Il primo Avatar approdò nei cinema di tutto il mondo come un fulmine a ciel sereno. La potenza visiva dell’opera scritta e diretta da James Cameron sconvolse gli spettatori, proiettandoli all’interno di una storia semplice, ma ricca di fascino. Senza parlare del sapiente utilizzo del 3D, vero e proprio asso nella manica del film, dall’immersività mai raggiunta da tutte le altre pellicole che hanno deciso di abbracciare la “moda” delle tre dimensioni.

Eppure non è solo questo il motivo per cui Avatar merita di essere ricordato. Al giorno d’oggi esistono sempre meno blockbuster creati pensando appositamente alla sala cinematografica. Viviamo in un mercato composto principalmente da trasposizioni di fumetti, videogiochi e libri, dove il rischio d’impresa di mettere in piedi una produzione ad alto budget nuova sotto tutti i punti di vista sembra essere davvero troppo alto. Nel 2009 Cameron ragionava in modo completamente differente rispetto al resto del mondo, decidendo di dare vita a un film costruito attorno al concetto di world building. Negli anni successivi solamente Guillermo Del Toro con Pacific Rim è riuscito ad avvicinarsi a questo risultato, anche se in una versione nettamente meno stratificata.

Ecco che quindi, nel 2022, Avatar – La via dell’acqua sembra un film ancora più coraggioso, un film in grado di sfidare i giganti del Marvel Cinematic Universe a testa alta. Ma andiamo per gradi.

Avatar - La via dell'acqua

IL CONCETTO DI WORLD BUILDING

Come accennato poche righe qui sopra, il team messo in piedi da Cameron ha lavorato assiduamente per rendere Pandora un’ambientazione vera, con delle regole e con una propria cifra stilistica. Ogni pianta sembra avere una funzione all’interno dell’ecosistema del satellite del gigante gassoso Polifemo, nella galassia di Alfa Centauri. Ogni creatura viene studiata da un punto di vista di design per fare in modo non solo che sia “bella da vedere”, ma che risponda a delle funzioni all’interno del succitato ecosistema. Proprio questa cura nella creazione del mondo è il concetto di “world building”.

Un principio che i videogiocatori conoscono molto bene, dato che oggi anno approdano sul mercato decine di nuove IP in grado di dare vita a universi differenti con delle proprie regole e delle proprie meccaniche: i giocatori devono infatti poter vivere il mondo con il quale stanno attivamente interagendo. Il linguaggio del cinema, invece, risulta monodirezionale e permette alla produzione di decidere cosa far vedere al proprio pubblico. James Cameron, però, non ci sta e decide di raccontare una storia, ma allo stesso tempo di fornire decine di informazioni (alcune di esse puramente visive) per dare concretezza al proprio mondo. Ottenendo un risultato che nessun altro regista di blockbuster è riuscito a raggiungere negli ultimi tredici anni.

Avatar - La via dell'acqua

LA CURA NEL DESIGN

Mancano pochi giorni all’uscita di Avatar – La via dell’acqua, ma è già evidente a tutti quanto il film sarà ricco a livello estetico. Ma attenzione: non ci riferiamo al “semplice” effetto speciale o alla post-produzione pensata per fare in modo che la CGI risulti credibile. Stiamo parlando del lavoro di concept art che sta alla base dell’idea di tutto ciò che vediamo a schermo. La maggior parte delle produzioni moderne pecca di creatività, dando vita a design di mostri, vestiti e oggetti di scena banali e poco accattivanti. Ancora una volta, il team di Cameron non si adegua e, come possiamo vedere già dai trailer, è riuscito a dare importanza anche a un semplice pesce che attraversa l’inquadratura, rendendolo “interessante”.

È proprio questa ricerca estetica per rendere “interessanti” gli elementi sullo schermo che contraddistingue Avatar dalla miriade di altre pellicole moderne che, forse limitate in parte dal budget, ma senza dubbio anche dalla mancanza di creatività da parte degli addetti ai lavori, risultano quasi pigre al confronto. Qual è l’ultima creatura proveniente da un blockbuster originale che vi ha fatto dire “wow”? Ovviamente non barate: stiamo parlando di blockbuster che non prendono ispirazione dai fumetti o da descrizioni all’interno di libri. Ora, noi non siamo certo dei veggenti, ma possiamo essere abbastanza certi nell’affermare che siate dovuti andare indietro di più di qualche anno per trovare una risposta a questa domanda.

AVATAR – LA VIA DELL’ACQUA

Perché andiamo a vedere i film al cinema? Le risposte a questa domanda potrebbero essere numerose, ma pensiamo che possano essere riassunte in una: “per emozionarci”. I blockbuster cercano proprio di raggiungere questo obiettivo: immergere lo spettatore nell’opera, e il colpo d’occhio, giocano un ruolo a dir poco importante. 

In questo senso, Avatar – La via dell’acqua potrebbe essere realmente il film di cui abbiamo bisogno. Un film in grado di sorprendere visivamente e, allo stesso tempo, di farci respirare l’aria salmastra dei mari di Pandora o l’umidità delle sue foreste. 192 minuti in cui dimenticarsi di essere all’interno di una sala cinematografica insieme ad altre persone per guardare uno schermo più o meno grande.

Trovate tutte le notizie su Avatar: la via dell’acqua nella nostra scheda.

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