Il nuovo film di Quentin Tarantino, C’Era una volta a Hollywood, è stato recentemente premiato con tre Golden Globe, miglior film (commedia o musical), miglior attore non protagonista, Brad Pitt che ha voluto condividere il riconoscimento con Leonardo DiCaprio, e miglior sceneggiatura (Quentin Tarantino).

Ed è stato proprio Brad Pitt a regalare una splendida battuta sul suo futuro professionale e finanziario durante la National Board of Review.

Come segnala un giornalista dell’Associated Press, la star si sarebbe così espressa:

I miei obbiettivi nella vita sono alquanto semplici ora come ora. Essere felice, in salute e non ritrovarmi in una situazione economica tale da ritrovarmi costretto a girare Ocean 14. Vedremo.

 

 

Qualche settimana fa, Brad Pitt aveva avuto modo di parlare della sua carriera in maniera più seria in una chiacchierata con il NYT durante la quale spiegava, a 15 anni dall’uscita nei cinema, che Troy è stata una pellicola a suo modo “fondamentale” nel percorso di svolta delle sue scelte professionali:

Analizzando lo sviluppo della tua carriera, sembra che ci sia stato un momento di svolta intorno al 2004. Hai iniziato a lavorare per lo più con registi di un certo calibro. E forse la conseguenza è stata una certa profondità acquisita dalle tue interpretazioni. Ho notato un certo distacco…

Ma hai assolutamente ragione e mi fa piacere che qualcuno l’abbia notato. Con Troy c’è stato un momento di svolta, perché ero deluso.

Quando hai problemi a capire cosa fare della tua carriera, ricevi un mucchio di consigli. La gente continua a ripeterti di accettare questo, di fare quell’altro. Volevo partecipare a un film molto importante, un film dei Coen intitolato To the White Sea. Eravamo pronti a partire ma poi ricevemmo una battuta d’arresto. Poi apparve un’altra opportunità interessante e invece mi dissero: “No, fai quest’altra cosa. Potrai partecipare al film d’autore in seguito”. Accettai quel consiglio.

Era Troy?

No, non era Troy, ma un altro film. Ma la cosa mi fece riflettere sul fatto che da lì in avanti avrei seguito il mio istinto. Feci Troy perché – adesso posso parlare, credo – avevo rifiutato un film e così dovetti compensare accettandone un altro. Non fu un’esperienza dolorosa, ma mi resi conto abbastanza presto di non apprezzare il modo in cui stavano raccontando quel film.

[…]

Quello che sto cercando di dire su Troy è che non potevo spostarmi dal centro nell’inquadratura, una cosa che mi faceva impazzire. […] U-Boot 96 [di Wolfgang Petersen] è uno dei migliori film mai realizzati, ma Troy fu più una questione commerciale. Per ogni inquadratura era un continuo “ecco a voi l’eroe”. Ecco perché da lì decisi che avrei investito il mio tempo in storie di qualità.

Fu un cambiamento decisivo che definì i film del decennio successivo.

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