Non sappiamo ancora se Amanda Seyfried avrà o meno delle effettive possibilità agli Oscar grazie a Mank, la pellicola di David Fincher dove interpreta Marion Davies, attrice statunitense nota per il legame sentimentale col magnate della finanza William Randolph Hearst, la fonte d’ispirazione per il Charles Foster Kane di Quarto Potere.

L’intervista che l’attrice ha rilasciato all’Associated Press, e che potete trovare su YouTube, parte proprio da questioni relative agli Oscar per poi virare in ottica cinecomic. Durante la chiacchierata, Amanda Seyfried ha spiegato perché quella delle pellicole ispirate o basate sui fumetti non è una tipologia di film cui ambisce lavorare:

Non penso ci siano molti agenti convinti del fatto che i loro clienti non potrebbero trarre beneificio da un film di supereroi. Per questa ragione devo sempre spingere in direzione contraria. Lo capisco eh. Penso che i cinecomic siano grandiosi e ti consentono di venir trasportato in un miondo incredibile che non esiste. Una roba che va benissimo per i ragazzini e la loro crescita. Ma non ho questo grande interesse in performance così fisiche, non sono una fan del green screen. Non mi piace. Voglio divertirmi mentre lavoro. È quella la nube che sta sopra di me per la mia intera carriera e non so quando se ne andrà. Ma va bene perché, a conti fatti, il mio agente ha fiducia in me e sa che non sono ruoli adatti a tutti.

Si sa che Amanda Seyfried era stata presa in considerazione per la parte di Gamora in Guardiani della Galassia prima di Zoe Saldana. In occasione della promozione di Mank, lattrice era tornata a parlare della questione spiegando:

Non volevo partecipare al primo flop della Marvel perché mi sono detta: “Chi vedrebbe mai un film su un albero e un procione parlanti?”. Chiaramente avevo torto marcio. La sceneggiatura era fantastica, c’era solo il timore di essere quella persona, quella star di un film gigantesco che se fallisce ti butta fuori da Hollywood. L’ho visto succedere con altri attori, era una mia paura gigantesca e mi sono chiesta: “Na vale la pena?”.

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