Sono passati ben 36 anni dall’uscita nei cinema di Shining, il film di Stanley Kubrick basato sull’omonimo romanzo scritto da Stephen King.

È notorio il fatto che fra il regista statunitense naturalizzato britannico e l’autore di Bangor, non sia mai corso il proverbiale “buon sangue”: se, da una parte, il filmmaker ha sempre affermato che l’opera di King era solo un utile canovaccio senza elevate pretese letterarie su sui elaborare la sua visione cinematografica dell’horror, dall’altra l’autore di It, Carrie and co. ha sempre definito come freddo il film di Kubrick, giungendo a definire la Wendy della pellicola come uno dei personaggi più misogini che si siano mai visti al cinema.

Il tempo trascorso dalla release di Shining non ha attenuato l’opinione di Stephen King che, in un Q&A con Deadline ha rinnovato le sue perplessità sul lungometraggio:

Penso che Shining sia un bel film, con un look splendido, ma, come ho già detto in precedenza, è come una meravigliosa Cadillac senza alcun motore sotto al cofano. Da questo punto di vista, molte recensioni del tempo non sono state molto favorevoli e la mia opinione rientrava sicuramente in questo segmento. Ho tenuto la bocca chiusa all’epoca, non è che me ne fregasse poi molto […] Nel film il personaggio di Jack Torrance è del tutto privo di un arco narrativo. Non c’è nemmeno la parvenza di una cosa del genere. Lo vediamo all’inizio del film nell’ufficio di Ullman, il manager dell’hotel, e poi, ecco lo sai, è già del tutto folle. Tutto quello che fa è limitarsi a impazzire sempre di più. Nel libro è una persona che lotta per mantenere la sua sanità mentale e, alla fine, perde la battaglia. Per me questa è una tragedia. Nel film non avverti nulla di ciò, perché non c’è alcun effettivo cambiamento. L’altra grande differenza è nel finale. Nel mio libro l’hotel esplode. Alla fine del film di Kubrick è tutto congelato. Una differenza di non poco conto. Ho incontrato Kubrick e non c’è il benché minimo dubbio sul fatto che fosse una persona intelligente. Ha dato vita a film molto importanti per me, come Il Dottor Stranamore e Orizzonti di Gloria. Ha fatto cose splendide, ma aveva comunque una mentalità molto chiusa. Nel senso che quando lo incontravi e parlavi con lui, era in grado di interagire in modo perfettamente regolare, ma ti dava l’impressione di non essere davvero lì. Era racchiuso in sé stesso.

Nel prosieguo dell’interessante intervista Stephen King ammette di voler vedere Lars Von Trier e Ben Affleck alle prese con degli adattamenti delle sue opere nonché specificare che i film di Le Ali della Libertà e Stand By Me rientrano nel novero degli adattamenti cinematografici che preferisce fra quelli tratti dalle sue opere.

 

 

 

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