Nato a Hollywood, cresciuto nel Regno Unito e ora tornato dalle parti della Mecca Del Cinema in cui si sta specializzando come villain. Ma in realtà Burn Gorman è qualcosa di più: un talentuoso attore, nonché musicista, proveniente dal teatro tornato a vestire i panni di Hermann Gottlieb in Pacific Rim: La Rivolta di Steven DeKnight, sequel del fortunato film di fantascienza di Guillermo Del Toro datato 2013 e da oggi disponibile in home video. Ecco la nostra conversazione telefonica in esclusiva con colui che viene paragonato a un certo attore americano del Wisconsin.

Mr. Gorman partiamo da Hermann Gottlieb e la sua interessantissima evoluzione dal primo al secondo Pacific Rim. Cosa gli è successo nel dettaglio nei dieci anni che sono passati dal primo al secondo episodio?
Tante cose. Soprattutto direi politiche e psicologiche. Da un punto di vista politico è cresciuto, è stato promosso e soprattutto ha avuto a disposizione un budget illimitato cui non era mai stato lontanamente abituato prima. Questo lo ha fatto maturare modificandolo completamente perché Hermann… non aveva mai contemplato quell’idea fino a quel momento. Non si era mai visto al comando di qualcosa fin da quando era piccolo. Quindi ho pensato molto a quanta fatica avrebbe fatto ad adeguarsi psicologicamente a un ruolo di leader per cui non era mai stato, diciamo, addestrato né dalla famiglia in cui era nato né dalla società in cui era cresciuto.

Possiamo dire che ora è meno scanzonato e meno nerd?
Sì. È più cupamente ossessionato dalle possibili strategie dei Precursori. Sa che ha grandi responsabilità in quanto promosso a livello gerarchico e questo lo obbliga ad avere a che fare con più esseri umani rispetto a un passato più solitario. In questi tipo di racconti di genere, che io amo molto, ci sono il Clown, l’Eroe, il Villain e il Nerd. Hermann Gottlieb e Newton Geiszler erano i Clown/Nerd del primo Pacific Rim. Ora avranno nuovi ruoli e abbiamo trovato queste modifiche alle loro caratteristiche archetipiche una vera e propria benedizione sia per me che per Charlie Day che interpreta Newton.

Il Clown/Nerd Gottlieb deve fronteggiare decisioni morali che prima lasciava all’Eroe?
Esattamente. Il suo rapporto con Newton è straziante nel film. Una scelta finale del mio personaggio l’ho trovata particolarmente significativa da questo punto di vista. Non possiamo fare altro che ringraziare i creativi dietro questi progetti così grandi per permetterci di aggiungere qualcosa alla tavolozza di colori già ben stabilita nel primo episodio.

Burn Gorman in questo momento continua ad essere il Villain perfetto per Hollywood & Co.?
Quando mia madre mi chiede: “Ma perché non fai un personaggio buono ogni tanto?” io le rispondo che dobbiamo ringraziare Dio per quello che ci ha dato. A me ha dato questa faccia per cui… mamma… che ci posso fare? Ci è andata fin troppo bene fino a questo momento, dal mio punto di vista. Poi sai come rispondiamo sempre noi attori in questi casi: per voi sono villain mentre per noi sono dei personaggi come gli altri su cui dobbiamo lavorare in termini di motivazioni esattamente come faremmo se fossero degli eroi.

Noi in Italia abbiamo cominciato a conoscerti con la serie tv Torchwood (2006-2008). Cosa ti è rimasto di quell’esperienza e come vedi il dibattito tra serie tv e cinema che in questo momento sta tenendo banco tra noi giornalisti e voi addetti ai lavori?
Ci siamo rivisti con Naoko Mori e John Barrowman giusto lo scorso weekend e sembrava che non fossero passati 12 anni da quella prima stagione. Che posso dirti? Rivedendo lo show da questa prospettiva storia abbiamo riflettuto con Naoko e John circa il fatto che oggi sarebbe stato impossibile fare una serie tv così grezza, freaky e sessuale. Parliamoci francamente: alcuni episodi era realmente orribili. Ma altri sono ancora oggi decenti e qualcuno è addirittura bellissimo. Era tutto un po’ più sperimentale all’epoca e ci diedero una grande libertà per fare qualcosa di più sporco e sperimentale. Oggi la tv è più seria e forse non ci sarebbe tutta questa libertà. Da qui mi riallaccio alla seconda parte della domanda ovvero… sì, il dibattito è molto presente anche tra noi attori e la nostra posizione è che al momento una serie televisiva ci permette come lavoratori di fare il nostro mestiere al meglio. Perché abbiamo più tempo per concentrarci sulle rifiniture di un personaggio. Meno male che dentro il cinema kolossal esistono figure come Guillermo Del Toro o Steven DeKnight, che non a caso però viene anche dalla tv, perché in questo modo possiamo trovare delle possibilità di divertirci anche sul grande schermo tra effetti speciali e scenografie gigantesche.

Pensi alla scrittura o alla regia?
Al momento no e non ho alcuna tentazione di scrivere visto che quando leggo il materiale che mi forniscono gli sceneggiatori con cui lavoro, mi sembra di una qualità tale che io non potrei mai pareggiare quel livello. Idem per la regia. Ma sai come si dice? Mai dire mai.

Ultima domanda ma devi essere sincero: quante volte ti hanno detto in questi ultimi dieci anni, soprattutto a Hollywood, che tu sei il nuovo Willem Dafoe? Un milione? Due milioni o tre milioni?
(Ride, N.d.R.) Se proprio devo essere sincero… più verso i tre milioni di volte! Io sono sempre in imbarazzo quando lo fanno perché Willem Dafoe è una leggenda e io mi vergogno molto in quei momenti di comparazione.
Inoltre ha dei capelli molto più belli dei miei!

Burn… Mr. Dafoe è stato un villain per secoli e ora in Un Sogno Chiamato Florida è stato candidato all’Oscar come decent guy. Questo vuol dire che tra 15 anni sarai un eroe anche tu. Si tratta solo di aspettare.
Hai ragione. Lo dico subito a mamma!

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