Ha poi ammesso con grande orgoglio di non essersi mai piegato alle logiche di mercato; anche nel caso di divergenze con i produttori, grazie al suo “machiavellico sovversivismo canadese“, è sempre riuscito a preservare l’integrità delle sue opere.
L’importante – ha spiegato – è non instaurare rapporti di collaborazione con case di produzione come… la Weinstein Company:
Prima regola per fare film: mai lavorare con i coglioni. Non farò nomi – gli Weinstein, che mentre monti il tuo film ne stanno già montando una versione tutta loro.
Il regista canadese si è poi espresso sulla “questione del digitale”, ammettendo di esser stato felice della morte della celluloide.
Credo che il digitale sia di gran lunga superiore. Anche i registi come Spielberg, che amano la pellicola, finiscono per usare il digitale per il montaggio e la correzione del colore. Non mi importa che la Kodak sostenga il contrario. Dimentichiamocene. Le pellicole che finivano al cinema erano orrende rispetto alle originali che producevamo noi.
C’è, però, una cosa che manca al digitale – ha poi concluso il regista:
L’unica cosa della pellicola che mi manca davvero è l’odore nella sala montaggio. Ma magari si potrebbe comprare il deodorante per ambienti, dovrebbero cominciare a vedere l’Eau de Kodak.
Fonte: Indiewire
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