Variety ha pubblicato un lungo articolo su quella definita depressione post-Avatar, indagando su un fenomeno che non si è ancora spento e che potrebbe essere destinato a riaccendersi con l’uscita di Avatar 2.

Alcune settimane dopo l’uscita del primo film, un articolo della CNN riportava che alcuni spettatori avevano cominciato a provare “depressione e pensieri suicidi” a causa di una eccessiva malinconia nel tornare nella realtà dopo un viaggio di 2 ore e 40 in un pianeta lontano e suggestivo come Pandora.

James Cameron commentò la notizia del 2010 invitando le persone a guardarsi attorno:

Suggerirei a queste persone di fare una passeggiata nel bosco. Riscoprendo così il contatto con la natura che ci circonda qui, sul nostro di pianeta…

Il fenomeno però prese piede, tant’è che molte persone trovarono conforto in alcuni forum di sostegno dove diedero voce alle loro emozioni.

Il film è stato così bello e ha mostrato qualcosa che non abbiamo sulla Terra, la gente ha visto che si potrebbe vivere su un mondo completamente diverso, e la cosa li ha portati alla depressione” spiegava all’epoca uno spettatore.

Variety ha chiesto un commento a Max Perrin, un artista digitale di 24 anni in Texas, che ha recuperato il film nel 2017 e da allora ne è rimasto segnato:

Mi ha fatto ripensare a molte cose. Non avevo idea di poter essere così influenzato da un film simili e non avevo idea di quanto profondamente mi avrebbe cambiato.

Perrin ha trovato supporto in Kelutral, una comunità di fan particolarmente attratta dallo studio del linguaggio Na’vi:

Ero in lacrime dopo aver visto il film e ho pensato: “Devo parlarne con qualcuno”. È stato allora che ho trovato un server su Discord, dove si trova quella che è chiamata Kelutral. Ero in estasi.

Ha poi aggiunto:

Ero in depressione e non sapevo perché, non sapevo darle un nome. […] Non volevo una vita senza problemi, è solo che quelli del mondo di Avatar mi sembravano più superabili dei miei.

La community si sta preparando ai potenziali effetti dell’uscita del sequel, da ieri negli Stati Uniti, offrendo un posto sicuro per tutti coloro che potrebbero subirne lo stesso effetto.

Perrin, dal canto suo, non teme quel momento:

Sarà un momento di grande introspezione per me, non credo sarà negativo come la depressione post-Avatar. Sarà più solenne ed emozionante.

Dopo aver trovato sostegno nella comunità online di Kelutral, Perrin non vede “La via dell’acqua” solo come un ritorno tanto desiderato in un mondo alieno che ama, ma come il trionfo di una conquista:

C’è una bella fetta di persone che dice: “Avatar 2? Ce n’era davvero bisogno?“. La risposta è sì, assolutamente sì.

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