C’è chi a 6 anni si sta costruendo i primi ricordi del mondo facendo piccole esperienze. E c’è chi a quell’età stava sul set giapponese di Agente 007 – Si vive solo due volte con Sean Connery e l’intera troupe a osservare il padre lavorare. Quella donna è Barbara Broccoli, una delle produttrici più influenti e una figura leggendaria dell’industria del cinema. È merito suo la rinascita e la radicale rivoluzione dei film di James Bond che gli hanno permesso di sopravvivere al cambiamento del millennio. 

Nell’operato di Barbara Broccoli c’è molto del padre Albert. Storico produttore di 007 con la EON Productions fondata insieme a Harry Saltzman. Da lui ha preso la concretezza al di fuori dei riflettori (non ama concedere interviste) e la visione del futuro. Albert fu precursore dell’idea di un franchise che dovesse perdurare oltre le evoluzioni del personaggio e i cambi di attore. Il suo modo di gestire un film dopo l’altro era caratterizzato dall’idea di “non permettere alle persone transitorie di prendere decisioni permanenti”. Così anche Barbara Broccoli e suo fratello (ma non di sangue) Michael G. Wilson scelgono con prudenza ogni capitolo di James Bond. Senza però il timore di osare e la capacità adeguarsi ai tempi.

Nata a Los Angeles ma cresciuta a Londra, Barbara Broccoli ha iniziato la sua carriera negli anni ’70 come stagista presso l’Hollywood Reporter (che le ha recentemente dedicato un ampio speciale).  Durante la produzione del film La spia che mi amava si occupò di scattare le foto dal set per la pubblicità. A 23 anni lavora come assistente di regia sul set di Octopussy – Operazione piovra, venendo trascinata nel business di famiglia. Negli anni ’90, con il peggiorare delle condizioni di salute del padre, prese in mano le redini della serie. 

Fu lei a gestire l’era Brosnan, traghettando il personaggio in un mondo in radicale cambiamento. Svecchia Fleming, pur cercando in ogni modo la fedeltà. Non un tradimento ma una scelta di rappresentare l’Agente 007 come se fosse stato scritto oggi. Introduce la M interpretata da Judy Dench, e ha lentamente, ma inesorabilmente modificato la figura delle Bond Girl. Fino alla più grande rivoluzione del personaggio di sempre con l’arrivo di Daniel Craig. Una riflessione sul machismo, sull’idea di uomo e di eroe action senza macchia e infallibile.

Oggi la produttrice si trova di fronte a un altro punto cardine delicatissimo da cui ripartire per garantirgli ancora una lunga vita cinematografica.

Come abbiamo riportato, la produttrice ha le idee ben chiare rispetto a una possibile “Bond” donna. Allo stesso modo è attenta a proteggere il franchise dal turnover degli studi, ponendosi come garanzia dopo l’acquisizione della MGM da parte di Amazon. Lei e il fratello controllano il franchise da tre decenni, e gli hanno permesso di incassare un totale di quasi 8 miliardi di dollari. Non hanno mai sbagliato e, quando dice che il rapporto con la sala e l’esperienza cinematografica è inscindibile, ogni nuovo co-proprietario deve ascoltarla.

Facciamo film per il cinema e attraversiamo enormi fatiche per renderli il più cinematografici possibili. Abbiamo sempre lavorato con grandi registi, direttori della fotografia e scenografi che fanno del loro meglio per creare un’abbuffata visiva per il divertimento delle persone. Questo è quello che vogliamo continuare a fare, ma le cose cambiano, perciò chi lo sa? In futuro potrebbe essere diverso. 

Non ha però vissuto il cambiamento della nuova acquisizione come una perdita di controllo, riconoscendo la natura di prodotto collettivo che da sempre caratterizza i film di 007.

Sapevamo che lo studio sarebbe stato venduto e Amazon è sempre stata una delle aziende prese in considerazione. Perciò la nostra sensazione è che, finché facciamo quello che sappiamo fare ci hanno detto che le cose non cambieranno. Non ho mai parlato con Jeff Besoz, non abbiamo avuto alcuna discussione e probabilmente non la avremo fino al prossimo anno quando l’accordo sarà approvato [da parte del regolatore USA ndr]. Per quello che sappiamo Bond 26 sarà un film MGM sotto il marchio Amazon. 

Sembra insomma che, nonostante le grandi tentazioni di cedere alla tentazione dello streaming e di una espansione del mondo intrecciata in più prodotti, Barbara Broccoli non abbia intenzione di percorrere quella strada. Ben più attraente è invece l’idea di un continuo restauro della superficie per incontrare lo zeitgeist contemporaneo, pur mantenendosi fedele allo spirito contenuto nei libri di Ian Fleming. 

Fonte: Hollywoodreporter

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