei Marvel Studios a risultare ambizioso e a staccare il cordone ombelicale dalla formula perfetta trovata da Jon Favreau con Iron Man e perfezionata da Joss Whedon. Tradotto: quello che state per andare a vedere è finalmente un Marvel Movie che si regge in piedi senza l’ausilio di una marea di gag, né la presenza di Robert Downey Jr.

Chi l’avrebbe detto poi che avremmo visto recitare (nel vero senso del termine) Scarlett Johansson e soprattutto Samuel L. Jackson? Quest’ultimo dopo tante piccole comparsate e la migliorabile caratterizzazione buonista di Fury in The Avengers, pareva destinato al ruolo di eterno collante tra i film Marvel. In The Winter Soldier invece vive, soffre, lotta, sanguina e, se vogliamo dirla tutta, è pure protagonista di una citazione memorabile di quella che è senza ombra di dubbio la sua miglior interpretazione di sempre. Un momento di sublime umorismo meta-cinematografico, talmente riuscito da strappare applausi durante la proiezione dell’anteprima stampa.

Il momento WikiBADia

Ma voi che state leggendo questa pseudo-recensione su BadComics e non (ancora) su BadTaste, vi starete chiedendo quali storie a fumetti hanno ispirato The Winter Soldier, oltre alla palese saga sul Soldato d’Inverno di Steve Epting e Ed Brubaker (che con questa pellicola mette in cascina diversi minuti di presenza nel Marvel Cinematic Universe). Ebbene, chi se lo aspettava? È Secret Warriors di Jonathan Hickman, Stefano Caselli e Alessandro Vitti, insieme a Nick Fury contro lo S.H.I.E.L.D. (Harras/Neary), a fare la parte del leone. Nel primo intrigante lavoro Marvel dello scrittore che avrebbe poi ereditato gli Avengers di Brian M. Bendis, si scopriva infatti che lo S.H.I.E.L.D. aveva in seno la serpe delle serpi: l’Hydra, l’organizzazione terroristica di matrice nazista, si era infiltrata nella forza di pace, un tempo guidata dallo stesso Nick Fury, sin dalla sua fondazione. Nei fumetti, il nostro monocolo, era già stato rimosso dalla sua posizione di Direttore in seguito a Secret War (di Bendis e Dell’Otto) e da quel momento aveva iniziato a lavorare nell’ombra (cosa ripresa nel finale del film), consapevole delle malefatte e della posizione di vantaggio dell’Hydra ma anche dell’incombente Secret Invasion da parte degli alieni Skrull.

La delusione di Cap per le istituzioni che finisce per metterlo in contrapposizione con i suoi governanti (in questo caso “solo” lo S.H.I.E.L.D.) è associabile a diversi momenti della storia del personaggio: uno su tutti il ciclo di storie dell’Impero Segreto pubblicato nei mesi che seguirono lo scandalo Watergate (e che portarono Cap a lasciare il costume a stelle e strisce per assumere l’identità di Nomad); ma ricordiamo anche Un uomo senza patria, facente parte della miglior sequenza di storie di sempre di Capitan America, ossia la gestione Mark Waid/Ron Garney; infine, la più recente diserzione fumettistica, Civil War, in cui Steve Rogers volta le spalle ad Iron Man al governo americano per aver messo fuorilegge i supereroi non-registrati. Da questo punto di vista si può dire che The Winter Soldier cita e si rifà alle atmosfere di queste celebri saghe mixandole con quelle dedicate a Fury sopra citate. Un’operazione non semplice e decisamente riuscita.

Altri riferimenti? L’uniforme con cui Steve affronta il debuttante Batroc (detto “il saltatore”, nei fumetti) richiama quella da lui adottata nei fumetti nel periodo in cui dirigeva lo S.H.I.E.L.D., ossia nel post-Assedio, evento che lo vide, di ritorno dall’aldilà, combattere Norman Osborn, direttore di H.A.M.M.E.R., una versione deviata dell’organizzazione spionistica che tutti conosciamo. Quel costume fu creato per l’occasione dal talentuoso Mirko Djurdjevic e oggi viene indossato da Nick Fury Jr., il quasi-corrispettivo fumettistico del personaggio cinematografico di Jackson, in quanto figlio del Fury originale, quello caucasico insomma. Nella missione iniziale del film, Cap abbina questo capo di vestiario parecchio cool a un tristissimo scudo per le missioni in modalità stealth che inverte i colori di quello classico; questa mancanza di sacralità per l’oggetto che nell’Universo Marvel equivale ad Excalibur si percepisce durante la pellicola, ma in fondo non si può pretendere che il marketing ceda il passo a “lo scudo, il mio fedele compagno di mille battaglie“.

Non solo francesi saltatori tra i villain classici adattati al grande schermo: ecco uno dei più letali nemici di Cap, colui che ha spesso legato i suoi misfatti ai piani del Teschio Rosso e che apparentemente dopo la Guerra Civile uccise Rogers: Crossbones, o meglio, colui che prima o poi lo diverrà e per il momento è “solo” Brock Rumlow, capo della squadra Strike (o S.T.R.I.K.E.?), la più fedele ad Alexander Pierce. Torna invece Zola, creduto morto dopo The First Avenger, in una versione informatica che si avvicina parecchio alla sua “incarnazione” cartacea. Passando ai buoni, oltre a Emily VanCamp, nel ruolo di Sharon Carter, fidanzata storica di Capitan America (tra l’altro deceduta oggi su Capitan America 10) e nipote della sua prima fiamma Peggy, nel film viene citato tra i tanti obbiettivi dell’Hydra, Stephen Strange; ricorderete che qualche mese fa si era vociferato di un coinvolgimento di Johnny Depp nel ruolo del Mago Supremo…

In chiusura, non possiamo non parlare della doppia scena dopo i titoli. La prima, dopo gli iniziali titoli di coda “grafici”, mostra per la prima volta Quicksilver e Scarlet prigionieri del Baron von Strucker, vero leader dell’Hydra. La seconda torna a indagare sul Soldato d’Inverno, intento a scoprire chi fosse un tempo, prima di essere lobotomizzato e utilizzato dalla stessa organizzazione terroristica come killer occulto nel corso degli ultimi settant’anni.