Ospite del Giffoni Film Festival, Antonio Albanese è stato accolto dai giovani giurati con grande entusiasmo e si è soffermato nello specifico su uno dei personaggi più amati della sua carriera.

Io mi vergogno ogni volta che interpreto Cetto La Qualunque perché è una somma di orrori, eppure se pensiamo alla politica di oggi Cetto è un gesuita, un moderato. Ma si può dire che io sto alla politica come Polifemo sta allo strabismo, come Formigoni sta al Kamasutra” ha spiegato.

Ero completamente estraneo al mondo della politica. Da ragazzo a Milano, ho iniziato a frequentare i comizi e ne ho viste di tutti i colori. Ho sentito dire ‘Sarò leale e circonciso’ da un politico che poi è diventato Senatore. Un altro si è presentato con una foto della moglie del candidato avversario e ha detto ‘Questa è una bottana, non potete votare un cornuto”, e poi ha vinto”.

Sul personaggio di Cetto ha spiegato che non ci sono riferimenti precisi: “Cetto è un insieme di brutture, non un’imitazione. È un personaggio che esiste ovunque, non solo in Calabria. È quella politica malvagia, improvvisata. I ricordi dei miei genitori, costretti a lasciare la Sicilia per mangiare, le loro fatiche, ti segnano. E quella politica malsana mi ha fatto venire i brividi. Ho cercato di rappresentarla in maniera ridicola per demolirla. C’è rabbia dietro la costruzione di quella maschera”.

Quanto al futuro:

A novembre uscirà il mio nuovo film, “100 domeniche” che ho scritto, diretto e recitato. È un film che amo profondamente. Un film drammatico ma necessario, girato a Olginate, nel paesino in cui sono nato, sul lago di Como. Interpreto un operaio che a 59 anni va in pre-pensionamento e perde tutti i suoi soldi per un investimento sbagliato in banca. Un personaggio che in realtà potrei essere io perché ho iniziato proprio facendo l’operaio.

A febbraio, invece, sarà diretto ancora una volta da Riccardo Milani in un film ambientato nel Parco Nazionale d’Abruzzo, dove sarà con Virginia Raffaele.

In “Un mondo a parte” interpreto un maestro elementare. Per farlo ho studiato molto ‘sul campo’, ho incontrato i maestri, li ho visti all’opera insieme agli alunni.

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