Prima che la regia dell’ultimo film di 007, No time to die, venisse affidata a Cary Fukunaga, il regista scelto per riportare un’ultima volta sul grande schermo il James Bond di Daniel Craig era il premio Oscar Danny Boyle.

Il filmmaker ha lavorato a lungo allo sviluppo di quello che sarebbe dovuto diventare il 25 lungometraggio della saga di 007, ma poi, nell’agosto del 2018, è arrivata, come il proverbiale fulmine a ciel sereno, la notizia del divorzio fra il regista e la produzione avvenuto per le tradizionali “divergenze creative”.

A marzo del 2019 erano emersi alcuni dettagli su questa separazione, dettagli secondo i quali tali divergenze sarebbero state burrascose fin dal principio. Inoltre, l’intenzione di Danny Boyle era quella di “uccidere 007” facendolo morire fra le braccia di Lea Seydoux. Anche se James Bond, effettivamente, muore pure in No time to die, la soluzione narrativa scelta è ben diversa.

In una recente intervista, il regista di 28 giorni dopo e Trainspotting, è tornato a discutere del film di 007 che non ha mai diretto spiegando che:

Ricordo di aver pensato “Dovrei davvero farmi coinvolgere da questo franchise?”. Perché, a conti fatti, non volevano davvero qualcosa di differente. Vogliono che tu gli dia una rinfrescata, ma senza metterlo in discussione e noi volevamo fare qualcosa di diverso. Stranamente sarebbe finito per essere decisamente pertinente oggi come oggi. era tutto ambientato in Russia che è da dove viene James Bond, un parto della Guerra Fredda. Era ambientato nella Russia di oggi e si sarebbe collegata alle sue origini. Ma poi loro hanno perso fiducia nel progetto. Un vero peccato.

Trovate tutte le informazioni sull’ultimo film di 007, No time to die, nella nostra scheda.

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Fonte: Esquire via Variety

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