Ad aprire Coco, il film di Natale targato Pixar appena uscito nelle sale, è il cortometraggio Frozen – Le Avventure di Olaf che vede il ritorno sul grande schermo dei personaggi originali di Frozen – Il regno di ghiaccio. Protagonista del corto è Olaf, il divertente pupazzo di neve amico di Anna, Elsa e Kristoff.

Questa la trama: è il primo Natale da quando le porte sono state riaperte e Anna ed Elsa stanno organizzando i festeggiamenti per tutti gli abitanti di Arendelle. Inaspettatamente, però, tutti si allontanano per godersi le festività con i propri cari e le due sorelle si rendono conto di non avere nessuna tradizione familiare. Così Olaf intraprende un viaggio per tutto il regno alla ricerca delle migliori tradizioni natalizie per salvare il primo Natale dei suoi amici.

Abbiamo incontrato presso gli studi della Disney Animation di Burbank i due registi Kevin Deters e Stevie Wermers. Il cortometraggio è prodotto dal premio Oscar Roy Conli (Big Hero 6) e include nuove canzoni originali scritte da Elyssa Samsel e Kate Anderson.

Tutti adorano Olaf, è stato difficile o rischioso creare qualcosa che riguardasse solo lui?
Stevie Wermers: 22 minuti su Olaf, questo è tutto quello che ci è stato detto!
Kevin Deters: Quando abbiamo incontrato John Lasseter è stato chiaro da subito e non è stato facilissimo perché Olaf è stato ideato nel film di Frozen come la spalla, il personaggio simpatico, felice, che non si arrabbia mai, quindi dovevamo pensare a qualcosa di allegro, assolutamente non noioso. Più ci concentravamo su di lui più realizzavano che è essenzialmente come un bambino, cosa che ci ha aiutato molto a immaginarlo come un personaggio che esattamente come un bambino non capisce perfettamente cosa gli accade intorno. Lui poi realizza di non avere nessuna tradizione personale cosa che è poi diventata la trama del cortometraggio.

Avete avuto modo però di fargli sperimentare diverse situazioni?
Stevie Wermers: Sì, assolutamente, abbiamo potuto vederlo crescere in un certo senso, vederlo anche più consapevole, vederlo capire che le cose sono diverse da come se le immaginava.

Come è stato invece sviluppare la trama?
Stevie Wermers: Siamo partiti da lui e dalle tradizioni natalizie che volevamo al centro del cortometraggio. In genere subito dopo si cerca di trovare il cuore del racconto, ci si chiede: quale è l’emozione verso la quale vogliamo andare? Dopo aver cercato di capire questo nei primi mesi, ovvero che Olaf è la traduzione, ci siamo chiesti come mostrare questo, come arrivarci.
Kevin Deters: L’idea di base era che lui volesse aiutare le sue amiche Elsa e Anna, questo era il pezzo principale del puzzle.

Che tipo di ricerche avete fatto in merito alle tradizioni natalizie?
Stevie Wermers: Per tutti progetti Disney facciamo sempre moltissima ricerca. Ci interessava come festeggiassero le persone e non solo per Natale, ma anche in altri momenti dell’anno come il Diwali in India. Abbiamo scoperto tantissime cose, ad esempio in Scandinavia c’è questa tradizione di avere le capre come tema durante tutto il periodo natalizio. Abbiamo fatto moltissima ricerca e Google ci ha dato una mano in questo!

Quali altre tradizioni vi hanno colpito?
Stevie Wermers: Quella di Santa Lucia, una tradizione sempre scandinava con le giovani ragazze che portano delle candele in testa durante un giorno di dicembre. Mi ricordo di aver pensato: “Non è proprio sicura come tradizione, avere del fuoco sui capelli!”.

Come è stato invece il processo di collaborazione con gli altri dipartimenti?
Kevin Deters: È stato molto bello, abbiamo avuto la fortuna di lavorare con gente che ha lavorato al film di Frozen, come Michael Giaimo che era il production designer del film e ha collaborato con noi, e lui ha un sacco di esperienza. Anche gli animatori che hanno lavorato al film sono stati fondamentali.
Stevie Wermers: Non abbiamo dovuto trovare una direzione artistica perché le basi erano ancora quelle del film, e questo ci ha aiutato molto.

A livello grafico c’è stato un miglioramento che vi ha aiutato rispetto al film di anni fa?
Kevin Deters: Noi non ne capiamo molto di queste cose tecniche, però abbiamo usato un nuovo sistema di rendering già usato dai tempi di Big Hero 6 e non c’era all’epoca di Frozen, si chiama Hyperion. Tutti i personaggi sono stati quindi presi e messi dentro questo nuovo sistema di rendering che ha reso tutto più bello a livello di ricchezza di colori, di qualità.

C’era qualcosa in particolare della vostra infanzia che avete voluto inserire nel corto?
Stevie Wermers: Io ho sempre e solo decorato gli alberi di Natali, quindi direi di no!
Kevin Deters: Quando abbiamo lavorato sull’ambientazione che doveva essere di sera, con la neve, nel bosco mi è venuta in mente la mia infanzia nell’Illinois, ho dei ricordi molto chiari di queste luci lontane nel buio, di Santa Claus, di Natali con un sacco di neve, di famiglie che si trovano per stare insieme. Questo ha aiutato nella scena di Olaf che si perde nel bosco. Direi quindi l’idea che ogni tradizione è importante, che la mia tradizione può sembrare strana a qualcuno ma per me è molto speciale. E questo per esempio è legato alla tradizione di Kristoff con i trolls che bisogna leccarli e esprimere un desiderio, che per lui è la cosa più bella in assoluto e la vuole condividere con gli amici ma per loro è una cosa un po’ stramba (ride).

In questo senso volete lanciare un messaggio sulla tolleranza?
Kevin Deters: Sì è un messaggio molto importante soprattuto per i bambini, l’idea che se qualcuno ha delle tradizioni diverse dalle tue non significhi che abbia meno valore.
Stevie Wermers: A meno che si tratti di decorare un albero di Natale con il tema di Star Wars, quello è totalmente sbagliato! (ride).

Un ruolo grande come in Frozen l’ha avuto la musica, voi come l’avete gestita?
Stevie Wermers: Quando abbiamo iniziato siamo come sempre partiti dall’idea della tradizione, dopo alcuni mesi di lavoro sulla storia abbiamo incontrato Kate and Elyssa a New York e le abbiamo scelte tra tutti. Abbiamo stabilito quali fossero i momenti in cui inserire le canzoni nel film, i temi delle varie canzoni come quella di Olaf che va porta a porta per capire che tipo di tradizioni la gente avesse, il tono delle canzoni ecc.
Kevin Deters: È stato incredibile vedere quante tradizioni fosse possibile trasmettere con una singola canzone.

Come avete scelto i momenti chiave in cui inserire le canzoni?
Stevie Wermers: È una cosa che facciamo seguendo l’istinto. Diciamo che da narratori sappiamo esattamente dove inserirle, è un processo spontaneo. Ad esempio si sa sempre che ce ne deve essere una in apertura in modo da chiarire subito il fatto che si tratti di un musical.
Kevin Deters: L’ultima canzone poi è sempre quella che racchiude il tema generale del film, una canzone che speriamo resti in testa alla gente… e che la cantino per sempre!

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

Ambientato in Messico, Coco racconta la storia di Miguel, un aspirante cantante e chitarrista autodidatta che sogna di seguire le orme del suo idolo Ernesto de la Cruz, il musicista più famoso nella storia del Paese. Ma ormai da generazioni la musica è severamente proibita nella famiglia del ragazzo.

Diretto da Lee Unkich, co-diretto da Adrian Molina e prodotto da Darla K. Anderson (Toy Story 3 – La Grande Fuga), Coco è uscito nelle sale italiane insieme al nuovo contenuto speciale firmato Walt Disney Animation Studios Frozen – Le Avventure di Olaf.

 

 

 

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